Baronissi:privatizzazione acqua, raccolta di firme

 Acqua: diritto fondamentale ed inalienabile. E’ sulla scorta di principio ispiratore e sulla delibera assunta nell’ultimo consiglio comunale su proposta del consigliere di “Impegno Civico” Tonino D’Auria, che l’amministrazione e Legambiente promuovono per domani 20 maggio una raccolta di firme contro la privatizzazione dell’acqua. Un gazebo con i moduli per sottoscrivere la petizione verrà allestito dalle 9.30 alle 12.30 in piazza della Rinascita.In seguito alla recente cosiddetta riforma dell’acqua, Tonino D’Auria, consigliere comunale del gruppo “Impegno Civico”, ha introdotto un articolo nello statuto comunale che richiama alla “tutela dell’acqua quale diritto umano fondamentale inalienabile” espresso così: “Il comune di Baronissi riconosce il diritto, in capo ad ogni essere vivente, all’acqua, ossia l’accesso all’acqua come diritto umano universale, indivisibile, inalienabile e lo status dell’acqua come bene pubblico”.«La legge di gestione del servizio idrico integrato, in Italia, prevedeva il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali a imprenditori o società mediante il ricorso a gara, facendo così largo all’ingresso di privati. La modifica del 2009 di questa legge spinge in modo ancor più deciso verso una privatizzazione dei servizi idrici e degli altri servizi pubblici – dichiara D’Auria – Essa, infatti, prevede l’affidamento della gestione dei servizi pubblici a rilevanza economica a favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite, individuati mediante gare d’appalto pubbliche. In alternativa, la gestione può essere conferita a società a partecipazione mista pubblica e privata, il cui capitale privato non sia, comunque, inferiore al 40%. La cessazione, entro il 2011, degli affidamenti in house a società totalmente pubbliche, controllate dai comuni. Risulta evidente – conclude il consigliere di “Impegno Civico” – che questo è un epilogo da scongiurare, perché, prima di tutto, viola il concetto di acqua come diritto universale, trasformandola in merce. In secondo luogo, espropria l’acqua potabile dal controllo degli Enti locali e dei cittadini, consegnando il prezioso bene al mercato, con tutte le ripercussioni sociali che ciò può generare».