Angri: stazione sperimentale agroalimentare a rischio

Ieri mattina il presidente del Distretto Industriale Agroalimentare Nocera-Gragnano, Aniello Pietro Torino,  ha incontrato ad Angri i dipendenti della stazione sperimentale che rischiano il totale trasferimento a Parma con la conseguenza della chiusura del sito campano che è fra le eccellenze nel settore in tutta l’Italia meridionale. Dopo il decreto che ha accorpato la stazione sperimentale di Angri a quella di Parma, direttamente alle dipendenze della Camera di Commercio emiliana, nella struttura salernitana si vivono momenti di grande preoccupazione per il futuro lavorativo. Alcuni dipendenti sono già stati trasferiti e anche la stessa struttura appare abbandonata a se stessa. Il presidente Aniello Pietro Torino, accompagnato dal consigliere comunale di Angri, Gaetano Longobardi, si è fermato a discutere con i dipendenti del possibile futuro occupazionale e della possibilità di rendere autonoma la sede di Angri. La struttura, realizzata con i fondi della ex Cassa per il Mezzogiorno, in tutti questi anni ha svolto un lavoro di grande utilità al servizio delle aziende agroalimentari, con compiti di ricerca e di miglioramento della produzione frutto delle analisi e delle prove di laboratorio che si svolgono quotidianamente all’interno della stazione sperimentale e che interessano non solo il comparto della trasformazione del pomodoro, ma anche il settore della carne, del pesce, e degli imballaggi. Il rischio di perdere la presenza sul territorio di un centro avanzato di ricerca è reale  – spiega il Presidente del Distretto Industriale  Aniello Pietro Torino – Oltretutto abbiamo avuto la sensazione che fra i dipendenti, tutti di altissima professionalità, serpeggi la sfiducia rispetto ad un concreto interesse della Camera di Commercio di Parma a mantenere in vita una struttura così tanto lontana geograficamente dall’Emilia Romagna. Resta però incontestabile che il lavoro svolto nella stazione sperimentale produce risultati senza i quali l’intero comparto agroalimentare meridionale ne uscirebbe fortemente penalizzato. Vanno compiuti sforzi politici e industriali per far sopravvivere, in condizioni giuridiche da studiare e valutare, la stazione sperimentale. Ritengo che ci siano spazi e condizioni per evitare che il nostro territorio venga penalizzato ancora una volta nelle sue energie migliori. Per far questo però c’è bisogno che intorno ai nostri sforzi si riesca a coinvolgere tutte le energie produttive, politiche e istituzionali esistenti sul territorio regionale”