Sassano: il “sindaco sceriffo”, forte Apache e i predoni del territorio…

 Ricordate il signor Gentilini? Quello che per anni è stato sindaco di Treviso, toglieva le panchine dai parchi pubblici per non farci sedere gli immigrati e predicava nel suo partito sull’utilità delle ronde sul territorio come deterrente contro la violenza e i delinquenti, tanto che poi diventò una misura del Governo. Bene, pensavamo fosse l’unico cui si potesse attribuire il copyright di sindaco sceriffo e mai avremmo immaginato di trovare esempi ispirati dalla peggiore cultura leghista anche al di sotto delle linee di “confine” geografico rappresentate dal Volturno. Qui, per fortuna, non si tratta di segare le panchine da sotto il sedere dei poveri immigrati in quanto, l’amministrazione, nemmeno si accorge della loro presenza e panchine ce ne sono poche. Sono le definizioni circolate sulla stampa nei  giorni scorsi che lasciano pensare. Il “sindaco sceriffo” viene definito il sindaco di Sassano.  Se  si “torna” indietro di qualche settimana è possibile trovare annunci sulla tutela del territorio municipale delegata ad una sorta di grande fratello, un “sistema di videocamere”, che dovrebbero vigilare, sui quasi 50kmq di estensione,  sui cattivi che dello stesso fanno “carne da macello”. O magari di qualche mese, per imbattersi in comunicati nei quali si denunciava l’incivile e maleducata condotta di qualche cittadino che sversava monnezza annunciando l’arrivo del “settimo cavalleggeri” rappresentato dalle cosiddette “ronde ambientali”. E da chi sarebbero state costituite queste ronde? Da tutti quei volenterosi amministratori della maggioranza che avrebbero dedicato gran parte del loro tempo ad un monitoraggio del territorio. Gli stessi che per dare un esempio di alta sensibilità civica, qualche tempo fa, presero la ramazza e fecero finta di ripulire un tratto di strada nei pressi del municipio. In sintesi, il territorio sarebbe stato salvato dalle ronde, un grande fratello dall’occhio sempre vigile e un’amministrazione di un “sindaco sceriffo” che, sempre da fonti di stampa, viene etichettata “Pellegrino & Company”, proprio così con la “e” commerciale. Manca solo la ragione sociale, visto l’andazzo, non escludiamo che a breve anche questa piccola distrazione possa essere corretta utilizzando una S.n.c. o magari la più coerente Soc.coop. a r.l.  con successiva apertura di sportelli. Alla luce delle recenti denunce e i risultati dell’opera di bonifica del territorio, ad oggi (dalla cronaca locale  del 10 dicembre 2010, “Boschetto trasformato in discarica, Pellegrino:-rapida azione di bonifica-”) non sembra che, escluse le dichiarazioni spot, si siano portate avanti concrete iniziative di tutela e salvaguardia. Anzi ci si sarebbe aspettati – da chi non perde occasione di urlare in pubblico le sua cultura e sensibilità ambientalista – azioni decise volte a chiarire PERCHE’, sul boschetto paleo-palustre trasformato in area PIP e sulla costruzione dell’ecomostro in pieno centro storico,  non esistano posizioni e idee chiare sul da farsi. COME MAI nell’area PIP, pare, ci siano opere già pagate con il pubblico denaro ed inutilizzabili. PERCHE’ l’area è in stato di abbandono e trasformata in discarica a cielo aperto (sono visibili persino residui di water, elettrodomestici, materiale di risulta e quel che resta di corone funebri con annesso nastro ecc.). E, sulla base di quali ragioni, in passato, in Parlamento (si proprio quello di Roma), si è ritenuto di bloccare le interrogazioni sull’argomento. Si voleva fare un favore a qualcuno in particolare o l’interrogazione era troppo scomoda? Salvo accorgersi oggi che l’area deve essere bonificata, ma solo dopo la denuncia della stampa, e delle associazioni di tutela dei consumatori. A proposito di sceriffi, per consolarsi pare proprio ci si debba rifugiare nella sana satira di Troisi che in un’ intervista raccontava di come, soffrendo di insonnia, si addormentava tardi e quando nei sogni giocava al far west gli capitava di recuperare sempre la pistola deformata che non sparava, ed il sogno si trasformava in un incubo, nonostante non ci fosse “Tano seduto” in attesa di uscire dalla riserva e fare ciò che sappiamo del settimo cavalleggeri…  Fuor di metafora, amministratori che paiono accorgersi, dopo mesi, che il territorio che amministrano ha l’unica palestra esistente inutilizzabile, discariche a cielo aperto ovunque, un ecomostro che si vorrebbe trasformare in belvedere, cantieri abbandonati che non si sa quando riprenderanno i lavori, un bilancio comunale “in coma irreversibile”, o sono colpevolmente distratti da altro o ancora non sono riusciti, altrettanto colpevolmente, a comprendere appieno l’impegno e la serietà operativa che il ruolo imporrebbe e che nessuna delega di staff può surrogare. E, da nessuna parte si parla del danno erariale che questa “cultura” gestionale potrebbe causare. Insomma, il dubbio è : più Coccobill o Tex Willer? Nell’attesa che arrivino i nostri e non facciano la fine del settimo cavalleggeri, non ci resta che nasconderci a forte Apache e fare il tifo per Rin Tin Tin… Altro che sceriffi.

Nicola Trotta