Il mondo in cammino dove va? Verso il nulla

Giuseppe Lembo

 

Oggi, le persone perdono sempre più, di giorno in giorno, di ora in ora, le loro capacità umane. Smontata l’umanità, si robottizza anche l’umano che diventa uno strumento senz’anima di falsi saperi, assolutamente indifferenti all’essere, ma tutto protesi a concentrarsi sull’apparire, sul protagonismo di un se stesso senz’anima, sull’edonismo di una disperata ricerca di beni e ricchezza, il “profumato” fiore all’occhiello della diversità umana, in questo tormentato inizio del Terzo Millennio. È nuovo protagonismo umano, o piuttosto, l’inizio della fine? Il mondo così inteso è veramente in cammino? Che cosa c’è dietro l’angolo, oltre quella siepe sempre più buia, se non l’inizio della fine? A chi giova? Chi si accorge di tutto questo? Chi ha veramente interesse per un nuovo cammino umano? Ma nonostante le tante previsioni, le tante ipotesi, i tanti annunci da parte di veggenti e di quanti, studiando i comportamenti umani, cercano di prevedere il futuro, è veramente difficile capire fino in fondo dove va il mondo. Le diverse situazioni dell’uomo del nostro tempo, per effetto delle tante complessità di cui è portatore, non ci permettono di capire, di ben capire dove va il mondo, anche se, sempre più si organizzano teoremi sul futuro del mondo possibile. Nella nostra epoca viviamo situazioni complesse per effetto dei cambiamenti continui e, tra l’altro, profondi. Riguardano soprattutto l’uomo e le sue complessità di vita. Nella società del nostro tempo c’è tanta confusione; ci sono tante incertezze; c’è tanta paura di tutto e di tutti e soprattutto dell’uomo per l’uomo, sempre più spesso un titano di violenza sempre più gratuita, un mostro disumano di odio verso i propri simili, un portatore di un cieco egoismo, considerandosi al centro di tutto e bisognoso o ancor più desideroso di tutto, indifferente dei bisogni per la vita e dei bisogni per la sopravvivenza. L’uomo del nostro tempo è sempre più solo con se stesso; la solitudine umana del singolo si trasferisce sui popoli che avvertono crescenti ed insuperabili difficoltà nel dialogare. In tutto questo guazzabuglio umano crescono le contraddizioni; crescono le paure. L’uomo non riesce più a sognare, a godersi la parte migliore di sé che è quella del fanciullino che è dentro di noi, sognando. Nell’altro non si riesce a vedere un amico, un amico con cui dialogare, con cui è bello parlare. Il parlare umano è diventato un indecifrabile balbettio o un insensato gridare cercando di sovrapporre la propria voce a quella degli altri che parlano insieme e non permettono di capire quel che si dice. L’altro che siede di fronte, non si riesce a vederlo più come un amico; lo si vede sempre e solo come un nemico da combattere e da vincere per la propria sopravvivenza. Ciascuno è sempre più convinto dentro di sé che l’eliminazione in tutti i modi possibili dell’altro, produce effetti positivi per sé. Dovunque nel mondo c’è incertezza. Anche nel mondo occidentale, nelle democrazie occidentali, c’è un forte ed ineliminabile conflitto sul ruolo dello Stato, verso cui i più si rivolgono per avere garantite le proprie condizioni delle libere scelte e delle libere iniziative. Nello specifico italiano la confusione è maggiore che altrove; tanto, per la visione demiurgica di uno Stato padrone, dispensatore di felicità per tutti, indipendentemente dal ruolo di ogni singolo cittadino dal cui fare e dalla cui saggezza dipende prima di tutto, non solo il proprio benessere ed il proprio sviluppo, ma anche quello dell’insieme sociale di riferimento. Oggi, più che mai nel nostro Paese, lacerato com’è ed assolutamente incapace di pensare positivo e costruire ponti di pace, è necessario sapersi guardare indietro e leggere attentamente alcune importanti pagine della nostra storia che parlano di uomini e fatti con esempi di saggezza umana utili non solo da conoscere, ma anche da imitare e quindi da vivere. Non fa per niente male ricordare e ricordarci, in quest’anno delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, di personaggi come Quintino Sella della destra storica che, con il necessario rigore del bilancio pubblico riuscì a modernizzare l’Italia, facendo crescere l’identità italiana e portando a termine il processo unitario con il trasferimento della capitale da Torino a Roma. Ma il mondo è proprio cambiato. Da nessuna parte del mondo si riesce ad essere virtuosi. Nel passato, soprattutto le nuove generazioni, avevano come obiettivo primario quello di cambiare il mondo. Oggi nulla di tutto questo; le nuove generazioni pensano prioritariamente ed in modo sempre più egoistico  ai beni di consumo; l’obiettivo primario è quello di raggiungere quegli status simbol della sola apparenza umana, dimenticandosi del proprio essere; attraverso l’apparire si crede e si spera di poter dimostrare al mondo quanto sono importanti e quale potere delle cose esercitano nella società che conta. Purtroppo questo è il mondo in cui viviamo; un mondo fatto solo di apparire, egoisticamente dominato da un titanico Io mondo. Non ci piace? Vogliamo proprio cambiarlo? Allora, prima di tutto, partiamo da Noi stessi.

                                              

Un pensiero su “Il mondo in cammino dove va? Verso il nulla

  1. Caro dottor Giuseppe Lembo,
    Lei ha fatto un magnifico discorso eloquente, denso di contenuto e di competenza.
    Tuttavia penso che l’attuale posizione del pensiero di vita non possa , in nessun modo , essere cambiato di così com’è, almeno che non si torni nella più squallida ignoranza di tantissimi anni fa.
    Oggi, secondo me, siccome si è quasi tutti infinitamente colti ed informati di ciò che avviene nella società , non potrà mai più nascere quel sentimento di vera fratellanza di cui lei si batte con tanta energia e con amore.
    Sono, purtroppo, finiti i tempi della stragrande ignoranza quando la gente fraternizzava con il suo prossimo ed ignorava anche ciò che gli capitava lontano dal proprio naso. Ora si ciancia , con sufficiente competenza, su problemi , non solo nostrani, ma anche di quelli che succedono nell’intero globo. Il guaio (o la fortuna) è che , siccome oggi si ha una percentuale alta di individui colti ( per alcuni scolasticamente parlando), si finisce per avere contestazioni all’infinito, perché ognuno, avendo la possibilità di esprimersi tra la massa, cerca di fare avvantaggiare la propria tesi, giusta o sbagliata che sia.
    Tutto ciò è frutto della nuova epoca , e tutti ci dovremmo inchinare di fronte a tanta libertà di espressione che essa ci dona.
    Con vivissimi apprezzamenti, le porgo infiniti cordiali saluti, Alfredo.

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