Riti e consuetudini Bandjoun (Camerun): il Dje

Padre Oliviero Ferro

A Bandjoun,è normale sentire chiamare certe donne o giovani ragazze “ngo djè” o “Moudjè”,come segno di rispetto e di onore. Tutti questi titoli si riferiscono al Dje’, un rito praticato in altri tempi a Banjoun. Nei tempi antichi e fino agli anni 1945 circa,il popolo Todjom aveva un modo speciale di preparare le ragazze al matrimonio,perché non bisognava che la ragazza si presentasse in qualsiasi situazione(ad esempio troppo magra,gracile). Così,le ragazze che non crescevano secondo un ritmo normale,subivano un trattamento speciale al Dje’ per accelerare la loro crescita e migliorare la loro bellezza,prima del loro andare in matrimonio. Le ragazze che vi entravano,avevano un età tra i 12 e 18 anni,perché c’era l’abitudine di mandarle presto in matrimonio a quei tempi. Bisogna notare che la dote di certe ragazze cominciava dalla culla e che qualcuno era anche allevata dai futuri mariti,aspettando la loro maturità. Al di fuori della ragazze dai 12 ai 18 anni, quelle dai 9 ai 10 anni,nate da genitori ricchi,potevano anche loro essere ammesse al Djè; ciò veniva chiamato Djè vop. Il rito medesimo consisteva nel preparare una gabbia di bambù,ermeticamente chiusa in un angolo della capanna (che era formata da una sola stanza) nella quale veniva messo un letto per chi ci abitava. Il soggiorno al Djè andava da ottobre-novembre fino ad aprile-maggio.,cioè all’incirca sette mesi che corrispondeva al perido in cui i lavori nei campi non sono troppo intensi. Tuttavia alcuni genitori poveri facevano uscire prima del tempo la loro figlia affinchè le aiutino durante i lavori della semina (marzo); altri le facevano uscire di tanto in tanto,velate, per coltivare il loro campo. Naturalmente tutto ciò rischiava di far fallire il rito. Per un Djè normale, la ragazza da iniziare restava “in gabbia” durante tutto il tempo previsto a questo scopo e riceveva un trattamento simile a quello di una donna che metteva al mondo un figlio: dei piatti di cibo di ogni tipo, preparati da sua madre e portati durante la giornata dai membri della famiglia e dai vicini.. Molto mais era portato alla madre dell’iniziata dai vicini e dalle amiche. Se una ragazza era fidanzata prima della sua ammissione al Djè, il suo fidanzato non si dimenticava di portarle della carne,dell’olio di palma,della legna e molti altri regali per farla ingrassare bene. Il cibo le veniva servito nella sua gabbia e dormiva sul letto che le era stato preparato. Tuttavia, quando era sicura che non c’era nessun estraneo nella capanna, poteva uscire dalla capanna, velata, per trascorrere un po’ di tempo con i genitori. Ma se uno straniero spuntava all’entrata del suo domicilio, era obbligata a nascondersi rapidamente, perché lo sguardo di uno straniero era considerata un pericolo alla bellezza che lei ricercava. Correva il rischio di non diventare bella o di non crescere rapidamente,se era vista da un occhio straniero durante la sua iniziazione. Lo sguardo di un uomo uscito dal Fam (luogo dove si inizia il capo superiore o quello del terzo grado) era il più fatale. Ogni tanto la madre schiacciava del Pe’(polvere di mogano che una volta le donne si mettevano per essere eleganti e belle) per ungerla,perché quasi tutti andavano in giro nudi. Insomma,per la riuscita di questa iniziazione, la ragazza che soggiornava al Djè non doveva lavorare. Le sue sole occupazioni consistevano a mangiare, a ungersi e dormire. Durante questo periodo, era anche chiamata Moudjè. Dato che una disgrazia può arrivare quando meno la si aspetta,malgrado il buon trattamento e la grande attenzione per  le iniziate ,durante il Djè, a volte alcune ragazze morivano. Si piangeva dicendo Moufjè è morta al Djè, così come si piangeva per ogni Mougueo(giovane al servizio del capo durante l’iniziazione) morto al Fam, dicendo Mougueo è morto al Fam. L’ultima tappa di questo rito era una vera scuola di preparazione alla vita di coppia. Quando tutti questi vincoli e la durata erano rispettati, tutte le ragazze uscite dal Djè avevano generalmente un vero successo sul piano fisico, con delle gote e dei seni pieni, delle natiche molto arrotondate e tutto il corpo molto lucente: ciò non lasciava nessun maschio indifferente. Tutti si precipitavano per chiedere la loro mano,mentre quelle che entravano al Djè da fidanzate non riuscivano più a far aspettare i loro fidanzati. Questo rito era così importante che quelle che non lo avevano ancora subito preferiscono fino ad oggi farsi chiamare Moudjè, perché ciò è un vero onore: onore per la famiglia che mandava al matrimonio un così bella ragazza, onore per il marito e la sua famiglia che meritavano i favori di una tale donna. Malgrado l’importanza di questo rito,non resistè all’influenza della scuola come molte altre tradizioni africane. La scuola fece il suo ultimo assalto nel 1945, quando molte famiglie preferirono l’istruzione delle loro figlie alla bellezza. Il trucco, gli oli di bellezza e altri gioielli possono ben rimpiazzare,non credete?