La famiglia nella storia dei rapporti intimi

 Maurizio Manzo

Per la prima volta, in assoluto gli storici Taylor, Flexner, Aries, de Mause, Scheck, Gies, iniziano un nuovo corso di studio che va alla ricerca minuziosa e paziente di documenti di corte, di registri di nascita e matrimoni, di diari, lettere. Tali ricerche spesso portano a scovare questo materiale anche nelle soffitte, in luoghi dimenticati, tra la gente comune, piuttosto che nei luoghi della gente nobile. Questi storici hanno dato inizio ad un nuovo corso della ricerca storica definita “storia dei rapporti intimi”. Nel corso dei tempi la famiglia ha subito radicali cambiamenti verso la sfera della dominanza, per ribaltare tale condizione e riportare nel suo ambito il principio della partnership è fondamentale rivalutare i rapporti intimi all’interno di ogni gruppo familiare. Molti psicologi hanno ampiamente documentato che le nostre relazioni sociali non sono prettamente basate o modellate su principi pubblici, politici od economici, ma il modo in cui ci rapportiamo nel sociale è ampiamente basato sui principi della sfera privata della famiglia e degli altri rapporti intimi, e da qui che vengono, inizialmente, acquisiti i modelli del pensare, del sentire, del relazionarsi; in parole povere, è attraverso le nostre relazioni intime, specie durante l’infanzia (quando siamo totalmente dipendenti dagli adulti per la sopravvivenza), che impariamo a rispettare i diritti umani altrui o ad accettare la violazione dei diritti umani. Come sostiene lo psicologo Joe Berghold quel che accade alla psiche di un bambino oggetto di violenza è simile a quanto accade nella trance ipnotica, cioè gli individui sono talmente influenzati dagli altrui suggerimenti o dagli altrui ordini, da sopprimere le percezioni ed i sentimenti propri, fino ad annullare la propria volontà, affermando che coloro che nell’infanzia subiscono coercizioni, da adulti sono soggetti al predominio, alla manipolazione, allo sfruttamento..Tale teoria viene avallata anche dalla psicologa Else Frenkel Brunswick autrice di uno studio, ritenuto un classico della materia The authoritarian personality. Per giunta, essendo puniti al minimo accenno di ribellione, i soggetti coercizzati applicano il principio psicologico della rimozione, questo meccanismo, come spiega la psicanalista Alice Miller in “For you own good”, in “Hidden cruelly” ed in “Child rearing and the roots of violence” fa si che generazione dopo generazione genitori e figli hanno spesso inconsciamente ripetuto quanto era stato fatto loro. Un altro esempio impressionante è dato dall’antropologo Fred Blake, con la sua analisi sulla fasciatura dei piedi alle donne, praticata nella Cina prerivoluzionaria, tale pratica penosissima e dolorosa, attuata sulle bambine dai cinque anni fino ai quattordici, faceva sì che le donne imparassero ad accettare tale plasmatura, la quale aveva anche risvolti psicologi di dominanza. Tutto ciò celato sotto il principio di femminilità e bellezza, cioè che per essere accettate e prese in moglie bisognava soffrire modificando l’aspetto dei propri piedi, tale usanza come modello di bellezza veniva reiterato da madre in figlia e da padre in figlio la convinzione che tale tipo di piede fosse bello. Anche oggi tali tipi di stereotipi li ritroviamo e non pochi sono i sacrifici fisici che le donne (ed anche gli uomini) assumo pur di rientrare in quei “canoni di bellezza” dettati… da chi???