Riceviamo e Pubblichiamo: “La lunga e maledetta notte italiana”

 Viviamo in una società sconvolta e scossa nelle sue fondamenta da eventi dolorosi e problemi irrisolti. L’imbarazzo, dinanzi a tale situazione, nasce dal dover constatare l’incapacità delle istituzioni di reagire, di porre un freno alla pericolosa deriva cui il nostro Paese va incontro. Per questo motivo bisogna necessariamente andare in cerca di soluzioni, non presenti nelle vuote e futili discussioni, perché, mentre la classe politica discute, a morire sono i cittadini. La Storia, da buona maestra, ci ha insegnato ad imparare dagli errori del passato; ci ha spiegato che c’è ancora, in quest’Italia, qualcosa di buono, che dorme e rimane sopito, che pure, nonostante tutto, c’è ancora qualche motivo per essere orgogliosi. Ma fino a che punto il popolo italiano ha imparato la lezione? Il clima di generale incertezza e confusione che oggi si respira lascia comprendere che c’è più di qualche buona ragione per essere insoddisfatti, scontenti di ciò che siamo, alla luce, soprattutto, di ciò che saremmo potuti essere. Allora non diamo la colpa ad un disegno della Storia, cui fatalmente saremmo destinati, ma “chi” la fa -la Storia- dovrebbe avvertire tutto il peso del fallimento e, in questo, nell’assunzione di tali responsabilità, nessuno di noi potrà certamente chiamarsi fuori. Viene da pensare che gli italiani, questi “cattivi alunni”, fatichino ad imparare, che gli anni di sacrifici che abbiamo alle spalle siano sfumati, crollati insieme alla speranza che qualcosa, prima o poi, possa cambiare. Eppure è frustrante, oltre che doloroso, essere costretti a ripetere ancora una volta a se stessi:”Non è servito a niente”. Gli sforzi dei padri della nostra nazione non sono serviti a nulla; i giovani, gli uomini, e le donne, i cui nomi sono stati per lo più dimenticati, che hanno lottato per la causa partigiana contro il regime fascista vedono vanificati i propri sforzi; chi ha lavorato per dare dignità al nostro paese, affinché non fossimo costretti noi a farlo a distanza di anni, vede dissolversi, portato via dal vento dell’irriconoscenza, ogni sacrificio; tutti i Falcone, i Paolo Borsellino e i Peppino Impastato che hanno negato a se stessi un po’ di vita per il bene comune, finiscono per essere dimenticati, sostituiti dalla sconsiderata logica dell’egoismo e dell’utile. L’imperativo è unico in tale circostanza:”Bisogna cambiare”. Lontani da ogni tentativo di fare vuota retorica, lontani da qualsiasi intento demagogico, bisogna che qualcosa, finalmente, cambi. C’è stanchezza in questi italiani, che avvertono sempre il profumo di liete trasformazioni, e proprio quando il momento del riscatto si avvicina, vedono sfuggirsi l’occasione sotto i propri occhi. L’impegno da prendere è costruire questo presente, con dedizione, con un occhio rivolto al passato, l’altro ben aperto sul futuro, perché, nascosto ed esitante, c’è un popolo che scalpita, una generazione che crede ancora che per un’idea valga la pena lottare e, con ottimismo forse inaspettato, non considera tali speranze illusorie. Viene in mente ciò che Roberto Vecchioni ha scritto recentemente, in una sua canzone: che le idee sono come le farfalle che non puoi togliergli le ali, sono come le stelle che non le spengono i temporali; e lo fa giustamente, guardando lontano, nella consapevolezza che gli uomini passano, ma gli esempi, i principi, le Idee, quelle che traggono origine dalle più profonde passioni dell’animo umano, non subiscono dal tempo il nostro stesso trattamento, non sono vittime dell’usura e non dovrebbero, similmente, essere vittime dell’oblio. Questa Italia, dilaniata e tormentata da tristi ricordi e ferite dure da rimarginare, da criminalità, mafie, brigate rosse, orrori fascisti, ha bisogno di riposare, di trovare il suo giusto spazio, il meritato equilibrio di cui nessuno di noi potrà godere se prima non sarà passata del tutto questa “maledetta notte”.  Bisogna ricordare che la battaglia non finirà se non quando avremo imparato a confrontarci con i fantasmi del passato e sconfitto i demoni del presente. Ci vuole entusiasmo, ci vuole il coraggio di vedere e analizzare con razionalità il quadro sociale e politico di questo tempo. La strada è lunga, tortuosa, forse si insidia in molti l’idea che non la percorreremo mai, eppure è necessario, per noi e per chi verrà dopo di noi, pensare che questo tesoro, che è l’Italia, abbia un futuro. Per ora il desiderio di rivalsa lo troviamo racchiuso in qualche bella canzone, domani, forse, lo useremo per creare qualcosa di nuovo.

 

Grazia Serao

3 pensieri su “Riceviamo e Pubblichiamo: “La lunga e maledetta notte italiana”

  1. Grazia vorrebbe fare la scrittrice e/o la giornalista.
    L’ho conosciuta questo anno, essendo io membro esterno della commissione 77 presso il “Tito Lucrezio Caro” di Napoli. Mi dico fiera di avere riconosciuto in lei una buona penna ed una buona testa pensante.
    Bianca Fasano

  2. Brava, Grazia!
    Spero che tu riesca ad ottenere dalla vita ciò che desideri!
    Michele

  3. Bellissimo articolo! In poche righe ha sintetizzato il sentimento di noi tutti italiani, da nord a sud. Sarebbe bello farlo leggere a tanti, magari come “lettera aperta” alle istituzioni di qualsisi colore politico, nella speranza (ad oggi vana – mi si scusi il pessimismo ma ragionevole per una serie di motivi) che le coscienze possano essere toccate e ci sia, da parte di tutti, cittadini, istituzioni, uno scatto di sano orgoglio. Perché “il desiderio di rivalsa” non resti racchiuso in “qualche bella canzone” ma oggi si concretizzi “per creare qualcosa di nuovo”. Viva l’Italia!

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