Teggiano: Principessa Costanza, senza infamia e senza lode

Aldo Bianchini

Bisogna che a tutti i costi la manifestazione “Alla tavola della Principessa Costanza”, se vuole sopravvivere e crescere, perda la sua evidente centralità teggianese, centralità che trasuda da tutte le sfumature, da qualsiasi angolazione si guardi alla pur interessante celebrazione medioevale. Insomma, per dirla tutta, la famosa “universitas civitas” non è solo e soltanto patrimonio di Teggiano e non è storicamente corretto che il “Diano” possa essere rappresentato dalla sola comunità teggianese che ha avuto ed ha dei meriti ma che non è assolutamente “l’ombelico del mondo”, o quanto meno del Vallo di Diano. Nel corso del tempo, per una sorta di pratica dell’istituto dell’usucapione Teggiano si è fregiata di un titolo che non ha o, almeno, non ha solo la sua comunità. Questo secco preambolo basterebbe  da solo a spiegare perché la rievocazione pseudo-storica della Principessa Costanza è destinata a non crescere, a non tracimare a livello regionale e nazionale, come pure verosimilmente meriterebbe. In questa trappola squisitamente e tipicamente paesana è caduto anche il noto e bravissimo regista Massimo Cinque che qualche idea innovativa l’ha comunque portata. Ma non può un regista di quella levatura rimanere ingolfato nelle probabili “beghe” tra i vari componenti della Pro Loco e dello stesso presidente che non hanno dimostrato né la forza né la capacita creativa ed organizzativa di Elio Cantelmi a cui va il riconoscimento di aver inventato di sana pianta tutto quanto le migliaia di visitatori, anche ieri sera, hanno visto per le piazze e le  strade del centro storico. Il corteo storico anziché snellirsi si è improvvisamente appesantito ed allungato anche a causa, forse, dell’enfasi organizzativa messa in campo, ad esempio, da Stefania ed Anna (due apprezzabili infaticabili sostenitrici della celebrazione) apparentemente in antitesi ai desiderata dello stesso Cinque che, è una mia sensazione, alla fine ha finito, sfinito, per ammorbidirsi. Tutto questo va, purtroppo, nella direzione opposta a quella che il regista Rai ha cercato di imporre alle numerose “teste pensanti” che, forse involontariamente, con il loro atteggiamento fanno sprofondare la manifestazione in un ambito localistico assai ristretto. Eppure la  gente ancora accorre e vuole vedere, soprattutto le novità, ed in migliaia si assiepano al passaggio del corteo. Novità che Massimo Cinque ha onestamente e testardamente cercato di inserire; non basta soltanto l’assalto e l’incendio della “fortezza”, seppure vibrante e scenograficamente interessante, per rilanciare la manifestazione. Certo il regista ha avuto pochissimo tempo per preparare il tutto e soprattutto per incidere chirurgicamente su “il corpo” del lungo corteo infarcito ancora di tanta inutile “paesanità” con citazioni ridicole di inesistenti casati pur di accontentare questo o quel figurante dal presunto prestigio personale. Come dicevo all’inizio la celebrazione deve sganciarsi dalla centralità teggianese ed aprirsi rapidamente al mondo esterno. La “giostra dei ceri” fu una bella novità di Cantelmi ma non è stata sufficiente ad allargare gli orizzonti della manifestazione. Lo scrivevo ben otto anni fa, perché non pensare ad un concorso di bellezza allargato almeno alle varie comunità dei “casali”, per non dire a tutta la provincia, per scegliere “la più bella del reame” anno per anno, perché non è conveniente che la bella venga scelta dai soliti tre-quattro personaggi del direttivo. E perché non interessare i ristoratori e produttori caseari, sempre attraverso concorsi nei vari casali (casomai storicizzando i loro loghi), a sostituire le compassate cantine, mantenendo le suggestive location. Si allargherebbero, così, i confini che oggi appaiono, e mi auguro di sbagliarmi, troppo ristretti per una manifestazione, ripeto, che nella sua accezione concettuale rimane ancora una grande e bella rievocazione storica di cui la comunità teggianese, e non solo, ha bisogno. Quando si fanno determinate scelte bisogna crederci fino in fondo, costi quel che costi; oltretutto gli eventuali guasti si pagano, poi, sulla propria pelle. Massimo Cinque ha dimostrato di avere le idee chiare, è necessario dargli carta bianca se lo si vuole confermare anche per l’edizione del 2011, altrimenti quelli spesi per la sua presenza risulteranno come soldi buttati al vento. A mio sommesso avviso la Pro Loco di Teggiano ha ancora intatte tutte le possibilità di uscire da questa situazione di stallo e per farlo dovrà avviare rapidamente la messa a concorso sia della principessa  che delle cantine e, soprattutto, già nei prossimi giorni ripresentarsi alla stampa con un rendiconto completo e dettagliato dei costi dell’intera manifestazione in una grande operazione di trasparenza e di legalità. Dalla sua ha un ufficio stampa (Stabile e Sica) ottimamente organizzato e ben introdotto nel mondo dell’informazione. Soltanto così la Principessa uscirà finalmente dal guado di “senza infamia e senza lode” in cui potrebbe continuare a scivolare.

