Uno spaccato sul mondo giovanile

Alessio Ganci

L’ultimo romanzo scritto da Niccolò Ammaniti, “Io e Te”, può essere all’apparenza solamente uno dei tanti racconti relativi al complicato periodo dell’adolescenza. In realtà, il libro è un racconto di formazione e di denuncia di varie problematiche sociali dei giovani. Il protagonista è Lorenzo Cuni, un ragazzo di quattordici anni, molto introverso, che frequenta il liceo classico e vive a Roma. La storia è strutturata con un’analessi: il primo capitolo è ambientato nel 2010 a Cividale del Friuli, quando Lorenzo ha 24 anni e rinviene nel portafoglio un biglietto di dieci anni prima, che lo riconduce a questo periodo, sul quale è incentrato il racconto. Come scritto prima, Lorenzo è molto introverso; sua madre è spesso preoccupata per questa sua caratteristica, tanto che, a volte, richiede consulenze psicologiche. Lorenzo, capendo le preoccupazioni della madre, un giorno decide di raccontarle una bugia: era stato invitato ad una settimana bianca dalla sua compagna Alessia Roncato. La madre, talmente contenta del fatto che suo figlio non fosse così asociale, si commuove e, oramai, il figlio non sarebbe più riuscito a dirle che la sua, in realtà, era una bugia per mitigare le sue preoccupazioni. Allora Lorenzo, il giorno in cui sarebbe dovuto partire per l’ipotetica settimana bianca, chiede alla madre di lasciarlo per strada, escogitando una scusa per volersi recare al luogo di incontro per conto suo. In realtà Lorenzo non si reca in alcun luogo di incontro, ma giunge nella cantina del suo palazzo e vi si chiude dentro; per una settimana intera sarebbe rimasto lì, con il cellulare per tenersi in contatto con la madre. Alla prima telefonata della mamma, per Lorenzo incominciano i primi pensieri problematici: lei, infatti, dopo aver chiesto come era il tempo a Cortina e dov’era il figlio in quel momento, domande sviate addirittura inscenando un colloquio con un ipotetico cameriere, chiede anche di parlare con la madre di Alessia. Questa richiesta rimane problematica per Lorenzo, che cerca di far credere la mamma di Alessia come irraggiungibile. Lorenzo aveva una seconda scheda telefonica, con la quale avrebbe potuto ingannare sua madre, però non sarebbe riuscito ad imitare la voce della mamma di Alessia. Sino a che, un giorno, entra nella cantina la sua sorellastra Olivia.  Olivia chiede ospitalità a Lorenzo e nonostante un iniziale rifiuto, Lorenzo conclude che se avesse ospitato la sorellastra, lei avrebbe mantenuto il segreto sulla sua bugia. Quando la madre di Lorenzo pretende definitivamente di parlare con la madre di Alessia, Olivia si finge la madre di Alessia e riesce a salvare Lorenzo. Nel rifugio in cantina, Lorenzo  studia attentamente la sorella, che non riesce a muoversi perchè in crisi di astinenza e che passa le sue giornate in bagno o stesa sul divano. Lorenzo crede che la sua sorellastra sia malata di malaria. In realtà, la sorella è tossicodipendente ed è scossa da crisi di astinenza. Lorenzo, uscito dalla cantina per andare in farmacia, incomincia a vagare, andando a visitare la nonna moribonda in ospedale. Tuttavia non aveva dimenticato il forte desidero di Olivia, di bere una birra. Così Lorenzo entra in casa del suo portinaio, mentre costui dorme profondamente, e ruba le birre. Tornato in cantina, trova Olivia distesa. La vista delle birre la rende comunque risollevata, tanto da riprendersi dallo stato di torpore rapidamente. L’ultima giornata in cantina si sarebbe conclusa con il consumo delle birre. Nel finale, vi è una prolessi, in cui viene di nuovo narrato il periodo in cui Lorenzo, a ventiquattro anni, rinviene un messaggio di Olivia risalente al periodo del soggiorno in cantina. Nell’ultima pagina del libro si legge che Olivia Cuni era morta il 9 gennaio 2010 nel bar della stazione di Cividale del Friuli, per overdose, nonostante la sua promessa a Lorenzo, di non drogarsi più. In questo romanzo, Niccolò Ammaniti denuncia alcune problematiche giovanili: la  frequente mancanza di dialogo tra genitori e figli, in questo caso causata da poca fiducia del figlio verso la madre; la tossicodipendenza giovanile e, in sottofondo; denuncia indirettamente anche la povertà di linguaggio degli adolescenti, inserendo numerose parole volgari e costrutti errati come un ” a me… non mi”, nei dialoghi e nei pensieri del protagonista. Lorenzo appare sin da subito un ragazzo introverso. Nonostante nella nostra società l’introversione sia generalmente ritenuta caratteristica negativa, Lorenzo la vive come parte di se stesso: sono i comportamenti degli altri che gliela fanno pesare, in primo luogo l’atteggiamento di sua madre. Alla fine della lettura mi è parso che l’Autore dia una descrizione neoverista della realtà giovanile odierna ma senza ricercarne le cause del profondo disagio che porta molti giovani al rifiuto della realtà. Sicuramente la gioventù cresciuta in un’epoca di benessere e di assenza di valori, bene si rispecchia in molti elementi di questa storia, senza rendersene veramente conto.

