L’ultimo travestimento

Angelo Cennamo

Per commemorare la strage di via D’Amelio, in cui perse la vita 18 anni fa il Giudice Borsellino, ha sfilato a Palermo il “popolo delle agende rosse”. Il nome suggestivo rievoca l’agenda sulla quale il magistrato palermitano annotava le sue indagini, misteriosamente scomparsa subito dopo il tragico attentato. Le cronache ci dicono che il corteo non era affollatissimo e che la maggior parte dei palermitani abbia preferito dedicarsi ad altro, complice forse la calura estiva. Ma chi sono quelli dell’agenda rossa? Cittadini comuni appartenenti alle più svariate classi sociali, semplicemente indignati contro la mafia e desiderosi di affermare la legalità sulla facile connivenza di tanti personaggi dell’imprenditoria e della politica siciliana? Uomini e donne di qualunque fede politica, animati da uno spiccato senso civico teso a squarciare l’indifferenza di chi, invece, non osa schierarsi contro la criminalità organizzata delle cosche? Non esattamente. Costoro, gli “agendini”, erano lì per chiedere alle istituzioni, in primis alla magistratura, di fare maggiore luce sulle stragi del ’92. La premessa è questa : alcuni pentiti, a distanza di qualche anno, hanno ritrovato la memoria perduta e raccontato ad alcuni pm, solerti e particolarmente sensibili a certi temi, fatti a loro tempo dimenticati. Fatti e circostanze che oggi potrebbero essere utili per incastrare i veri responsabili di quella stagione del terrore. Qualcuno, addirittura, ha tirato in ballo dei veri e propri papelli con i quali la mafia avrebbe stipulato accordi con pezzi dello Stato. Lo Stato, stando a certe ricostruzioni avallate anche dagli “agendini”, sarebbe stato rappresentato non dall’allora presidente della Repubblica o del consiglio dei ministri. No, sarebbe stato troppo semplice. A rappresentare le istituzioni repubblicane sarebbe stato un insospettabile imprenditore meneghino che, ben due anni prima del tempo, aveva già previsto il proprio coinvolgimento in politica e pronosticato una sorprendete affermazione alle elezioni del ’94. Non solo, ma prima ancora di ideare e prefigurare il suo movimento politico, questo imprenditore, già promosso dalla cupola ad interlocutore istituzionale, avrebbe pure previsto il suo insediamento a palazzo Chigi quale capo del nuovo governo. No, il personaggio in questione non è Nostradamus, e neppure un discendente della veggente stirpe dei Maya, ma Silvio Berlusconi. Dunque il popolo delle agende rosse è sceso in piazza per chiedere alla magistratura palermitana di affrettare le nuove indagini sulle stragi di mafia e di assicurare alle patrie galere l’artefice di quegli attentati, ovvero il nostro premier. Mi sta venendo un sospetto. Le agende sono rosse, il popolo è delle agende rosse, le magliette di alcuni di loro sono rosse e raffigurano Che Guevara, passeggiando per le vie di Palermo  hanno intonato “bella ciao”……….vuoi vedere che questo gruppetto di legalitari non è altro che un manipolo di comunisti?    

 

3 pensieri su “L’ultimo travestimento

  1. nella risostruzione della vicenda trovo alcuni errori di terminologia, cioè mischi termini che storicamente venivano utilizzati in epoche e da perone molto diverse. sono accostamenti che tradiscono l’articolista, prova un pò a pensare hai messo insieme: manipolo e comunista; ah quante me ne vengono. andiamo nel merito delle questioni: è assodato che falcone e borsellino sono stati uccisi dalla mafia in due attentati davvero incredibili e clamorosi. furono una dimostrazione di forza paragonabile alla marcia su roma. di quelle due stragi-attentati ancora si sa poco. credo che sia diritto/dovere di tutti i cittadini, non solo comunisti -che ti fanno venire l’orticaria- ma anche fascisti chiedere la verità semplicemente per il fatto che uno stato che vive sulla menzogna è destinato a vivere poco. la vera notizia, caro angelo, è che ci fossero poche persone sopratutto di destra e sostenitori del governo. perchè non c’erano? avevano paura di mischiarsi con i “comunisti” oppure non volevano danneggiare il tuo/loro “condottiero”?
    guarda che le cose stanno in questa maniera e il tuo piccolo napoleone non ha bisogno dell’ennesimo difensore. lo so che tu lo vedi come un burlone vispo, anche se nella sua vita da imprenditore ha fatto tante cose strane e ha sempre trovato, come una star, tantissimi supporter. anche nella sua vita personale ha fatto e incontrato tante persone strane però è come una star ed ha tanti supporter.
    mi meraviglio che un liberista, liberale e libertario come te abbia un culto della personalità da korea del nord.
    cordialità

  2. Il fratello di Borsellino? Comunista! Chi chiede verità è comunista! Chi chiede giustizia è comunista! Chi chiede la casa (gli aquilani)è comunista! I poveri al Sud: comunisti!
    Cennamo, hai risolto anche tu tutti i tuoi problemi, mettendo l’intelligenza definitivamente a riposo: tranquillo, sono (siamo)tutti comunisti!

  3. Caro Michele (Zecca),

    devo correggerti. Alla commemorazione di Borsellino ( Paolo non Salvatore)i cortei erano diversi. Quello da me citato nell’articolo era costituito da un “manipolo” di comunisti, circa un centinaio, scesi in piazza più che per difendere la memoria del magistrato ucciso, per attaccare il solito bersaglio.

    C’era poi un altro corteo organizzato da Giovane Italia ( i giovani del Pdl), più numeroso, con Giorgia Meloni, al quale si è unito anche il presidente della camemera.

    Saluti

    AC

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