Conosciamo i Balega (Congo Rd). Le donne e il Kimbilikiti (8)

Padre Oliviero Ferro

Tutto quanto riguarda l’iniziazione maschile è rigorosamente tenuto nascosto alle donne. Durante tutto quel tempo, le donne devono vegliare per non venire a contatto, anche solo indiretto, con l’evolversi del kimbilikiti. Le donne che, seppure inconsapevolmente, infrangono in qualche modo tale severissime disposizioni sono soggette ai più terribili castighi e anche alla morte: grazie a tali misure si conserva il segreto più assoluto sul momento più vitale dell’evolversi  della tribù Lega. “Se una donna capita per caso nel posto dove sai svolgeva l’iniziazione, era presa senza pietà, uccisa e mangiata con banane…”. Dopo averla presa, le si tagliava la testa, come si fa con una capra, vi si toglievano subito i suoi misuti, ovvero le parti sotto la vulva e da lì si iniziava il macabro pasto. “Una volta uccisa, era considerata al pari di una bestia qualsiasi”. “nyama ni nyama, carne è carne e quando è cotta, si mangia!”. Le legge era uguale per tutti “la testa saltava senza pietà”. Se la donna era incinta,la si custodiva nella lutende fino al momento del parto. Se al momento del parto, la creatura era un bambino, questi veniva conservato, ma la donna veniva uccisa all’istante. Tale bambino veniva poi portato da suo padre che, non avendo nulla da obiettare, lo rimetteva alla nonna perché in qualche modo potesse allevarlo. Se invece la malcapitata dava alla luce una bambina, seduta stante, tutte e due venivano uccise e sepolte. Se una donna era scoperta nei dintorni del luogo dell’iniziazione, i Bami emettevano grida di meraviglia e di rabbia “Hii, hii,hii”. La malcapitata, al sentire tale grida, veniva presa da tale spavento che, il minimo che le capitava, era di svenire oppure moriva sul colpo. Ciò facilitava tutto il resto: qualora non fosse morta sul colpo, la vittima era uccisa con una buona dose di veleno oppure rompendole la spina dorsale. Per tale donna non si faceva lutto e non la si piangeva: era così orribile la colpa commessa che il piangerla voleva dire, in qualche modo, giustificarla e quindi, divenirne corresponsabili. Tutti, marito compreso, se era sposata, si associavano a tale condanna e nessuno poteva esprimere neppure il minimo dubbio che la sua morte non fosse la cosa più giusta!