Mercato San Severino: presentato “Calendario tradizioni popolari” di Noia
Presentata ieri sera, presso l’aula consiliare del Palazzo Vanvitelliano di Mercato San Severino, l’ultima fatica letteraria di AnnaMaria Noia, saggista, poetessa e giornalista. Il saluto istituzionale dell’assessore alla cultura Assunta Citro, elogiante l’opera della Noia, ringraziandola d’una pubblicazione che servirà senza dubbio alle nuove generazioni, per conoscere tradizioni passate, ben suggellato da scroscianti applausi. “Per una vita a servizio della cultura senza prezzi- ha aggiunto il direttore Rita Occidente Lupo- e che AnnaMaria ha tenuto sempre in considerazione, continuando con tenacia e competenza professionale, a collaborare anche al quotidiano da me diretto. La sua squisita sensibilità, coniugata ad un’attenta attenzione agli altri, confluiscono nelle sue copiose produzione, che non affaticano giammai il lettore. Un altro dono l’ultima sua opera, che persevera nel solco della diffusione d’un messaggio, partendo dai più piccoli”. “Solchi non solo letterari- ha aggiunto Rino Mele- ma anche percorsi di vita dei campi. Tra pareti ovattate di stanchezza, ma autentiche per relazionalità umane. In uno spaccato religioso, il passato, rivisitato alla luce anche del presente.” E la Noia, ce la mette proprio tutta nel fare appello non solo alle sue reminiscenze, che affondano nella notte di tradizioni popolari, tuttora in voga. Il ciuccio di fuoco, che ancora la frazione di Acigliano, ripropone in occasione della Festività dell’Assunta, uno dei tanti motivi che legano la spettacolarizzazione (la sagoma d’un asino di cartapesta, che vien fatta esplodere a mezzanotte, nell’esultanza pirotecnica), alla quotidianità contemporanea. Un calendario, che si presta anche a mo’ di Agenda, per rimandare ai più piccoli ( testimonial il sindaco baby che, impettito ha preso parte dietro il banco dei relatori, alla presentazione) vari scorci storici. “Un insieme di esperienze-ha concluso la Noia- di articoli già da me stilati e raccolti doviziosamente, anche se sparpagliati sulle varie testate alle quali collaboro da tempo. Nella semplicità che mi contraddistingue, solo un voler contribuire alla diffusione della conoscenza d’usanze irnine, che da tipizzazioni gastronomiche, ad antichi mestieri in via d’estinzione, profilano una umanità che non può certamente essere obliata. Da figlia d’arte, probabilmente devo a mio padre Gino, storico non solo locale, un amore al sapere, che mi scorta costantemente”.