Monte San Giacomo: “Le notti del carrubo lunato”

Aldo Bianchini

Un parterre d’eccezione, una sala stracolma di gente, un sito storico come il Palazzo Marone, la vasca fontana immutabile nel tempo, i vicoli che trasudano storia e vicende umane. Questa la cornice, quasi suggestiva, dell’evento: la presentazione al pubblico dell’ultimo lavoro di Barbara D’Alto dal titolo “Le notti del carrubo lunato”, un romanzo incastonato tra sogno, invenzione e realtà. L’ex ministro Carmelo Conte, l’on. Donato Pica, il presidente del Consorzio Bacino Sa/3 Vittorio Esposito, il professore Ambrogio Ietto, l’ex presidente ATO Gabriele Cavallaro, l’ex sindaco di Sassano ed ex assessore provinciale alla cultura Gaetano Arenare, il  cancelliere dirigente del Tribunale di Sala C. Pierino Cusati, l’architetto Saverio Romano e il vicario del distretto scolastico Michele Calandriello. Sul palco il sindaco di Monte San Giacomo Franz Nicodemo, il presidente della Comunità Montana Raffaele Accetta, il professore Francesco D’Episcopo, il moderatore Carmine Pinto e la professoressa Rosetta Caporrino. Al centro della scena c’è Lei, solo Lei, donna Almerina, pardon Barbara D’Alto. Mi appare, nel suo portamento fiero ma mai altezzoso, come una “donna” d’altri tempi ma eccezionalmente attualissima grazie alla sua classe innata, e la classe non è acqua e neppure si acquista. Insomma una “vera donna” fuori assolutamente dal contesto socio-ambientale in cui è vissuta e vive da tantissimi anni. Libera, passionale, istintiva e matura, la D’Alto “donna del passato” è una lezione vivente per le donne di oggi ed anche per quelle del futuro. Non a caso ha dedicato il libro “A Barbara, Sveva e alla piccola Federica, donne di domani”. Nata per caso in Albania (il padre era ufficiale dell’esercito e fu inviato di prima nomina appunto in Albania) si è presto trapiantata nella piccola comunità rurale di Monte San Giacomo. Rabbrividisco, come osservatore, pensando alle difficoltà che una “donna” libera, passionale, istintiva ed anche  dallo spessore culturale superiore alla media, ha in maniera travagliata dovuto subire e sopportare in una comunità che, solo per colpe e tradizioni storiche, sul piano socio-ambientale segnava decisamente il passo al cospetto di una “grande donna manager”. Perché la D’Alto è anche questo, una donna manager che si è tuffata letteralmente nella scrittura e nella letteratura con forza e, perché no, anche con tutta la sua classe. “Donna Almerina”, la protagonista del romanzo, potrebbe essere proprio Lei, l’autrice del libro che si racconta tra sogni, rimpianti, invenzioni e realtà. La sua vicenda umana, me lo consenta “donna Barbara”, è prepotentemente simile a quella di “donna Almerina”. Alma incontra Lorenzo così come Barbara incontra il padre dei suoi figli. <“Sei stanca”, osservò Lorenzo Passandole improvvisamente una mano sui capelli …. Se ne stettero in un silenzio errante finchè giunsero al cancello dell’orto completamente spalancato. …. Lei non si  mosse. ….Sentì la stretta possente di Lorenzo.”>. Sempre una sera d’estate la giovanissima Barbara, con la sua migliore amica, quella del cuore, va ad una festa a Teggiano. Conosce subito, dopo uno sguardo intenso, l’uomo della sua vita, il padre dei suoi figli. Mi piace immaginarla così “donna Barbara”, anche romantica e un po’ trasognata, del resto per quei tempi una ragazza dal portamento fiero ma mai altezzoso poteva benissimo sognare. Non vorrei aver violato alcun confine di privacy, credo di non averlo fatto. Ho descritto semplicemente una donna di classe, nettamente superiore alla media, che emergerebbe dal grigiore collettivo anche in una metropoli. E il libro “Le notti del carrubo lunato”, direbbe qualche lettore: Ebbene il libro bisogna comprarlo e leggerlo, tutto d’un fiato, perché è un romanzo avvincente dalla prima all’ultima pagina. Edito da “Plectica” lo si trova in tutte le librerie. Io mi limito a riportavi quello che lo stesso editore scrive sulla seconda di copertina: “”Una storia avvincente, sospesa tra la dimensione onirica e quella reale, che si svolge sulla punta estrema di una collina, fissa sul mondo come un periscopio inceppato. Su questo scoglio lunare, su questo sasso meteoritico di abbagliante bellezza dove il tempo trattiene il respiro, si avvicendano e si intrecciano –in una geometria di coincidenze molto simili al destino- le vite dei personaggi. Sottile la tessitura della trama, ma è soprattutto l’uso della parola, che smembra e riduce a molecole elementari i sentimenti umani più profondi e complessi, a trascinare il lettore. Ne risulta una visione dell’esistenza che trae significato e forza dalla sua stessa inermità.””  Mi sono commosso quando in un passaggio del suo intervento “donna Barbara”, parafrasando la mitica frase di Kennedy a Berlino, ha detto: “Io sono di Monte San Giacomo” quasi come un passaggio di testimone tra passato, presente e futuro per Lei venuta da una terra lontana e martoriata.

 

Un pensiero su “Monte San Giacomo: “Le notti del carrubo lunato”

  1. Complimenti alla prestigiosa autrice di Monte San Giacomo!Ringrazio di vero cuore il dirigente Scolastico Barbara D’Alto per il riferimento che ha fatto nel romanzo al mio paese natio Sassano.
    ”Le notti del carrubo lunato” è veramente una storia avvincente!
    Cordialmente.
    Pierto Cusati

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