E ora tocca a Tremonti!

Angelo Cennamo

Brutto mestiere quello del politico : anni e anni di sacrifici per scalare le vette del successo e, quando se lì a godertela, ti buttano giù con un’inchiesta, una maldicenza, o peggio, con una semplice intercettazione, magari un fuori onda. Giulio Tremonti, il superministro dell’economia, il genio della finanza, è senza dubbio uno dei protagonisti di questa legislatura. Negli anni della peggiore crisi economica è stato lui a far quadrare i conti, respingendo gli attacchi alla diligenza dei suoi colleghi, e a salvare l’Italia da quel default che ha già investito la Grecia, l’Irlanda ed il Portogallo. Ma se in Europa l’avvocato tributarista miete consensi ed approvazioni per il lavoro svolto, qui da noi, invece, non sono in pochi coloro che lo punzecchiano per metterlo fuori gioco. La sua manovra finanziaria non cessa di far discutere per i tagli dolorosi e per alcune incongruenze, difficili da spiegare specialmente per un governo che si autodefinisce liberale. L’idea, per esempio, di tassare i suv ed i risparmi, di incrementare i costi delle procedure legali e di troncare le rivalutazioni delle pensioni medio-alte, ce la saremmo aspettata da un ministro come Visco, non di certo da un berlusconiano di ferro come lui. Una spiegazione, a sentire Vittorio Feltri, ci sarebbe : Tremonti sarà anche bravo, ma è un socialista. E da un socialista non puoi aspettarti quella rivoluzione liberale che in tanti invocano ( ma solo a parole, visto l’esito dei referendum). Dunque l’errore del Cavaliere sarebbe stato quello di circondarsi di statalisti, cioè di politici più attenti alla coesione sociale e alla tenuta in ordine dei conti, che al rilancio dell’economia. La tesi di Feltri non è peregrina. Casini, Follini, lo stesso Fini non hanno di certo brillato per il loro spirito liberista, quando erano nel centro destra. La loro azione politica fu mirata più alla tutela del pubblico impiego e degli apparati statuali che allo sfoltimento della spesa. Oggi , però, lo zoccolo duro del berlusconismo, vale a dire : le partite iva dei piccoli imprenditori e dei liberi professionisti, è in affanno e non ammette più deroghe. Le tasse troppo alte si stanno mangiando interi comparti produttivi, gettando sul lastrico migliaia di autonomi con i loro dipendenti. Senza contare che da qui a poco dovremo fare i conti con una manovra che non ha precedenti.  Tremonti ha annunciato una riduzione ed una rimodulazione delle aliquote secondo i parametri del 20, del 30 e del 40%  e, come già in tanti hanno fatto prima di lui, la riduzione graduale dell’Irapd. Basterà questa semplificazione a ridarci respiro? Soprattutto : riuscirà il ministro a portare a compimento la sua opera faraonica dopo tutto quello che sta emergendo in queste ore dall’inchiesta sulla cosiddetta P4?  

12 pensieri su “E ora tocca a Tremonti!

  1. Ma a Feltri non è mai venuto in mente che quelle proposte da Tremonti potrebbero rappresentare l’unica maniera di agire in questo momento? Il rilancio dell’economia presuppone che i conti siano in ordine, altrimenti ci trasformiamo in una prateria buona per i cowboys, cosa che in questo momento non ci possiamo permettere, considerata la povertà in cui siamo piombati… Ma Feltri in questo momento, dopo che Tremonti è stato per un vita nelle file dei berlusconiani, probabilmente per paura che qualcuno lo indichi seriamente come futuro leader del centrodestra, deve dire che è socialista, cosa che adesso deve suonare come qualcosa di minaccioso (tipo “comunista”) per l’elettore liberale (?) e per il politico liberale (solo Martino credo sia in tutto il centrodestra un vero liberale). Oltretutto, a pensarci bene, FI è piena di socialisti fin dall’inizio: Craxi era più amico di Berlusconi che di Occhetto e la primissima legge ad-aziendam è un capolavoro di marca squisitamente socialista.

