Conosciamo i Balega (Congo Rd): la sterilita’

Padre Oliviero Ferro

Se dopo il tempo utile (l’attesa può prolungarsi per un massimo di cinque anni), non arrivano bambini, la sola colpevole è la donna (!). Un uomo non può restare senza discendenza, pena la perdita del diritto all’aldilà: se non lascia kichwa chake katika kichwa cha mutoto wake (la sua testa nella testa di suo figlio), non avrà chi lo perpetui e lo ricordi nell’aldilà e quindi sarà morto per sempre. Per questo, si cercheranno tutti i mezzi per vincere la sterilità e si osserveranno tutte le leggi, senza infrangere nessun tabù, pur di evitare il pericolo di restare senza discendenza. Si pregheranno Dio e gli spiriti. Avere un bambino è troppo importante, per questo vale pena di tentare tutto ciò che può portare ad una soluzione. Si pregano anche gli spiriti. Un  uomo può aver mancato nei confronti di Dio. Allora il capo villaggio, un vecchio che divide con lui la vita, restando in mezzo al villaggio, comincia a invocare Dio. Si va poi dai bakila, guaritori-indovini, affinchè anche loro facciano tutto il possibile e cantiamo i bukila per divinare o i butiki,dopo il responso, quando si beve e si offre il sacrificio agli spiriti. E così forse quell’uomo avrà la possibilità di generare e di lasciare uno al posto della sua testa. Mentre si prega il musumbu, lo spirito, e si cantano i canti di cui sopra,vengono preparati cibo e bevande per tutti. Se Dio ci ascolta, quella donna domani può essere rimasta incinta. Il guaritore non lascia nulla di intentato: con l’aiuto di Dio, sceglierà le erbe necessarie per preparare medicamenti appropriati al fine di ottenere l’effetto desiderato per il bene di tutti. Tutti possono vederne le conseguenze. Per il suo prezioso lavoro, il mukila avrà diritto a una capra. Se anche questi tentativi risultano inutili, prima di scacciare la donna, si tenta l’ultima carta d’accordo con i genitori: la prova del vero responsabile “tu donna vai da un altro uomo e tu uomo vai da un’altra donna”. Se anche in questo caso l’uomo non raggiunge il suo scopo, vuol dire che è impotente e si cercheranno medicine del caso. Non si continua con una terza donna. Se un uomo muore senza generare, tutti pensano che si tratti di una castigo di Dio. Quando Dio ha parlato, nessuno più lo “può far cadere”. Solo l’uomo è preso in considerazione, poiché la donna, in relazione alla posterità, non conta assolutamente nulla. Tale uomo, che fu rifiutato da Dio nella cosa più sacra e preziosa, appunto perché considerato nemico di Dio, diventa automaticamente nemico di tutti. Ciò accade solo dopo la sua morte, in quanto finchè c’è vita, c’è speranza. Un uomo del genere non ha diritto all’aldilà, perché non ha lasciato nessuno che lo ricordi, e alla morte nessuno lo piange, ma è da tutti considerato inutile e tutti fanno a gara per mostrargli il loro disprezzo. Al momento della sepoltura di un tale uomo, per sommo disprezzo, gli si mettono due kawalele (l’estremità di un casco di banane che non si è sviluppato) in mezzo alle gambe e gli si dice:”domani non venire qui, il tuo spirito non può venire al villaggio, tu che non hai lasciato un figlio. Parti, questi kawalele sono i tuoi figli, tu che non hai lasciato indietro nessuno”. Tutte le tribù hanno pressappoco il medesimo comportamento. I baShi, per esempio, al momento di portarlo alla sepoltura, non usano far passare il cadavere di tale uomo per la porta di casa, ma praticano un buco nella parete vicino allo stipite e di là fanno passare il cadavere. I baFulero mettono in mezzo alle gambe del defunto, vicino ai genitali, un tizzone spento. I baBembe mettono sempre in mezzo alle gambe del defunto un kawalele e un tizzone spento.