Salerno: Crescent/Cogefer, gara a rischio?

Aldo Bianchini

Se qualcuno pensa che la storia non si ripete legga questo racconto e sarà costretto a rivedere subito la sua convinzione. Mercoledì 23 giungo 1992 un giornalista bussa alla stanza del sindaco Vincenzo Giordano e chiede, candidamente, se il pm Michelangelo Russo è già andato via. Il passaggio a vuoto del giornalista fa scoprire che c’è tutto un complotto giudiziario-mediatico intorno al Comune. Nonostante le polemiche meno di un anno dopo il sindaco Giordano venne travolto con l’intero suo partito. Esattamente diciotto anni dopo, mercoledì 23 giungo 2010, il Comune di Salerno rivive, in termini di complotti, più o meno le stesse cose. Non si tratta, per carità, di fatti come tangentopoli, ma la casualità della data, l’agitazione, la fibrillazione e la segretezza assoluta farebbero pensare a notizie esplosive che l’Amministrazione cerca di custodire nel massimo riserbo. In ballo ci sarebbe la gara a base d’asta per la realizzazione del primo lotto funzionale del Crescent in loc. Santa Teresa; gara che il 9 giugno 2010 è stata vinta dalla Co.Ge.Fer. spa di Ferrara con un’offerta pari ad € 15.015.000,00= sull’ATI tutta nostrana (Kla, Rcm costruzioni Rainone, Ritonnaro costruzioni srl e Favellato) che aveva offerto € 14.700.000,00= per una differenza in meno di soli  315.000,00= euro. Sembra che nel primo pomeriggio di mercoledì 23 giugno sia stato visto entrare nella sede del Palazzo di Città un signore sconosciuto ma ben distinto e con una grossa borsa di colore nero. Sembrerebbe che lo sconosciuto, passo deciso e felpato, si sia diretto presso l’Ufficio Tecnico oppure presso l’Ufficio Appalti e Contratti. La destinazione dello sconosciuto non è certa, potrebbe anche darsi che sia entrato prima in un ufficio e poi nell’altro. E per fare cosa in maniera così accortamente riservata? Le voci che corrono  fanno tremare le vene e i polsi. Sembra che l’Ufficio Appalti e Contratti del Comune non abbia ancora provveduto a redigere e sottoscrivere la “Convenzione Attuativa Sub-Umi n.2” quella relativa alla gara del primo lotto funzionale del Crescente vinta dalla Co.Ge.Fer. spa di Ferrara. Sempre sulla base di indiscrezioni sembrerebbe che la Società vincente non avrebbe adeguatamente risposto ai punti 7-8 e 9 dell’avviso di asta pubblica (7-obblighi dell’acquirente; 8-Requisiti di partecipazione all’asta; 9-Requisiti per la realizzazione dell’opera) e che inoltre non disporrebbe del “titolo abilitante per la demolizione del fabbricato dell’ex Hotel Jolly delle Palme”. Qualcuno sostiene che lo sconosciuto è giunto al Comune, come funzionario della Co.Ge.Fer.,  per l’esibizione di ulteriori documenti giustificativi. Un fatto è certo, fino ad oggi (lunedì 28 giugno) la convenzione non è stata ancora sottoscritta in quanto il dirigente dell’ufficio appalti e contratti, prima della firma, intenderebbe riesaminare la situazione che appare molto complessa. Difatti l’unico titolato al rilascio del “titolo abilitante per la demolizione del Jolly” è solo e soltanto il gruppo Chechile che sembra, almeno sulla carta, assolutamente fuori dalla società vincente. Delle due l’una, o il gruppo Chechile vende questo titolo alla Cogefer che a sua volta lo cede al Comune, o il gruppo Chechile entra direttamente in partecipazione con la Cogefer, cosa questa ritenuta impossibile sul piano legale. In caso contrario il dirigente comunale avv. Aniello Di Mauro difficilmente potrà sottoscrivere la convenzione che, secondo i bene informati, offrirebbe almeno altri due punti poco chiari. Ma nell’attesa di nuovi squarci illuminanti viene spontanea almeno una domanda: “E l’Ati che ha perso la gara che fa?”. Al momento apparentemente niente, quasi come se avesse partecipato alla stessa gara senza il preciso intento di effettuare realmente i lavori del Crescent; anche se questo atteggiamento complicherebbe ancora di più la comprensione  della parte che la stessa Ati ha recitato nel contesto generale della gara d’asta. E lo stesso “No Crescent” che fa se si lascia sfuggire queste concrete occasioni di intervento? Ma c’è di più, qualcuno parla addirittura di pressioni e minacce anche se non si sa bene su chi e perché. Il resto alla prossima puntata.

