Il dramma dei bimbi patologicamente iperattivi

Giovanna Rezzoagli

Esiste un proverbio, nel mio dialetto, che sicuramente avrà omologhi in altre zone d’Italia. Improvvisandomi linguista e traduttrice di questo linguaggio parlato bene, ormai, da poche decine di persone, lo riporto fedelmente: “Carne ca cresse, à nu po stà sa nu se mesce”, “Un bambino che cresce non può stare senza muoversi”. I bambini sono vivaci, entro certi limiti devono essere vivaci. Il Lettore penserà che ho scoperto l’acqua calda, con questa mia affermazione, purtroppo, dietro questa semplice realtà, c’è il dramma di migliaia di famiglie. Famiglie che vedono diagnosticare ai loro bimbi “troppo” vivaci una patologia con un nome complicatissimo: Adhd ( Attention-Deficit Hyperactivity Disorder). Il dramma, in questo delicatissimo contesto, assume molti aspetti: quello, ovviamente, dei bimbi ammalati e dei loro cari, ma anche quello di bimbi sanissimi cui viene diagnosticata erroneamente l’Adhd, per finire con i piccoli che soffrono di Adhd ma vengono considerati semplicemente iperattivi. La questione è importantissima, perché diagnosticare la “Sindrome da deficit di attenzione e disturbo da iperattività” richiede grande preparazione, moltissima esperienza e, soprattutto, è indispensabile che sia lo specialista preposto a valutare i piccoli pazienti: il Neuropsichiatra infantile. Il Pediatra di famiglia ha un ruolo chiave nel riconoscere la sintomatologia e nell’indirizzare i genitori verso l’iter diagnostico più adeguato. Tanto prima si giunge ad una diagnosi precisa, tanto prima si pone in essere il protocollo terapeutico più idoneo alla situazione del piccolo paziente. Ciò risulta essere fondamentale non solo per migliorare la qualità della vita nell’immediato, ma è condizione necessaria per ipotizzare una vita adulta più serena. Ancora oggi esistono approcci terapeutici piuttosto aggressivi, che prevedono la somministrazione di psicofarmaci a bimbi frettolosamente giudicati “iper”. Emblematico l’utilizzo del noto Ritalin, che, specialmente negli U.S.A., per anni è stato disinvoltamente prescritto a moltissimi bambini, causando rilevanti problemi di dipendenza nell’età adolescenziale e poi adulta. In occasione dell’incontro “Adhd: diagnosi, terapia e ripercussioni nell’adulto”, che si è tenuto a Roma al congresso della Società italiana di psicopatologia (Sopsi), è stato evidenziato come nel nostro Paese, a fronte di 300.000 ipotizzati casi reali di bimbi affetti da Adhd, solo l’1 % di essi riceva diagnosi e terapia corrette. Dietro ad una significativa vivacità in età infantile, più marcatamente in età scolare, ove si osservano più frequentemente episodi eclatanti, non sempre si nasconde la temuta Adhd. Molto più frequenti disagi comportamentali e sociali sono riconducibili a problematiche psicologiche, di apprendimento e, diciamolo senza paura, di mancanza di educazione primaria. Tutti problemi che non si risolvono certo con la somministrazione di farmaci, come ancora troppe volte accade, vale la pena rimarcare anche questo. L’unica via è quella di porre molta attenzione verso il bimbo iperattivo e cercare di comprendere con l’aiuto del Pediatra le possibili cause, senza aver paura. Rivolgersi al Neuropsichiatra infantile laddove esistano sintomatologie sospette e, in ogni caso,  sempre prima di iniziare terapie a base di psicofarmaci. Sempre. Utile avere anche l’umiltà di considerare che, a volte, dietro un bimbo eccessivamente vivace semplicemente c’è solo un bimbo che non ha ancora imparato a porsi con educazione e rispetto nei confronti degli altri, in questo caso è indispensabile rivedere il proprio ruolo genitoriale ed i propri comportamenti, che, vale la pena ricordarlo, vengono riprodotti dai piccoli di casa.

6 pensieri su “Il dramma dei bimbi patologicamente iperattivi

  1. Cara amica Giovanna,
    Mi viene da ricordare un passo del sussidiario di terza elementare di ben settanta anni fa dove si raccontava la storia di San Filippo Neri ; (Morto a Roma il 26 Maggio del 1595).
    Nella sua missione, infatti, avvicinò a se moltissimi ragazzi di strada onde avvicinarli alla vita cristiana e alla educazione civica. Quando i ragazzi facevano troppo scalpore egli era solito ammonirli con una frase rimasta ormai famosa: “ Ragazzi , state buoni se potete, se non potete fate quello che volete”.
    Questa frase dice un po’ tutto il concetto che vorrei esprimere.; cioè che è una cosa naturale che i ragazzi siano vivaci, se non lo fossero, vorrebbe dire che sarebbero malati. Chi è stato bimbo sa che è impossibile mantenere “ chiusi nella Gabbia “i propri figli. Una volta non si capivano certe sottigliezze, e i bimbi crescevano sani e forti senza l’aiuto di alcun medicinale. Ora se ne fa uso a iosa anche per i bimbi sani e vegeti. Penso che i medicinali non sono sempre utili, potrebbero anche dare l’effetto contrario se se ne fa abuso disinvolto.
    Quando ero ragazzo ero anch’io molto vispo , ma i miei genitori mi tenevano a bada , non con i medicinali, ma con la loro severità che era molto più proficua della medicina . Eppure sono giunto quasi a ottant’anni senza mai avvicinarmi a qualche medico. Ma il mondo è cambiato e buona parte dei ragazzi, invece di spendere le proprie energie giocando con i loro coetanei, sono li, davanti al computer o alla televisione ad ingrassare, e quindi, a rischio di ammalarsi.
    Un abbraccio

