Prefazione (postfazione) al libro “la corda della saggezza lega” di Georges Defour, audio visuale della foresta africana, Bandar-Bukavu(Congo Rd) 1982

Padre Olivero Ferro

“L’avvenire non è una cosa che si eredita: lo si merita per averlo forgiato “ Lamine Diakhate

Un problema si pone a tutti i popoli: codificare,insegnare, trasmettere conservando intatto il comportamento sociale, giudicato adatto a perpetuare il clan, a difenderlo contro i suoi nemici e, a volte, contro se stesso. La soluzione dovrà dunque riempire molti aspetti:

          Una funzione normativa:precisare le orientazioni e dare delle direttive di comportamento

          Una funzione didattica: insegnare efficacemente queste orientazioni e queste direttive alle generazioni che arrivano

          Un funzione mnemotecnica: memorizzare facilmente queste direttive e orientamenti, fissarli nella memoria, ricordarli costantemente alla coscienza

          Una funzione dinamica: fare agire secondo le norme proposte, costituire un tipo d’uomo e di società

Abitando attualmente le vaste foreste del Centro-Est dello Zaire (ora Congo Rd), il popolo Lega (sono i Warega che abitano nell’Urega) ha prima di tutto pazientemente cercato le attitudini efficaci di un comportamento individuale e sociale adatto a favorire  la vita dei clan. La tradizione si è stabilita con l’uso, per tentativi e riuscite “là dove molti passano, è là che si trova la pista”.Questa lista di atteggiamenti e di comportamenti giudicati favorevoli, come codificarli e trasmetterli? La scrittura è esclusa, perché noi siamo in piena civiltà orale. Al contrario, l’ambiente è ricco e abbondante: il villaggio, la foresta nascondo degli oggetti naturali (minerali, vegetali,

animali) o fabbricati, dove si osservano degli evidenti parallelismi con la vita degli uomini. E il metodo parte da lì, che mette in gioco cinque elementi:

1.      Degli oggetti sono selezionati,ciascuno di loro simbolizza uno o più comportamenti tipo,secondo la loro costituzione particolare, il loro modo di essere e di reagire, messo in relazione con la vita degli uomini e delle comunità: un albero maestoso, (l’ibulungu, dal legno duro, dalla corteccia rugosa) diventa naturalmente la personificazione del capo…una pianta grassa (il kinenke, che il sole non arriva mai a seccare) è scelta come simbolo di ostinazione…la tartaruga (lenta, maldestra, esitante, che si chiude  al minimo allarme nell’oscurità della sua corazza) rappresenta il non iniziato…il pipistrello (che si allontana dal sole e vive al contrario,la testa in basso) è colui che rifiuta di cercare la luce. Un abitante del villaggio un po’ sperimentato conosce da 60 a 80 oggetti e sa spiegarli. Scavando nei diversi villaggi e clan, interrogando giovani e vecchi durante una decina di anni(quindi dal 1970 al 1980 circa), ho potuto prendere nota di 232,che si possono raccogliere in 191 titoli distini (n.b.:ne ho tradotti 190, il 191esimo è …il pene, organo sessuale maschile), che si dividono in questo modo:

+ 76 sono degli oggetti fabbricati  (32,74%)

+ 156 sono degli oggetti naturali  (67,26%)

Di cui: 8 appartengono al regno minerale (3,46%)

           80 appartengono al regno vegetale (34,46%)

           68 appartengono al regno animale (29,33%)

Ognuno di questi oggetti è attentamente osservato, assorbito in una visione globale intuitiva, in modo da scoprire i simboli che nasconde e comunica a chi si dà il tempo di esplorarlo “Il capire profondamente rivela molte cose: è dall’interno che si svela la saggezza”

