2 Giugno, Festa della Repubblica

Compie sessantaquattro anni la Repubblica Italiana, figlia del referendum e nipote della resistenza. Non dimostra e nemmeno avverte i segni dell’età, nonostante costretta a subire gli assurdi colpi di testa, gli inconcepibili atteggiamenti posti in essere da parte di alcuni figli, parte indisciplinati ed un po’ discoli, parte ancora  affetti da mania di onnipotenza, che, folleggiando, oltre a permettersi il lusso di andare contro corrente, di prevaricare, di fregarsene di tutto e di tutti, spesso e volentieri provocano impensabili ed a volte imperdonabili sofferenze dovute ad incomprensibili contrapposizioni scaturenti sistematicamente da perversi giochi di potere e/o da diverse scuole di pensiero politico. Difesa com’è da paladini strenui e  paladini non piegherà mai la schiena né abbasserà la testa la nostra cara Repubblica. Resta e resterà comunque bella, ammirata ed amata dalla parte migliore dei suoi figli, gente semplice e perbene, sana e dalle mani pulite, affettuosa e laboriosa, incorruttibile e senza grilli per la testa, grata e riconoscente. Non a caso, nella speciale ricorrenza, il Presidente della Repubblica, on. Giorgio Napolitano, coglie l’occasione per rivolgere il paterno messaggio ai rappresentanti delle istituzioni ed a coloro i quali sono ai vertici delle varie amministrazioni. Un messaggio che, andando indietro nel tempo, ci riporta alle letterine che ogni bambino, nelle speciali giornate del Santo Natale e della Santa Pasqua, leggeva ai genitori e che, invariabilmente si concludevano con la solenne promessa di essere in futuro più buoni, ubbidienti e studiosi. Ecco, è il Presidente Napolitano a ‘leggere’ quello che si aspetta dagli amministratori e dai rappresentanti dello Stato: ‘uno scatto di consapevolezza della necessità di un impegno condiviso per superare sterili contrapposizioni e dannosi particolarismi; il Paese ha bisogno di una buona amministrazione e per riuscire in questo bisogna superare contrapposizioni e particolarismi vari’. Il 2 giugno quindi non è, come taluni sostengono, la ‘liberazione bis’, ma una giornata memorabile – vogliamo altresì ricordare che sessantaquattro anni fa, il 2 giugno del 1946, le nostre donne si recarono per la prima volta alle urne – che va festeggiata in modo speciale rappresentando il terzo grande evento – il primo, giorno della memoria, fissato il 27 gennaio ed il secondo, festa della liberazione, il 25 aprile – dell’anno, in calendario. Un grande avvenimento che ha come riferimento, cui si lega ed unisce, i due grandi europei, il 14 luglio francese, presa della Bastiglia nel 1789, ed il 3 maggio polacco in riferimento all’anno 1791 quando venne promulgata la Costituzione di Polonia, prima moderna in Europa e seconda nel mondo, e quello d’oltre oceano, il 4 luglio statunitense che si allaccia all’anno 1776 quando venne firmata la dichiarazione di indipendenza. La festa della Repubblica, per lo straordinario significato e l’elevato valore, rievoca e rinnova le particolari sensazioni e le profonde emozioni che sono strettamente legate al giorno della memoria ed alla festa della liberazione. Liberazione legata a sua volta alla Resistenza che, contrariamente a quanto  elucubrato e diffuso artatamente da altri, è cominciata qui, in Campania, ed ha avuto – lo diciamo con orgoglio – nella nostra provincia i primi prodromi.

Paolo Pozzuoli