Fisciano: Università, Investigatori, Ministro e lauree

Aldo Bianchini

Ho chiuso la prima puntata sul “caso Ingenito” precisando che tutto sarebbe nato sulla base di una telefonata anonima del 2003 che denunciava “la vendita di esami presso l’Ateneo salernitano da parte dell’ex dipendente Ciro De Vita (deceduto nel corso delle indagini) e del prof. Michele Ingenito”. Insomma la telefonata svelava i misteri reconditi di una cricca ben organizzata con tanto di professore ed ex segretario disponibili a vendere esami in cambio di denaro e prestazioni di altro tipo. Tanto che Il Mattino in data 8 dicembre 2004 parla di “Non solo soldi per un diciotto garantito…Per un esame di lingue alla facoltà di economia e commercio ci sarebbero state perfino avances, sembra segnate da successo, con richieste di prestazioni sessuali. Un giro hard, probabilmente, perfino sconosciuto agli stessi docenti….Questi fotogrammi, frutto di pazienti appostamenti degli investigatori, sono nel fascicolo dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Salerno sugli esami a pagamento….”. E qui scatta la prima anomalia investigativa. Il pm Penna affida le indagini essenzialmente a due investigatori: dr. A.R. Battista (dirigente della Digos) e dr. R. Alfano (sostituto commissario presso il Campus di Fisciano). Ai due, nel tempo, si aggiungono anche Salvatore D’Auria (ispettore capo), Elio Belmonte (sovrintendente), Gerardo De Luca (sovrintendente), Gerardo Origlia (sovrintendente), Lucio Pizzo (assistente capo), Aniello Petrosino (assistente), Vincenzo Siniscalchi (assistente), Pietro De Santis (ispettore capo), Antonio Consalvo (ispettore), Alessandro Esposito (ispettore). Nel tempo, dunque, singolarmente o in gruppo ben dodici poliziotti si sono interessati al caso Ingenito svolgendo indagini accurate. Il numero dei poliziotti impegnati, anche se ad una prima occhiata può apparire spropositato, non mi sorprende più di tanto in quanto ci sono molte variabili in un’indagine complessa come quella in esame: interrogatori, intercettazioni ambientali, pedinamenti, videoregistrazioni, sbobinamenti e relazioni riassuntive. Non posso e non voglio entrare nel merito della conduzione delle indagini che, probabilmente, potevano essere condotte e risolte anche solo e soltanto con accurati e serrati interrogatori di tutti gli interessati; ma si sa, le indagini tradizionali sono ormai quasi un fantasma nella prassi quotidiana degli inquirenti. Ma un’anomalia c’è in tutto questo ed è anche consistente. All’epoca della telefonata anonima e delle prime importanti indagini uno dei due investigatori principali era anche “cultore della materia” presso l’Ateneo salernitano e l’altro si era specializzato seguendo un lungo corso di formazione in storia dei paesi afro-asiatici. Quindi sia l’uno che l’altro si trovavano, in un certo qual senso, nella scomoda posizione di “controllori” e di “controllati”, una posizione che almeno sul piano dell’etica funzionale non appare molto corretta; addirittura per Alfano la situazione si complica vieppiù. Egli difatti, come sostituto commissario, lavora direttamente nel campus a stretto e diretto contatto con le massime autorità dell’Università, sia per ragioni poliziesche che per motivi legati al suo ruolo di cultore della materia. Altro mistero è dato dal fatto che il pm Penna non si sia accorto in tempo di questa anomalia, senza nulla togliere alla genuinità dell’impianto accusatorio, per quanto poi crollato totalmente. Ma sinceramente sentirsi indagato da un soggetto che in altre vesti vedi anche come pseudo-collega non deve essere molto esaltante e, soprattutto, rischia di aprire molte congetture su un presunto complotto ordito, anche involontariamente, a carico dell’indagato. Ma perché, ritornando alla vicenda, tutto questo presunto accanimento contro il professore Ingenito.  Forse perché denunciava politiche culturali offensive della propria area e che andavano, quindi, contro gli interessi specifici degli studenti, per competenze di cui si erano “impossessati” (senza possederle) professori di altre discipline (bancarie, economiche, statistiche, matematiche, giuridiche)? A tale proposito va precisato che quanto scrisse Il Mattino all’epoca, secondo la cui tesi l’insegnamento di inglese sarebbe stato ridimensionato in virtù delle indagini in corso contro il docente, è assolutamente infondato. La legge di riforma del 2000, infatti, aveva come ha a tutt’oggi abolito gli insegnamenti linguistici dalle facoltà di economia. In tutt’Italia solo Salerno ha seguito pedissequamente la legge. Era proprio contro questa anomalia che Ingenito si batteva e si batte. A riprova, il tutto si inasprisce nel 2004 quando Michele Ingenito, invitato dall’Università Bocconi di Milano, presenta un saggio su Lingue ed Economia dal titolo: “I limiti dei limiti dell’autonomia universitaria. Salerno, un caso-limite”. Grande il successo del professore in quel contesto, nonostante lo stupore generale dei massimi studiosi italiani e stranieri di lingue presenti, attenti e quasi increduli alla sua sconcertante relazione, successivamente pubblicata. Il suo successo si estende, però, e più direttamente, nei propri specifici contesti professionali ed accademici, fino a ricevere anche il Premio Speciale della Giuria del Premio Internazionale di Satira Politica “Fondazione Città di Forte dei Marmi”, il più prestigioso riconoscimento del genere a livello internazionale. Per oggi fermiamoci qui. Alla prossima puntata.