2.      A ogni oggetto sono collegati uno o più proverbi,che riprendono spesso come parola chiave il nome stesso dell’oggetto, che precisano il senso, l’orientamento, l’impatto normativo previsto e scelto dagli anziani. Questi proverbi sono introdotti nella conversazione, utilizzati durante le discussioni (palabre) dove fanno giurisprudenza, cantati e tamburi nati (al suono del tamburo) durante le cerimonie rituali, ripresi nella musica, il mimo e la coreografia, dando così agli oggetti-tipo una interpretazione, una dimensione simbolica la cui comprensione non ci è normalmente possibile se non si è completamente inseriti nella totalità complessa del clan e della sua vita “Colui che ignora il senso dei proverbi, non sa parlare”. Grazie ad essi, l’iniziato dispone di un ricco arsenale di simboli, tanto più attivi e più efficaci che tutta la comunità li accetta e ne vive…benché, per conoscerli bene, ognuno deve ascoltare,cercare,riflettere. “Un pacco ben legato non si slega(non si riesce ad aprire) passando in mezzo alle spine: per fare ciò,bisogna sedersi”. I testimoni che ho potuto interrogare,i supplementi che ho avuto la fortuna di trovare nell’opera magistrale di P. Jef Deforce “Mingu za Bitondo”(gesuita del centro catechistico di Shabunda-Zaire), mi hanno permesso di raggruppare qui, intorno agli oggetti descritti,640 proverbi(n.b.. non li ho tradotti tutti, così come non ho quasi tradotto anche i racconti. Pof).

3.      Proverbi e oggetti simbolici costituiscono un’imponente panoplia di direttive concrete,di cui l’insieme precisa, tocca l’aspetto dell’uomo e della società Lega, come l’hanno vista gli anziani e trasmette dei modelli di comportamento adatti a perpetuare la vita della comunità,a proteggere gli individui e i clan contro i pericoli che, nell’ambiente ben definito dove essi vivono,potrebbe minacciarli. Interrogando qui e là,secondo gli incontri,

       consultando  gli anziani,detentori della tradizione e a volte anche responsabili dei campi di

       iniziazione, ascoltando i giovani che hanno vissuto,sia nell’ambiente tradizionale, sia nelle

       città e nei grandi istituti (scuole), ho potuto notare un insieme de 1400 consigli pratici,

       espressi dagli uni in funzione della comunità tradizione, dagli altri in relazione con l’Africa

       moderna e i problemi che le sono posti. E non è uno dei minori vantaggi del metodo:quello

       di essere e di restare aperto,capace di adattarsi bene alla società contemporanea come

       alla vita antica dei villaggi della foresta.

4.      Queste direttive di comportamento sono abitualmente illustrate con degli esempi e dei racconti strettamente legati ai proverbi e agli oggetti simbolici,che li fanno comprendere meglio e li inseriscono nel concreto della vita quotidiana. Su 518 racconti raccolti,ne ho

Conservato un centinaio, soprattutto quelli centrati sui temi principali. Si vede,passo dopo passo,il vissuto di un popolo di cacciatori,inseriti nella grande foresta,ugualmente madre nutrice e buio ricettacolo di molteplici pericoli, popolo raggruppato in villaggi e in clan semi autonomi dove le buone relazioni sono uno degli elementi principali dell’essere e del divenire.

5.      Infine,l’insieme si struttura e si concretizza in una lunga CORDA ala quale sono sospesi gli

Oggetti simbolici, spesso in una forma ridotta:una scaglia di pangolino, una piuma d’aquila,

