L’intrenseca complessità di alcuni sistemi

Roberto De Luca

Nei sistemi biologici non particolarmente semplici la complessità dell’interazione tra il complesso delle cellule che costituiscono il corpo (il sistema stesso) è tale da rendere vano qualsiasi tentativo di descrizione analitica esatta della risposta dell’insieme delle cellule ad uno stimolo esterno. Di una singola particella – non troppo piccola – sottoposta alla forza di gravità, tuttavia, sappiamo dare una descrizione dettagliata, utilizzando leggi fisiche deterministiche. Galileo, infatti, ebbe modo di provare che la relazione che intercorre tra l’altezza del rilascio e il tempo di caduta di un grave è di tipo quadratico, se si trascura la forza resistente, data dell’aria, sulla particella. Parimenti, il comportamento di corpi sociali costituiti da un numero elevato di persone (mettiamo qualche decina di milioni d’individui pensanti) potrebbe essere difficilmente prevedibile in modo dettagliato. Eppure, anche in assenza di strumenti analitico-matematici che permettano la descrizione puntuale del sistema, a volte si possono prevedere alcune risposte in media che possono indicare, ad esempio, lo stato di salute del sistema biologico o di quello sociale considerato. Per fare un esempio molto semplice, se considerassimo l’innesto di un elevato numero di agenti parassitari su di un sistema biologico inizialmente sano, potrebbe essere abbastanza naturale prevedere che il grado di salute di questo sistema degradi col tempo fino allo stato irreversibile finale: la morte. Alla stessa conclusione si potrebbe giungere se il numero di esseri parassitari non fosse particolarmente elevato, tenendo conto, tuttavia, di una specifica aggressività dei pochi agenti innestati. Il parallelo con un corpo sociale inizialmente sano è immediato. E, tuttavia, in quest’ultimo caso, il tracollo sociale è decretato o dal collasso dell’impianto di regole sul quale si reggevano i rapporti sociali della collettività di individui, oppure dal caos delle interazioni tra i singoli elementi del sistema. In genere, dopo un periodo di transizione anche turbolento (per usare un eufemismo), le regole sociali vengono ristabilite per un intrinseco e inalienabile desiderio dell’Umanità: la pace tra gli uomini. Nel primo caso, si giunge a un nuovo punto di equilibrio mediante l’adozione di un nuovo modello sociale, che comporta un complesso di nuove regole di interazione tra i soggetti. Paradossalmente, questo è il caso più improbabile, proprio perché più difficile da realizzare in assenza di visioni alternative della missione sociale di ogni singola breve vita. Possiamo perciò connotare questo evento come una “rivoluzione”. Nel secondo caso, invece, è più semplice intervenire con la rimozione della causa scatenante il caotico tracollo della società, favorendo una lenta ripresa delle corrette interazioni tra gli individui sulla base di regole preesistenti. Sempre che non si superi il “punto di non ritorno”, che non s’innestino strani fenomeni di individuazione “di parte” delle cause dei malanni sociali, e che non si determini un preventivo deterioramento effettivo delle regole che dovrebbero permettere la risalita della china.