Italia senza figli

Giuseppe Lembo

L’Italia è un Paese sempre più, senza figli. Quando ci sono, siamo il Paese del figlio unico, con famiglie verticali del formato a tre (mamma, padre ed un bambino). Dai dati ISTAT emerge che le coppie italiane con un solo figlio rappresentano il 46,5% contro il 43% delle famiglie con due figli ed il 10,5% di quelle dove i figli sono tre o anche più di tre. Siamo, rispetto al passato, ad una vera e propria rivoluzione demografica; uno sconquasso, una profonda metamorfosi di massa che farà cambiare il volto del nostro Paese. Mentre il mondo è ammalato di sovrappopolazione, in Italia, siamo in una condizione completamente diversa, con il rischio di desertificazione di intere aree del Paese, soprattutto quelle più deboli e di forte invecchiamento della popolazione adulta senza possibilità alcuna di ricambio naturale attraverso le nascite, l’unica garanzia possibile per la continuità della specie umana, per evitarne l’estinzione. Il trionfo della famiglia con un solo figlio rende il nostro Paese diverso demograficamente rispetto agli altri paesi d’Europa. Il rifiuto di più figli trova la sua prima ragione d’essere nell’incertezza del futuro e nella sempre più crescente e diffusa povertà. Le famiglie con più figli sono le più povere del nostro Paese. Manca, tra l’altro, una vera politica per la famiglia; la Francia attraverso politiche giuste ha ribaltato la situazione; oggi è in testa ai paesi europei per tasso di natalità. Il più grave rischio dei bambini unici è, da una parte, la solitudine e dall’altra, l’eccesso di attenzione da parte del mondo adulto familiare. Un bambino unico è al centro del mondo; su di lui si riversano attenzioni, affetto ed aspettative che vanno oltre i limiti della normalità. Si fanno meno figli, per l’eccessiva preoccupazione di dare loro il massimo. Ma i bambini oggetto in alternativa, potrebbero avere bisogno di un dono diverso quale quello di un fratello, un atto di amore e di fiducia nel futuro di cui un bambino solo ed il nostro Paese hanno fortemente di bisogno. La condizione di figlio unico incide sul modo in cui si vive come figli e su come poi si diventa grandi. I figli unici sono oggetto di aspettative che non possono condividere con altri. Questo li può trasformare in piccoli tiranni viziati. Quando crescono si sentono schiacciati dal peso della concentrazione di aspettative e di attenzioni che vanno oltre il dovuto e che non riguardano solo i genitori, ma anche i nonni e gli zii. Non si ha, essendo soli, con chi confrontarsi e con chi imparare a diventare adulti. Il fenomeno sempre più diffuso del figlio unico non riguarda solo la demografia, ma un profondo mutamento nelle configurazioni relazionali ed emotive nell’ambito familiare. Nel nostro Paese, anche le cose anormali sono considerate normali; si trova una logica giustificazione per tutte le cose anche se sono cariche di negatività. E così, nella più assoluta indifferenza, l’Italia è diventata un “Paese senza figli”. In controtendenza rispetto alla Francia e ad altre parti d’Europa e del mondo, l’Italia con il suo carico di negatività demografica, non rinnova più la sua popolazione, causa di gravi problemi e squilibri esistenziali per il suo futuro. Non si può pensare al futuro facendo leva su un popolo di vecchi che appesantisce oltre al welfare, l’intero sistema Paese, ad un punto tale da non essere in condizioni di poter funzionare. Che fare? Prima di tutto, occorre una nuova politica per la famiglia, sia in termini incentivanti che di valori condivisi. La famiglia è il primo anello di congiunzione con la società civile; se funziona, funziona anche la società. Non funzionando, la società ne risente negativamente; si immalinconisce e non ha più la forza di funzionare, andando così in rovina, stretta com’è, da una crisi umana senza ritorno.