 

6 pensieri su “Salerno: Crescent/Cogefer, gara a rischio?

  1. Spero sinceramente che blocchino questa operazione.Salerno già in rovina con questa amministazione,sarebbe il colpo di grazia per distruggerla.

  2. Manlio, mi spiega una cosa? L’area di Santa Teresa è stata per decenni (DECENNI) abbandonata al degrado assoluto, tra chiancarelle, topi, prostitute, baracche, binari e quant’altro. Ebbene, dov’erano i NO CRESCENT e tutti i denigratori del progetto voluto da De Luca? Le suggestive argomentazioni di costoro circa lo scempio e la chiusura verso il mare che, a dire Suo e dei NO CRESCENT (e NO TUTTO), l’opera di Bofill comporterebbe come si conciliavano con il degrado al quale sino ad ora l’area è stata abbandonata? Perchè in tutti questi decenni non si è protestato contro il precedente (e reale) scempio ambientale? Perchè non si sono raccolte firme e non si sono organizzate manifestazioni in favore di una ripulitura radicale dell’area? Sino alla presentazione del progetto di Bofill sembrava che a nessuno importasse niente di quel panoramico angolo di città.
    Ed allora ribattezzerei tutti i detrattori di Piazza della Libertà: invece di NO CRESCENT, SI DEGRADO!

  3. Caro Perplesso, i nocrescent erano a S. Teresa a urlare per lo scempio e il degrado, ma nessuno ci ascoltava, il perché è chiaro solo adesso: si aspettava per realizzare una bella speculazione. La domanda, semmai è LEI DOV’ERA?- detto questo, tenga presente che sono state fatte innumerevoli proposte per la riqualificazione dell’area di S. Teresa, ma l’amministrazione comunale le ha bocciate tutte, perfino quelle che aveva profumatamente pagato (vedasi progetto Bohigas). Io penso che lei non abbia argomenti, o meglio, che i suoi argomenti siano ormai stantii. Si rassegni, non le crede più nessuno…

  4. Caro perplesso, la scusa del degrado per giustificare il mostro Crescent mi sembra veramente ridicola, degna di De Luca. Se c’era da ripulire un’area degradata lo si poteva fare in mille modi, non era certo necessario e obbligatorio sostituire le baracche con un palazzone di 30 metri. Si poteva ripulire e poi fare giardini, spiaggia, aree destinate al gioco e alla cultura, e chi più ne ha più ne metta.

  5. Gli abitanti di una città calviniana la fecero andare in rovina pur di non cambiare nulla. Credo sia giusto intervenire sul territorio ponendo in primo luogo rimedio al degrado. Nei miei ricordi di neanche molti anni orsono, quell’area era una terra di nessuno tra officine, depositi di legname, prostitute e tossici. Ritengo che il complessivo intervento di riqualificazione dell’area meriti grande attenzione perchè valorizza la risorsa mare ed introduce elementi di modernità nella skyline del lungomare che finalmente si prolunga verso l’inizio della costiera amalfitana.

  6. Si può sostenere ciò che si vuole ovviamente, ma ciò che era ed è sotto gli occhi di tutti non si può negare. La area di Santa Teresa era fortemente degradata e chiunque arrivava a Salerno non riusciva a comprendere come mai un posto potenzialmente cosi bello fosse lasciato in quel degrado. Concordo al 100% con Perplesso. Detto questo, poi si possono avere idee diverse sul tipo di intervento progettato da Bofill. Le opere dei grandi architetti dividono, si sa. A me piace.
    O. Lorusso

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