  2. C’è socialismo e socialismo. Quello di Brunetta e di Cicchitto, ad esempio, non è come quello di Tremonti, più “ortodosso” e keinesiano. La manovra di Tremonti a qualcuno può andare anche bene, ma a me sembra fatta da Padoa Schioppa o da Visco. E’ nei momenti difficili che bisogna mostrare coraggio e rompere gli schemi. Tu hai citato Martino. Bene. Martino avrebbe subito introdotto una sola aliquota al 20% e, contemporanemante, ridotto drasticamente la spesa pubblica. Piuttosto che aumentare tariffe e balzelli vari.

    cennamo.angelo@tiscali.it

  3. Il tema vero, secondo me, è quanta autonomia hanno i governi, nazionali ed europei, rispetto alle regole finanziarie nazionali ed europee, in un sistema sociale ed economico di relazione. E’ chiaro che oggi le politiche mondiali debbono tenere conto (ascoltare) i proprietari del debito mondiale, o meglio i gestori, cioè coloro che lo comprano, lo classano e lo rivendono ai risparmiatori. Pensate bene che i singoli cittadini sono i mandanti di una classe politica che a sua volta deve interloquire con coloro che intermediano il risparmio dei cittadini medesimi. Se non fosse vero, ci sarebbe da ridere: un cittadino, nasce con una quota di debito pubblico da accollarsi, poi delega la gestione collettiva ad una classe politica dirigente che offre un sistema economico e sociale che produce posti di lavoro (!!!) e reddito (????); questo reddito, poi diventa tre cose: una prima, il consumo per soddisfare bisogni (spesso generati dal sistema medesimo), una seconda, le tasse per mantenere in vita la cosa pubblica e pagarne non il debito, ma gli interessi; una terza, il risparmio che viene intermediato da nominati della politica, per finanziare, rifinanziare il debito degli stati.
    Quanto vale il lavoro degli individui, quanto è giusto nascere con una quota di debito pubblico, quanto è lecito trattenere da parte degli stati, come si misura l’efficienza dei governanti, qual’è il giusto prezzo della intermediaizone politica e finanziaria mondiale. Sono tutti quesiti da cui scaturiscono considerazioni sul: è meglio non nascere o, piuttosto, è meglio nascere su marte…. Sono tutti quesiti per l’amico di tutti: vai Angelo.

  4. Da quando esiste la Ue, i governi nazionali hanno margini di manovra limitati in tema di politiche finanziarie. Negli anni della “liretta” ci si poteva indebitare a sbafo, svalutare, rivalutare e fregarsene degli altri Paesi. Oggi tutto questo non è più possibile ( ma non saprei dire se ciò sia o meno una fortuna). Sotto questo aspetto, il ragionamento di Roberto Smarigli è ineccepibile. Però si può stare in Europa e far quadrare i conti in modi diversi. Visco, Padoa Schioppa e Tremonti sono dei keynesiani. Io preferirei un approccio diverso : flat tax al 20% per tutti, dimezzamento dei costi della politica e delle poltrone, abolizione delle Province e delle Comunità montane, accorpamento di alcune Regioni ( Val d’Aosta, Molise, Basilicata….), cancellazione dei Comuni con meno di tremila abitanti, accorpamento di quelli presenti nelle aree metropoliutane, privatizzazione della Rai, liberalizzazione dei servizi municipali e degli ordini professionali, abolizione del valore legale del titolo di studio. Questa è la mia manovra……e poi vediamo se il Pil rimane all’1%!

    cennamo.angelo@tiscali.it

  5. @Angelo:

    coraggio è una cosa, suicidarsi è un altro, nel senso che soluzioni magari più “coraggiose” possono essere in questo momento anche più pericolose per tutti noi, dal momento che non è facile prevederne gli effetti (non è prevedibile l’effetto nemmeno di azioni “caute”, figuriamoci di eventuali “azzardi”).