  2. Dottoressa Rezzoagli, lei scrive tante belle cose, interessanti e ben documentate. Spesso riscontro una certa riluttanza nel “dire con chiarezza” mentre lei preferisce il chiaroscuro del “dire” e “non dire”. Le chiedo (pura retorica): ma il ragazzotto che alle scuole elementari scaglia un banco contro la maestra perché non ne vuole sapere dell’Inglese è “iperattivo”, “privo di ogni forma di educazione” o un “piccolo delinquente”? Può chiarire i miei dubbi?
    Grazie e complimenti per i suoi scritti.
    Giangastone

  3. Gentile Giangastone, tengo a ribadire che non sono una “Dottoressa”, anche se ringrazio Lei e quanti mi vogliono omaggiare di un titolo che non ho, ma mi creda vivo serena con la mia dignità di Counselor e, soprattutto, di donna che,nonostante Lei mi veda riluttante a parlar chiaro, posso assicurarle non le manda a dire e guarda il suo prossimo bene dritto negli occhi. Detto ciò, cercherò di risponderle come meglio potrò, non per giocare con effimeri chiaroscuri, ma semplicemente perchè lei mi chiede una sorta di giudizio, di sentenza, non consoni alla mia preparazione professionale e nemmeno alla mia persona. Vuole sapere se un bullo è un bambino iperattivo? Potrebbe esserlo, questo è solo il neuropsichiatra infantile che lo deve dire. Vuole sapere se un bullo è un emerito maleducato? Senza alcun dubbio. In ogni caso, rientrando nel tema del mio articolo, un bambino iperattivo non è assolutamente detto sia patologico. Ecco perchè è fondamentale rivolgersi allo specialista e non fermarsi al giudizio di docenti o pediatri che non hanno la competenza per formulare una diagnosi. E sbagliano. Un esempio? Mio figlio, in prima elementare, mi veniva descritto come irrequieto ed iperattivo, persino il pediatra mi aveva consigliato una terapia farmacologica, che assieme a mio marito ci siamo rifiutati di somministrargli. Sa quale era il problema? Si annoiava, perchè lui sapeva già leggere e scrivere, e si relazionava alla pari con gli adulti. Oggi è il più giovane Autore italiano, e probabilmente del mondo, a pubblicare su riviste scientifiche internazionali, e lo fa da due anni (siamo a quattro articoli pubblicati ed uno in attesa di accettazione). Vero è che non ha mai scagliato banchi in giro…
    Cordialmente
    Giovanna Rezzoagli

  4. Gentile Counselor,
    (così va meglio?), la mia domanda era retorica e la sua risposta saggia ma sempre prudente. Il vero problema è che spesso sono gli adulti che dovrebbero essere meglio monitorati. E’ evidente che il ragazzino che scaglia un banco contro la maestra sa più o meno quello che fa, ma il suo “acting out” è determinato dalla più completa assenza di una educazione primaria. Oggi educare i figli è un optional. Quali valori si potrebbero trasmettere? i disvalori che “pagano” (vedi il modello Ruby o il modello “velina”) o i “valori” che penalizzano? Tutto è scaricato sulla scuola, lancio di banchi incluso. Io non avrei dubbi a convocare in presidenza i genitori del bambino che lancia il banco e procedere ad una denuncia. Chissà? forse si potrebbero porre il problema che educare è un preciso dovere. Specie se tutti fossero poi obbligati dal Giudice, a loro spese, ad un trattamento psicoterapeutico. Complimenti per suo figlio. Nella nostra società odierna le buone eccezioni danno sempre un filo di speranza.
    Cordialità
    Giangastone

  5. Gentile Giangastone, le Sue sono parole sagge, il problema è che il rapporto scuola famiglia si è deteriorato. Certo che sarebbe auspicabile un’interazione profiqua, ma oggi si vive tutti in trincea, gli uni contro gli altri, e i bambini introiettano tutto, compresi i famosi modelli educativi e non. Sul discorso escort-modello mi sono espressa in tempi non sospetti proprio su questo quotidiano, purtroppo il tempo mi ha dato ragione. Io stessa auspico un colloquio con i congiunti dei miei assistiti presso il servizio counseling di cittadinanzattiva di cui sono responsabile. i miei auspici sino ad ora sono stati delusi. perchè? semplice, la paura impera sovrana. la ringrazio per i complimenti verso il nostro Alessio, sono sua madre e non dovrei dirlo, ma se li merita davvero, se non altro per aver reso disponibile gratis per tutti la sua invenzione. Cordialmente
    Giovanna Rezzoagli

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