Le fabbriche delle illusioni

Salvatore Ganci

Non è istruttivo prendere atto nella grande Rete, dei banner pubblicitari delle emergenti “Università libere”? Crescono come i funghi a settembre. E’ un fenomeno in continua crescita se persino sotto i cieli suburbani di un comune satellite di Sestri Levante, esiste un distaccamento di una di queste Università. Non sono (da quanto ho visto) Università con offerta formativa nel settore scientifico. Piuttosto i corsi di Laurea variano nell’ambito delle Scienze Umane e psicopedagogiche, qualcuna arriva persino ad offrire corsi di Laurea in Ingegneria. Come e perché? Meglio non spingerci oltre per comprensibili motivi e prendiamo atto di questa nuova realtà. Il “mercato” obbedisce alle regole dell’offerta e della richiesta. In calo, stando ai dati statistici M.I.U.R. gli studenti iscritti nelle Università disseminate a profusione lungo la penisola e le isole, con distaccamenti di sede. Tutto ciò rende, almeno all’apparenza, l’Italia come uno stato privilegiato, che coccola e vezzeggia i suoi studenti. Al calo degli studenti nell’Università “di Stato” non corrisponde un calo proporzionale di docenti, anzi … Viceversa nella Scuola di Stato, se gli studenti calano, il docente va in situazione di soprannumero ed è obbligato a richiedere il trasferimento ad altra Sede o a completare l’orario presso altro Istituto. La stabilità è diventata da qualche decennio, un sogno illusorio per chi opera nella Scuola, mentre nessuna situazione di soprannumero si è mai verificata negli atenei. Eppure questo fatto viola i più elementari criteri di “razionalizzazione”, che si mettono in atto dopo decenni di errori con la profusione di assegni biennali e contratti quadriennali e che hanno creato un esercito di “precari” sistemati a “Ricercatori” con una leggina ad hoc. Merito del P.C.I. tra la fine degli anni ’60 e l’immediato inizio degli anni ’70. Allora l’università di stato fabbricava ancora realtà e l’impiego nella scuola era considerato un ripiego. Anche un Farmacista senza farmacia poteva ripiegare (male che fosse andata) a insegnare “Matematica e Osservazioni Scientifiche” nella Scuola Media. E oggi? Oggi ci si iscrive con uno spirito ben diverso: non l’interesse per il corso di laurea scelto, ma il corso che potrebbe fare trovare presto una buona occupazione dopo la laurea e, comunque, di potere sfruttare il “titolo” per fare soldi. Negli anni ’60 ci si poteva iscrivere tranquillamente a qualunque corso di laurea, anzi era assolutamente “out” iscriversi a Giurisprudenza se figli di un padre con lo studio ben avviato; oggi si vedono Studi Legali su due generazioni. Ma cosa realmente richiede la società? Evidentemente non richiede neolaureati che conoscono persino approssimativamente la Lingua Italiana (come rivela l’OCSE). Le piccole e medie industrie tengono però d’occhio i nuovi laureati (laurea breve, si noti!) “i 110 e Lode” in Ingegneria, (Chimica ed Elettronica in particolare) che però spesso “snobbano” l’offerta per conseguire la Laurea Magistrale … e pentirsi dopo. Ma ciò che stupisce è l’atteggiamento di un Ministro che prima annuncia la cancellazione di corsi di Laurea “inutili” (e futili) e poi dà disconferma delle sue scelte politiche. Il Ministro, con tali disconferme, ha a cuore la sorte degli studenti o quella di tanti docenti eccedenti che sarebbe imbarazzante riciclare o riconvertire? Noto, scorrendo gli organici M.I.U.R., che la “vecchia guardia” del mio settore disciplinare è per buona parte sparita: forse già in pensione? Il che mi fa malignamente pensare a quanto ammontasse l’amore per la Scienza e la Ricerca di questi neo “Associati” dell’ultima ora. Ma più in generale, adocchiavo sul sito MIUR i nomi di tanti ex compagni di corso che hanno avuto maggiore fortuna perché, nel ’68, puntarono sui cavalli giusti e … non li trovo in organico. Deceduti all’inizio della terza età o pensionati? Il fatto saliente è che nessuno si è accorto della loro uscita dalla scena e il carrozzone continua a vegetare con nuovi ingressi: per lo più sono “ricercatori”. Ma che dire degli annunci che attraverso una interpretazione troppo ad “hoc” delle normative europee “promettono tra le righe” sbocchi professionali “nuovi” e/o in tempi più brevi? Che dire delle università “on line” dove si studia “a casa” e si danno gli esami presso le Sedi distaccate, come nel mio Comune? Qualcuno sa spiegarmi come un allievo Ingegnere, studiando da casa, può “toccare con mano” i metodi di osservazione e misura o  forse la Fisica “che si tocca e si misura” è simulata on line? Che dire delle pagine e pagine di Google sulle Scuole che “promettono” (subdolamente?)  professioni ancora non regolamentata in Italia? Qui si gioca su una libera interpretazione delle normative europee per le quali l’Italia è senz’altro in difetto e i diplomi rilasciati non sono “Diplomi M.I.U.R.”.. Così, c’è chi riesce ad “accalappiare” per corsi “brevi” in ambito psicopedagogico, un giovane che ha finito la scuola secondaria o anche una laurea breve e arriveremo presto al diploma (che non vale nulla) preso in un week end. L’importante è pagare ed ottenere un “pezzo di carta”, un qualcosa che copra il fallimento proprio ma anche il fallimento globale di una scuola che vivacchia e non ha il coraggio di selezionare un po’ a monte. Che dire delle scuole di formazione O.S.A. o O.T.A.? Spesso gestite in modo da assicurare assistenze gratuite “mirate” tramite i tirocini? Anche per un lavoro tra i più utili ma logoranti e umili presso una Residenza Protetta, occorre ormai un “pedigree” acquisito in ogni caso “spendendo” e non si contempla mai il caso che un/una giovane “svegli” potrebbero non solo svolgere benissimo il lavoro richiesto senza alcuna specifica preparazione, ma spesso giovani “svegli” acquisiscono “sul campo” più competenze di un mediocre infermiere professionale che però ha dalla sua “una laurea breve” e quindi è l’unico che “ha titolo” e può distribuire le terapie. Eppure, quanti si fidano delle terapie per una persona anziana, affidate ad una “badante” senza alcuna preparazione o “titolo”? Praticamente la mezza Italia con persone anziane non collocate presso una Residenza Protetta. Una delle mie più care ex studentesse fece la sciocchezza di entrare ad Ostetricia (anziché “scegliere” la laurea breve in Scienze Infermieristiche) e nonostante il “numero chiuso”, nonostante un “Master” post Laurea, non farà mai il suo lavoro presso una struttura pubblica, sia per il malcostume italico dei “concorsi all’italiana”, sia perché di Ostetriche brave come lei, la penisola sovrabbonda, non ostante il “numero chiuso”. O forse il “numero chiuso” non è stato programmato e/o dimensionato secondo la richiesta e cioè non abbastanza “chiuso”? Per ora vivacchia con una “borsa” ma tra sei mesi? Una vittima della nostra fabbrica di illusioni? Che succederà quando gli illusi si conteranno e scopriranno di essere stati presi in giro da un sistema perverso che si auto sostenta  sempre più?