Salerno: al Verdi lo “Sconcerto” di Servillo, Battistelli e Marcoaldi

Sarà “Sconcerto”, il teatro di musica con Toni Servillo ad inaugurare, giovedì 27 ottobre (ore 21, repliche fino al 30) la stagione di prosa del Teatro Municipale Giuseppe Verdi di Salerno, organizzata dal Teatro Pubblico Campano. Lo spettacolo, reduce dallo straordinario successo riscosso sia al Mess Festival di Sarajevo che alle repliche italiane, al Teatro Verdi di Pordenone ed all’Arena del Sole di Bologna, ritorna in Campania a distanza di un anno dal memorabile sold out di tre consecutive settimane al Mercadante di Napoli nella passata stagione. In scena, con Toni Servillo, regista ed interprete, nel ruolo di un direttore d’orchestra, del testo di Franco Marcoaldi con le musiche originali di Giorgio Battistelli, l’Orchestra del Teatro di San Carlo di Napoli. Guidata da Marco Lena, direttore dell’esecuzione musicale, e con Peppe Servillo nel ruolo di un orchestrale, la compagine sancarliana sarà impegnata anche nelle successive repliche programmate il 5 e 6 novembre al Carlo Gesualdo di Avellino. Inedito, e vincente, il  dispiegamento di organismi produttivi per  questo spettacolo che associa Teatri Uniti, Fondazione Teatro di San Carlo, Fondazione Ravello, Fondazione Musica per Roma e che si avvale anche della collaborazione del Piccolo Teatro di Milano e di MITO SettembreMusica.  I costumi sono di Ortensia De Francesco, il suono di Daghi Rondanini, le luci di Pasquale Mari. In scena compaiono un’orchestra e il suo direttore. Ma il direttore non dirige alcunché. E’ preso da ben altri crucci e tormenti, a cominciare dal desiderio spasmodico di provare a mettere ordine nella propria testa, attraversata come un fiume in piena dai più diversi e contrastanti pensieri, sensazioni, emozioni, malumori e fantasie. Questo flusso verbale continuo, che ospita il caotico vorticare del mondo, dà voce nella sua totale nudità a quella perdita di senso e direzione in cui tutti ci sentiamo precipitati, perdita qui rimarcata dall’andamento acefalo dell’organico strumentale.  Si succedono e si scontrano tra loro le parole spesso inservibili del passato con il linguaggio totalmente irrelato del presente. E da questo costante cortocircuito, da questo allucinato paesaggio di rovine a un tempo grottesco e doloroso, affiorano continui baluginii di commozione, coraggio, tenerezza, umorismo, indignazione, cui fanno immancabilmente seguito frustrazione, spaesamento, stallo, disillusione. La musica investe con la sua montante onda sonora questo doppio movimento della parola, a volte accompagnandola nel suo tragitto e indicandole una possibile via di uscita, altre contrapponendosi ad essa o addirittura negandola in toto. Quasi che soltanto la forma musicale possa ambire ad arrivare là dove non giunge un’espressione verbale in crescente affanno. Più che un personaggio, dotato di una sua precisa psicologia e di un’altrettanto precisa biografia, il direttore-attore risulta essere il pretestuoso ventriloquo dei nostri giorni. La sua voce e il suo corpo danno forma e sostanza a un gesto teatrale estremo, teso a collegare, per quanto ancora possibile, gli universi impersonali della poesia e della musica.