La giustizia, la politica e le donne

Angelo Cennamo

L’attesa sentenza della corte costituzionale sul legittimo impedimento è arrivata puntuale ed ha confermato i pronostici della vigilia. La consulta, infatti, ha risolto l’annosa vicenda optando per una soluzione compromissoria, dal sapore più politico che giuridico. Ha salvato, cioè, l’impianto della legge, che tipizza a rango costituzionale alcuni impegni istituzionali del premier, ma nel contempo ha cancellato l’automatismo dell’autocertificazione. In parole povere : d’ora in poi, solo i giudici potranno, di volta in volta, certificare la compatibilità degli impedimenti politici del presidente del consiglio e dei suoi ministri con i casi disciplinati ad hoc dal legislatore, e pronunciarsi sulla differibilità o meno delle udienze. Di fronte a cotanto oracolo, il mondo della politica, c’era da aspettarselo, si è diviso tra chi vede il bicchiere mezzo pieno, ovviamente la maggioranza di governo con in testa Berlusconi, e chi lo vede mezzo vuoto, vale a dire le opposizioni, ad eccezion fatta dell’Udc, essendo Michele Vietti l’ideatore della legge. Il dibattito sui decilitri non mi appassiona più di tanto, anche perchè a me quel bicchiere mi sembra del tutto scomparso. Se, infatti, è vero che la corte non ha giudicato incostituzionale il grosso delle norme, la parte che ha inteso salvare finisce per sovrapporsi alla normativa già in vigore nel codice penale. A cosa serve riconoscere che, ad esempio, un consiglio dei ministri coincida con un legittimo impedimento, se poi il magistrato decide per la indifferibilità dell’udienza? Certo, ora Berlusconi potrà, se non altro, risolvere le sue questioni sollevando un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, ma non mi sembra che la nuova normativa abbia rinnovato un granchè la materia, già di per sè ostica e farraginosa. E allora? Allora niente; i processi a carico del cavaliere riprenderanno e finiranno, quasi sicuramente, sul binario morto della prescrizione, dal momento che alcuni dei magistrati che compongono i collegi giudicanti sono in partenza per altri lidi ed il loro avvicendamento comporterà il rinnovamento delle attività processuali. Quanto la sentenza ed i suoi effetti influiranno sul prosieguo della legislatura dipenderà, più che altro, dall’uso mediatico e dalle strumentalizzazioni che dei processi saranno fatte. La nuova bomba giudiziaria che vede il premier indagato per la vicenda di Ruby ne è un segnale eloquente. Berlusconi è indagato per aver compiuto atti sessuali su una minore, che però nega di aver avuto approcci con lui. Ruby sarebbe stata a casa del premier più di una volta ed avrebbe conversato con lui al telefono. E’ bastato questo alla procura di Milano per aprire un’inchiesta e, chissà, magari una crisi di governo.