All’ascolto della vita africana: alimentazione in Africa

Padre Oliviero Ferro

Problema dell’alimentazione- La civiltà dell’arco

E’ l’epoca dei più antichi abitanti conosciuti dell’Africa centrale e australe, come i Pigmei e i Boscimani. I Pigmei sono cacciatori e la caccia è prerogativa dell’uomo, ma uomini e donne si aiutano, sia che le donne inseguino la selvaggina nelle trappole, sia che gli uomini partecipino alla raccolta dei funghi e delle lumache grasse. Di solito sono delle cose riservate alle donne e ai bambini. Al mattino presto, partono in foresta,la gerla sulle spalle, pronta a ricevere tutto ciò che la macchia del bosco nasconde: bacche commestibili, radici e foglie nutrienti, midollo gustoso estratto con l’aiuto di un coltellino ben affilato, frutti selvaggi, piccoli animali, insetti, rettili, granchi,ecc. Con l’aiuto di un bastone appuntito, scavano la terra per farne uscire dei tuberi farinosi e delle cipolle gustose. I Boscimani che abitavano le savane dell’attuale Lesotho e le montagne del Drakensberg vi trovavano abbondantemente, non essendo molto numerosi, il necessario per nutrirsi: frutti di baobab, bulbi e meloni selvaggi, uova di tutte le specie, tartarughe, lucertole, varani, ecc. Le donne pilavano anche i semi di certe erbe, ridotte in farina sulla dura roccia. Più tardi, i Boscimani si sono ritirati nel Kalahari, regione estremamente povera che li obbliga a dei prodigi di ingegnosità. Le donne vi utilizzano un lungo bastone appesantito da una grossa pietra forata nel suo centro; scavando la terra scoprono gli insetti che cercano. Altrove trovano delle cavallette o del miele selvatico. I Pigmei e i Boscimani sono golosi delle termiti. Scoprendo alcuni corridoi del termitaio,le sorvegliano per vedere l’arrivo della sciamatura. Quando le termiti si avvicinano alla superficie, è segno che il volo della sciamatura si prepara; si costruisci,vicino,un tetto di foglie sul quale una trincea è scavata da una parte del termitaio. Quando le termiti escono al crepuscolo, gli uomini accendono un fuoco chiaro sotto il riparo; le termiti, attirate dalla luce delle fiamme, salgono, si urtano contro il tetto, cadono al suolo e si mettono a salire verso la luce del fuoco. E’ allora che cadono nella trappola della trincea dove si ammucchiano a migliaia; le donne non hanno altro da fare che raccoglierle con la pala per gettarle nelle loro ceste e portarle al campo (villaggio). La civiltà delle radure Gli uomini delle radure sono dei cacciatori diventati agricoltori. Quindi hanno dissodato un angolo-Della foresta, con l’ascia e con il fuoco, e le loro donne vi hanno piantato diverse specie per uso alimentare:tuberi,come la manioca, l’igname, la patata dolce; cereali come il riso, l’eleusina, il mais,il sorgo,il miglio; cucurbitacee come la zucca o il cocomero; hanno anche piantato dei ceppi di banano. Le raccolte sono buone, senza essere eccellenti (la terra è spesso acida, l’humus è poco spesso, l’erosione è feroce). La terra si esaurisce in fretta, così che bisogna cambiare di posto, lasciando il suolo riposare e rifarsi per una ventina d’anni. Gli uomini delle radure fanno anche del piccolo allevamento (capre, anitre, galline, maiali) che regolarizza l’apporto in carne della caccia,senza mai essere abbondante. La civiltà dei granai-Si sviluppa soprattutto là dove la grande foresta umida dell’Equatore lascia il posto a una foresta meno densa, più secca, alla savana sia piena d’alberi che erbosa. Il regime delle piogge è stagionale (mentre nella grande foresta equatoriale è costante), così che dona alla vita degli uomini un ritmo di vita diverso. La terra  non è molto ricca, ma il dissodamento è più facile e la fertilizzazione possibile; l’alternanza delle stagioni  permette di regolare meglio le colture e il rendimento, le rotazioni, il bruciare le erbe secche. Il rendimento è spesso più forte; può sorpassare il necessario per la consumazione familiare, essere conservato nei granai, venduto scambiato al mercato, costituire dunque un’aggiunta per le altre ricchezze del paese, una possibilità continua di progresso. Questo perché la produzione delle savane, costituita soprattutto di cereali e di leguminose, può essere seccato e conservato indefinitamente senza perdere il suo valore nutrizionale. I granai – in terra, in vimini, in pietra a volte – sono dunque un segno di un certo tipo di civiltà. L’alimentazione è a volte poco equilibrata – ciò che causa il kwashiorkor – o la continuità tra i raccolti è difficile da assicurare, ma queste carenze possono essere ridotte dall’apporto provocato dalla vendita del surplus (di ciò che è in più). La civiltà della lancia-E’ quella dei pastori di greggi, mandrie. Nella civiltà dell’arco, la carne proveniva dalla caccia; le radure e i granai hanno dei piccoli allevamenti; invece, tra i pastori, la mandria di bestiame di grossa taglia costituisce il capitale principale. Ce se ne serve, sia per nutrirsi  direttamente (latte, carne, sangue), sia come moneta di scambio. I suoi prodotti possono essere facilmente commercializzati; il suo valore aumenta e può essere spostato in caso di emigrazione, al contrario della terra che non vale che per il lavoro che ci si mette ogni anno e non può essere spostata. Le popolazioni della lancia, potendo affidare il gregge (mandria) a qualcuno tra di loro, hanno il tempo di dedicarsi alle colture, così che l’alimentazione è normalmente più equilibrata e più variata.