Federalismo ed ex Provveditorato

 Aurelio Di Matteo*

Che c’entra il Federalismo con la riorganizzazione e razionalizzazione degli uffici amministrativi territoriali del Ministero della Pubblica Istruzione? Mi sembra che la polemica iniziata dal Dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale di Firenze sia non solo fuori luogo, impropria e notevolmente tardiva, ma sa tanto di ideologico pregiudizio laddove attribuisce al Federalismo la causa di decisioni organizzative e di razionalizzazione degli organici che discendono da diversa e pregressa normativa. Alla polemica di retroguardia e di conservazione ci si è accodato acriticamente anche il neo Dirigente dell’USP di Salerno che nell’intervista concessa a questa testata esplicitamente sentenzia: “Gli uffici direzionali (ex provveditorato) sono destinati a chiudere nel giro di pochi anni con la riforma del federalismo”. E giù con la solita solfa dei tagli e della riduzione degli organici, quasi che l’introduzione di tecnologie informatiche e il decentramento di competenze ai Capi d’Istituto non fossero mai avvenuti. Ormai è moda imputare al Federalismo, del quale tra l’altro non si conoscono i decreti attuativi, la nascosta e inconfessabile difesa di piccole posizioni di privilegio o di comode “collocazioni” lavorative. Dopo ben tredici anni, tanti ne sono trascorsi da quando con la “Delega al Governo per il conferimento di funzioni e compiti alle regioni ed enti locali, per la riforma della Pubblica Amministrazione e per la semplificazione amministrativa” ci si pose l’obiettivo di ammodernare la macchina amministrativa statale, si imputa ad una globale riforma strutturale non ancora operativa ciò che invece è stata esigenza condivisa di rendere snella, funzionale, efficiente ed efficace la macchina esecutiva e operativa delle diramazioni statali. Non si è trattato di cercare soluzioni innovative da aggiungere o sostituire alle esistenti, ma di razionalizzare e semplificare ciò che già c’è per rendere efficienti i servizi scolastici e conseguire l’obiettivo di risultati qualitativamente migliori. Se dopo tanti anni i Dirigenti di Uffici scolastici periferici si esprimono in tal modo, si ha la netta sensazione di un notevole divario tra l’organizzazione formale e la realtà nella quale di fatto si continua a operare nella comunità scolastica amministrativa e gestionale. Se gli Uffici scolastici provinciali continuano, nonostante le diverse e chiare previsioni normative, a svolgere compiti gestionali e organizzativi ormai impropri si spiega il perché l’autonomia didattica e amministrativa delle scuole sia fasulla e non sia mai decollata. Secondo la pregressa normativa (non il Federalismo!), che razionalizza l’amministrazione periferica del Ministero, quella prevista in successione, dalla legge 15 marzo 1997 n. 59, dai Decreti Legislativi 30 marzo 2001 n. 165 e 21 dicembre 2001, fino al decreto legislativo 31 marzo 1998, n.112, l’istituzione degli Uffici scolastici provinciali (prima CSA) avrebbe dovuto svolgere l’importante funzione di sostegno e supporto all’autonomia scolastica. Di fatto essi ne sono stati il vero ostacolo, soffocandola attraverso il perdurare di compiti impropri appartenenti alla vecchia struttura dei Provveditorati. Ci si auspicava che i dirigenti del Ministero dell’istruzione, di qualsiasi livello,  compresi i dirigenti scolastici, assicurassero la compiuta e puntuale realizzazione del processo di razionalizzazione con l’utilizzo delle risorse umane e strumentali disponibili per conferire una maggiore efficacia ed efficienza al sistema scolastico. E da parte del Ministero, purtroppo, non si è data, né si dà attuazione alla conseguente altra previsione normativa che testualmente recita: “il mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati, verificato e valutato sulla base delle vigenti disposizioni anche contrattuali, comporta l’applicazione delle misure connesse alla responsabilità dirigenziale previste dalla predetta normativa”. L’Italia, purtroppo, è il bel Paese dove non il “sì” suona, ma costantemente il “no” e la protesta per difendere piccole e particolari posizione di privilegio. E ogni motivazione è buona, specialmente se si cita il Federalismo che evoca Bossi e la Padania, dai quali dovremmo ogni tanto prendere esempio.

* Comitato per la razionalizzazione della formazione per il Turismo – Ministero del Turismo