 

 

 

 

 

 

Un pensiero su “Teggiano: Principessa Costanza, senza infamia e senza lode

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    Due parole sono necessarie
    pubblicata da Enzo Sestito il giorno lunedì 16 agosto 2010 alle ore 10.39

    Come socio della Pro Loco di Teggiano e come parte attiva (anche se per un piccolo ruolo all’interno della grande macchina organizzativa che crea la manifestazione) mi sento di spendere due parole in risposta all’articolo pubblicato sul sito https://www.dentrosalerno.it firmato da Aldo Bianchini. Premetto che tutto questo è un mio pensiero, non mi faccio portavoce della Pro Loco di Teggiano. Leggendo le sue parole non posso fare a meno di pensare che provengano da una persona che poco sa della manifestazione, della sua oraganizzazione, del suo svolgimento. Insomma, mi sembra che non l’abbia nemmeno visitata. E’ dovere di un giornalista documentarsi attentamente prima di sparare a zero su qualcosa o qualcuno. Nessun teggianese si è arrogato il diritto di promuovere Teggiano ad “ombelico del mondo” (sua citazione). Il successo dell’evento è innegabile e lo testimoniano i mal riusciti tentativi di imitazione a livello locale. Questa manifestazione è nata a Teggiano da teggianesi, che grazie all’inventiva e ad un immenso e costante impegno l’hanno portata a questo livello. Se gli altri paesi del vallo non riescono a creare nulla di simile per emergere non è certo colpa di Teggiano e dei teggianesi.”E’ destinata a non crescere, a non tracimare a livello regionale e nazionale”, come si fa a dire una cosa del genere? Ha mai provato a passeggiare per le strade di Teggiano in quei tre giorni? La domanda naturalmente è retorica. Se l’avesse fatto avrebbe avuto modo di ascoltare una moltitudine di accenti che denotano, non se la prenda, il successo anche oltre i confini della provincia e della regione. Nel suo articolo sono d’accordo solo su una cosa: nel riconoscere i meriti a Elio Cantelmi che ha dato vita a questo successo. Le vicende che hanno portato alla sua mancata rielezione come presidente sono intricate e magari se ne potrebbe parlare in un’altra occasione. Continuando con le citazione del suo articolo “non può un regista di quella levatura rimanere ingolfato nelle probabili “beghe” tra i vari componenti …”. Le beghe ci sono, ci sono state e sempre ci saranno. Forse mai come quest’anno, a dir la verità. L’efficienza di alcuni membri del consiglio di amministrazione potrebbe far storcere il naso a qualcuno, ma non ha minimanente influito sull’operato del regista Massimo Cinque, al quale è stata data carta bianca. Il corteo avrebbe dovuto snellirsi, e per quale motivo? Forse non si riesce ad entrare nell’ottica dell’idea che la manifestazione è un tutt’uno di spettacolo e gastronomia. E il corteo ne è una parte imprescindibile. Dovrebbe sapere, prima di esprimere un giudizio, quanto lavoro c’è dietro alla preparazione di un vestito: la ricerca del dettaglio, la bravura manuale per realizzarlo e, non per ultimo, il costo. Altro punto inesatto, più precisamente da persona non informata: la scelta della principessa. E’ impensabile cambiare una principessa ogni anno per un semplice motivo: non si può sostenere una spesa tale per realizzare il vestito (provi ad informarsi sul costo, ma si segga prima di ricevere la risposta…) per poi usarlo per una sola edizione. Forse non sa che i figuranti del corteo, compresa la principessa, realizzano i vestiti a proprie spese. In conclusione, il suo articolo mi da tanto l’impressione di voler essere a tutti costi una voce fuori dal coro. Sta di fatto che la manifestazione “Alla tavola della Principessa Costanza” vede crescere il suo prestigio di anno in anno e, non se ne abbia a male, sono certo che il prossimo anno avremo ancora più visitatori e altrettanto certo di leggere un suo articolo che dice l’esatto contrario.

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