“La Dea Lamia” chiude riscuotendo successi e con importanti riflessioni sul Carminello ad Arco

L’arte chiude la I Edizione de “La Dea Lamia”. La kermesse gastronomica e culturale organizzata dall’associazione giovanile Noi è Sviluppo in collaborazione con l’associazione Arianna Arte di Striano e la Fondazione Carminello ad Arco di Pagani ha visto, nella serata di mercoledì, chiudere definitivamente i riflettori suggerendo momenti di intense emozioni. Tanti gli ospiti che si sono avvicendati nel dibattito conclusivo, tanti gli argomenti affrontati dagli stessi relatori. Dopo infatti i saluti iniziali portati dai pionieri della manifestazione, il presidente e il vicepresidente di Noi è Sviluppo Gerardo Pepe e Giuseppe Baccaro, e il presidente di Arianna Arte Giovanni Boccia, la parola è passata al vicepresidente della Fondazione Carminello ad Arco, Antonio Pandolfi, che ha nuovamente espresso la profonda ammirazione per l’egregio lavoro svolto dai ragazzi di Noi è Sviluppo. «Lo ribadisco – ha infatti commentato – è stata una manifestazione alla quale non avevo creduto sin dall’inizio, perché ne temevo le grosse difficoltà. Questi giovani mi hanno invece stupito e mi hanno fatto capire che oggi si può fare tanto per riportare ai suoi antichi splendori un chiostro e una struttura che non merita questo stato di profondo abbandono». E dopo il commento commosso di Pandolfi, largo spazio ai 24 pittori che hanno esposto i loro quadri all’interno dell’antico chiostro paganese: Teresa Apicella, Lorenzo Basile, Giovanni Boccia, Laura Bruno, Luigi Carilo, Giuseppe Carabetta, Concetta Carleo, Aurora Cubiciotti, Crescenzio D’Ambrosio, Giorgio Della Monica, Angela Esposto, Stefania Grieco, Sabrina Ingenito, Giuseppe Izzo, Imma Maddaloni, Marilena Migliaro, Sandra Niviano, Bruno Pagliarulo, Vanessa Pignalosa, Giacomo Rainone, Enrica Sansone, Paola Siano, Giuseppe Sparla, Domenico Russo. Ad ognuno di loro una critica particolare, scritta dalla critica d’arte e poetessa Rosalba Coppola, che ha letto, nel corso del suo intervento, un’emozionante poesia scritta di suo pugno e intitolata “Inno alla speranza”. «La pittura è il giusto modo per trasmettere le proprie emozioni – ha detto la Coppola – fa sentire quello che vuole urlare il cuore, e non c’è immagine più bella di un antico chiostro, dimenticato, che attraverso l’arte di questi ragazzi vive e urla la sua presenza a noi». attenzione catalizzata, poi, sull’intervento di Alfonso Tortora, docente di Metodologie di ricerca storica dell’università di Fisciano, che ha tracciato in maniera eloquente la storia che si cela dietro questa struttura. Alla fine, lunghi applausi per il piccolo Carlo Tortora, ballerino paganese di 9 anni che ha deliziato il pubblico presente con alcuni assoli, spaziando tra la musica classica e gli attuali ritmi pop.