Ondata di maltempo in Campania: nuovo allarme?

Federica Cerino

Una nuova ondata di maltempo e una nuova perturbazione sta colpendo in queste ore la Campania e secondo i metereologi durerà ancora per circa una decina di giorni. Già c’è preoccupazione per gli abitanti di Salerno, specialmente coloro che alloggiano nella Zona Orientale e nelle province annesse. Ormai colpiti dalla devastazione provocata dalla rottura dell’acquedotto della Piana del Sele, c’è un comune scontento della situazione scaturita dall’emergenza idrica e una nuova apprensione per ciò che potrebbe accadere in questi giorni. Sono state contrastate le notizie che riguardavano la possibile mancanza d’acqua negli Ospedali di Salerno, in quanto questi sono provvisti di proprie cisterne e risorse d’acqua. Ma ciò non toglie che bisognerebbe apportare ugualmente e urgentemente una soluzione tamponante al problema della mancanza d’acqua, poiché questa è la risorsa e si potrebbe azzardare anche il capitale più importante dell’uomo. I vigili del Fuoco, intanto, si occupano di distribuire l’acqua nelle ore in cui non è prevista la distribuzione privata, anche se  non tutti i singoli individui possono rifornirsi autonomamente di barili d’acqua (potrebbe essere un esempio un anziano che vive da solo e non ha la forza fisica di trasportare il peso di più taniche d’acqua, peraltro non è compresa l’acqua potabile). Tutti parlano di calamità naturale, intendendo “calamità” come “fenomeno” naturale. Ma esiste una profonda differenza fra i due termini. Il fenomeno diviene calamità quando si presenta in luoghi in cui vige urbanizzazione. Difatti, se una situazione temporale analoga a questa si fosse presentata in un’altra area non abitata del Paese, sarebbe passata completamente inosservata, poiché non avrebbe provocato drammi così ingenti. Allora, dal momento che esiste una distinzione tra calamità e fenomeno naturale, sussiste che si potrebbe anche attuare una sorta di previsione e prevenzione dei disastri che il fenomeno potrebbe apportare, divenire quindi calamità e perciò interessare la parte, per così dire, “emozionale” della condizione, ovvero ciò che riguarda la popolazione colpita. Ovviamente non sono soltanto le persone interessate dal disastro a porre rimedio a ciò, ma servirebbe una mobilitazione maggiore da coloro che non sono interessati direttamente da ciò che è accaduto, al fine di poter porre rimedio al crescente timore di nuovi sfavori.