    Come Roberto, inoltre, al di là di quella che è una situazione “ballerina” (con un italiano su cinque che va in vacanza, cosa che la dice abbastanza lunga, e non sulle condizioni meteo…), mi domando quale sia il reale margine di manovra di questi ministri, sia all’interno del sistema Europa/Mondo, sia all’interno delle loro stesse maggioranze.

  6. il fatto è, caro angelo (cennamo), che anche vittorio feltri era un grande socialista, dopo essere stato prima ancora comunista, con una storia simile a giulianone ferrara. è che il tremonti, che vorrebbe emulare il ministro savoiardo sella, sai quello del pareggio del bilancio e della tassa sul macinato, oggi è indigesto al nostro “petit sciupafemmine attempato” perchè, il giulio, è riuscito ad affrancarsi dal suo abbraccio mortale, con un accordo con la lega, a rendere il suo destino vincolato a quello del governo. e non è bastato il tentativo, maldestro e ridicolo, di usare una finanziaria lacrime e sangue al problemino dell’affaire mondadori.
    quindi o questa minestra, governo-tremonti-lega, oppure crisi di governo e elezioni. il problema è interno e solo del pdl.
    mi preme mettere in risalto di come tremonti si lamenti del “metodo boffo”, quale tipico esempio del liberalismo liberare e libertario di voialtri utilizzato per liberarsi di chi non la pensa come “ilvecchiosatirodalculaflaccido”.
    in conclusione, nel merito, mi piace mettere in evidenza di come la ricetta liberale e neoclassica del’economia sia fallita totalmente insieme, all’economia di stato, nei mutui sub-prime, nelle agenzie di raiting e nella più grande crisi economia mai vissuta dal mondo moderno. e se non riesci a constatare questo palese fallimento allora non puoi capire un paese come l’italia che ha un debito pubblico altissimo che fa da sponda ad un’altrettanto altissima ricchezza privata.
    ti stai perdendo dietro un suv è questo non ti fa onore.
    saluti.

  7. La crisi economica di questi anni non è dovuta al fallimento del liberalismo. E’ dovuta all’errore umano di finanzieri imprudenti ed incapaci. Ne possiamo uscire solo con ricette ultra liberiste : le tasse ci stanno strozzando e i costi della spesa pubblica sono insostenibili. L’operazione Della Valle – Colosseo è il paradigma di questa crisi.

    cennamo.angelo@tiscali.it

  8. Beh, Angelo, i finanzieri imprudenti/incapaci vivono sotto l’ombrello di sistemi capitalistici liberali: gli speculatori sono un “portato” (oltretutto anche abbastanza noto) di un certo tipo di economia.

    Io posso pure essere d’accordo sull’ultraliberismo, ma a patto che il cittadino, dopo essere stato taglieggiato dal pubblico, non finisca per essere strozzato dal privato e dai cartelli (“segreti” ma evidenti) tra privati. Come ti chiesi tempo fa, cosa garantisce il cittadino sul fatto che l’acqua (solo per fare un esempio tra i vari) non gli costerà nel tempo cifre che non può permettersi? Il privato vuole ricavarne profitti e tendenzialmente non ti mantiene il costo dell’acqua (o altro bene) a prezzi “popolari”. Né tutti i cittadini possono farsi gestori della rete idrica…

    Io sono dell’idea che le economie debbano avere al centro le persone e i cittadini e non debbano usare i cittadini per spremerli e ridurli a non avere scelta. Tu pensa solo ad un servizio come l’ADSL: si tratta di una tecnologia oramai praticamente superata, che i gestori italiani continuano a vendere a prezzi spropositati, pur facendosi (apparentemente) “concorrenza” tra loro…

  9. Ma sono due cose diverse: la società è l’insieme di individui. E’ un termine neutro, nulla di impronunciabile.

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