Vallo di Diano: il nostro tempo è adesso, la vita non aspetta

La nostra piazza è quella delle idee e dei contributi alla manifestazione nazionale “Il nostro tempo è adesso”. In tal senso il Comitato Se non ora quando –Vallo di Diano avanza la proposta di abolire la legge sulle dimissioni in bianco, un vile abuso compiuto nei confronti di giovani lavoratrici e lavoratori al momento dell’assunzione. Con l’attuale normativa, difatti, viene richiesto ad essi di firmare una lettera di dimissioni volontarie, definite in bianco perché senza una data, che verrà successivamente apposta dai datori di lavoro allorquando quella donna sarà incinta o quel lavoratore avrà avuto un infortunio o una lunga malattia. L’obiettivo dell’abuso è aggirare il divieto di licenziamento, che vige nel nostro ordinamento in assenza di giusta causa e giustificato motivo (art. 18 – Statuto dei lavoratori). Contro questa prassi le legge 188/2007 aveva previsto un’autodichiarazione,codificata su moduli con numerazione progressiva, che, avendo una scadenza di quindici giorni, non poteva essere compilata prima del suo utilizzo. La suddetta normativa, votata all’unanimità dalla Camera ed a maggioranza dal Senato, fu abrogata nel giugno del 2008, con la conseguenza di rendere precario non solo il lavoro ma, soprattutto, la vita di chi era costretta/o a firmare le c.d. dimissioni in bianco. La riconquista della legge 188 per noi donne avrebbe oggi il significato straordinario di riaffermare la libertà contro ogni forma di soggezione: ciascuna lavoratrice deve essere artefice della propria vita e delle proprie scelte procreative, che solo uno spirito illiberale può contrapporre al lavoro. Il ripristino del suddetto assetto normativo è stato, quindi, inserito dal Comitato nazionale Se non ora quando nella sua piattaforma programmatica delle iniziative dello scorso 8 marzo. Noi vogliamo riproporre questa richiesta nella data del 9 aprile 2011, dando in tal modo un adeguato contributo alla manifestazione “Il nostro tempo è adesso”, perché siamo fermamente convinte, come dice il logo nazionale, che “la vita non aspetta”, soprattutto quella delle giovani donne, appartenenti ad una generazione precaria, su cui pesa il ricatto di una drammatica contrapposizione tra lavoro e vita.