7 pensieri su “Uno spaccato sul mondo giovanile

  1. Bravo Alessio, questo articolo mi piace molto. Ho letto altri libri di Ammaniti, non questo, ma l’accenno sul verismo mi pare azzeccato. So che sei molto giovane, ho letto altri tuoi articoli sul giornale, e ci tengo a dirti che sei in gamba, molto in gamba per la tua età. Una speranza per noi meno giovani, che avremo bisogno di giovani come te.
    Ciao
    Emilia

  2. Bravo Alessio, come al solito. E’ molto importante sottolineare la mancanza di comunicazione tra genitori e figli, e tra giovani e adulti in genere nella società di oggi.Non c’è più osmosi , ma chiusura, muri invalicabili.
    Esplicativo è il luogo della cantina (metafora della interiorità dei due giovani personaggi)dove il protagonista insieme a sua sorella riesce a trascorrere tanti giorni senza che nessun altro della sua famiglia,nemmeno uno dei genitori,apra “quella porta” e si accorga della “bugia” di Lorenzo!
    Credo sia questo il nucleo fondamentale su cui l’autore vuole focalizzare l’ attenzione del lettore.
    Apriamo “la porta” del ns cuore all’ascolto dei giovani,parliamogli di noi, facciamo loro domande che non siano finalizzate a giudicare, ma a capire , perchè nonostante e forse anche a causa di tanta moderna tecnologia,essi non sono mai stati così soli e abbandonati a se stessi. Grazie, Alessio per averci dato questo interessante spunto di riflessione e tanti auguri!

  3. Ringrazio per i commenti. Effettivamente la cantina rappresenta una buona metafora dei muri che spesso separano le persone, con le conseguenze del caso.
    Cordialmente,
    Alessio Ganci.

  4. Alessio Ganci, un giovanissimo e grande scrittore, ha fatto una prefazione , o recensione al libro di Niccolò Ammaniti in una maniera davvero di capillare struttura critica e di saggia professionalità letteraria. Non è la prima volta che assaporiamo le tesi eloquenti di questo formidabile giovane che si pone all’orizzonte della grande, vera cultura del Terzo Millennio.
    Io, da vecchio che sono , analfabeta, ma sempre alla ricerca di lettere belle, mi commuovo di fronte a tanta saggezza e cultura che il nostro ALESSIO ci espone.
    Ma io che , testardamente, cerco ancora di arrampicarmi sui “rami giovani della nuova generazione degli alberi nascenti”, sono costretto ad osservare la sofferenza di “fronde sensibili” male curate che soffrono e si deviano per mancanza di amore da chi dovrebbe avere cura della loro sana crescita. Certo, il caro Alessio ha proprio ragione nel condannare, secondo lo stato d’animo dello scrittore del libro, la mancanza di affetto, di comprensione e di colloquio intimo, tra genitori e figli. Si, i giovani di oggi, o buona parte di loro, rischiano di essere infelici per mancanza di amore, amore materno che sappia capirli e di condurli per mano sulla retta via, incoraggiandoli nei momenti difficili del loro sviluppo esistenziale e culturale in ogni senso.
    Mi scuso con Alessio se mi viene da dire che, secondo me, gli abbienti in cui si vive , possono anche differenziarsi con altri abbienti con tradizioni diverse , che potrebbero dare spunti di discussioni opposti e variegati.:
    Ieri , per esempio, essendo stato invitato a presenziare una lieta manifestazione sul Processo a quell”Amara” Unità d’Italia” che si è svolta con grande professionalità d’intenti e di grande professionalità. nel cinema di Sant’Angelo Le Fratte (PZ) che dista da casa mia oltre cento chilometri, dove è stato presentato, dopo il simbolico dibattito tra vinti e vincitori, la presentazione del libro omonimo della scrittrice e giornalista Dottoressa DORA LIGUORI..
    In questo piccolo , ma significativo Paese fatto di solo 1500 anime, ho notato lo splendore, la bellezza, la tranquillità ed una gioventù istruita , educata e civile che mi è rimasta impressa. Un paesino di montagna di eccelsa bellezza, pulito come una bomboniera ; non ho notato neppure una cicca a terra I giovani di questa bellissima località, secondo me, non hanno neppure l’idea di cosa sia il malumore e il disamore. Vivono felici e pensano solo a studiare . Le autorità comunali che ho avuto l’onore di conoscere, tutti giovani e laureati , mi hanno fatto capire che , con l’amore e la buona volontà di governare, si possono ottenere miracoli. Ti ripeto, questo paesino mi rimarrà impresso nel cuore perché sa dare spazio ai giovani e li aiuta a formarsi una vita dignitosa , civile e colta senza preamboli o pensieri negativi nella mente. Ti abbraccio , Alfredo

  5. Caro Alessio, io ho letto questo libro e l’ho trovato molto efficace, come il tuo riassunto. Non ci si deve impressionare se se ne sono vendute tante copie, perchè la capacità di Ammaniti nel racchiudere in poche pagine tanti problemi e chiarimenti della vita ce l’hanno in pochi scrittori. Sono un grande lettore e, per chi non conoscesse questo libro, lo invito a leggererlo sia per questi aspetti che ho citato che per altri. Un grande saluto a te e a tutta la redazione.

  6. Grazie Franco per il tuo gentile commento. Concordo sul tuo giudizio su Niccolò Ammaniti, di cui ho apprezzato anche “Io non ho paura”.
    Un cordiale saluto.
    Alessio Ganci

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