un esempio di piroga, ecc. E’ la famosa CORDA DELLA SAGGEZZA,fonte e sostegno della vita collettiva Lega, raccolta di consigli che permettono di ritrovare la sua strada attraverso la trama dei giorni. “E’ dalla grande corda che comincia la rete di caccia”…guida concreta del comportamento quotidiano. “Dalla grande corda viene la rete:tu avanzi tessendola”. Questa corda si trova a casa di alcuni anziani. Essa è sopratutta tradizionalmente tesa tra due forti pali (chiamati a volte “pali dell’universo” o “le zampe dell’elefante”) che sostengono la capanna delle discussioni (palabre). Al villaggio, i vecchi la tendono, a volte,attraverso la strada principale, tra le due abituali file di capanne, per istituire una specie di ricordo e di controllo:tutti quelli che vogliono passare si vedono subito invitati a spiegare il senso e l’applicazione del tal o tal’altro oggetto,perché ignorarli sarebbe indegno di un Lega “tu conosci il kilega e tu non sapresti come è morto tuo nonno!”. E’ uno studio che ognuno deve continuare con un reale sforzo personale “lo spirito  ti dà la selvaggina, ma non intreccia la corda”, che domanda una attenzione perseverante alle cose,alle parole e alle idee. “La corda non si intreccia con gli occhi chiusi,a volte,c’è un nodo”. Questi medesimi oggetti,avvolti in una foglia di phrynium, sono a volte inviati come messaggi: il gancio di legno (igobo) rappresenta il dovere di aiutarsi, la foglia di kinenke la sottomissione all’autorità paterna, l’osso l’obbligo di osservare fedelmente gli accordi di un contratto. Io li presento in ordine alfabetico (n.b.: dell’alfabeto francese, in italiano sono tradotti nell’alfabeto italiano: es: hasche, ascia in italiano) per facilitare la ricerca e la identificazione: ma è evidente che l’ordine seguito nei villaggi è un altro, secondo le intenzioni, delle aggiunte e delle scoperte: le idee non sono raggruppate sistematicamente, ma colano come un fiume di simboli da accogliere alla rinfusa, come una totalità da cogliere globalmente, un clima  di cui bisogna lasciarsi penetrare. Tutto si fa a piccoli passi successivi, senza rapporti apparenti tra di loro; ma attraverso la moltiplicazione delle immagini, il codice morale si precisa,tracciando il ritratto dell’uomo Lega tale quale lo concepisce la tradizione. La logica interna, perché ce ne è una, si trova, non nell’espressione medesima, ma nella coerenza dei temi esposti. Quanto all’utilizzatore, può, sia servirsi dell’oggetto che gli pare adatto alle sue intenzioni,sia sviluppare un tema complesso prendendo diversi oggetti, riuniti in una specie di cocktail. Imponente arsenale di immagini significanti, di idee e di simboli, tanto più attivo e efficace che costituisce un linguaggio comune, uscito dagli antenati, di cui tutti i membri del clan conoscono il senso, la corda della saggezza Lega sembra essere un eccellente metodo pedagogico, ben adatto al suo scopo:

          Basato sull’immagine (gli oggetti) e sul suono(proverbi, racconti, consigli, canti), essa fornisce, in audio visuale, degli elementi facili da insegnare e assimilare.

          Essa dispensa un insegnamento costantemente ricordato alla memoria: a ogni passo che si fa, l’uomo vede il tal albero, sente quell’uccello, utilizza quello strumento che,tutti, gli riportano in spirito il proverbio che ha appreso, il comportamento che gli è suggerito

          Essa è normativa, dando delle risposte ai problemi della vita corrente e determinando un modo di essere e di agire

          Essa è attaccata all’ambiente naturale di cui sfrutta intelligentemente le possibilità

          Essa è aperta, capace di adattarsi alle inevitabili modificazioni che le porta la vita contemporanea.

Io vorrei, prima di alzare il sipario sugli oggetti simbolici, ringraziare qui tutti i miei amici Lega, tutti quelli che, a prezzo del loro tempo, hanno voluto aiutarmi a raccogliere le informazioni che vengono presentate in questa modesta opera su questo geniale metodo pedagogico che è la corda della saggezza Lega…La descrizione che io ho cercato di fare è stata sottoposta a molte verifiche, ma naturalmente vi sono ancora degli errori di traduzione o di interpretazione:la lingua, non essendo ancora fissata, certe vocali son poco sicure (i e u, a e e) e si incontrano delle importanti differenze dialettali tra le genti dell’Est e quelle dell’Ovest, tra i lega di Mwenga,di Pangi e di Shabunda. In più, gli informatori non sembrano avere molto gusto per la traduzione letterale dei proverbi: essi ci danno molto naturalmente, non le parole nel loro senso primario, ma il senso globale e simbolico del proverbio, come lo percepiscono loro stessi, come l’hanno imparato a casa o al campo d’iniziazione. Quindi, mi è sembrato che questo testo può servire  da dispositivo di scatto, come una specie di inizio di pista, per uno studio più profondo e più completo.