Il 1 maggio, il mondo del lavoro e l’Anmil

 

 

Paolo Pozzuoli

1855 e 1886: questi gli anni fatidici. A quegli anni si fa risalire la ‘storia’ del 1 maggio. 1 maggio 1855 siamo in Australia e si tendeva a raggiungere l’obiettivo “Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire”. 1 maggio 1886, Chicago, sabato come quest’anno, ma lavorativo: in dodicimila fabbriche degli U.S.A. 400 mila operai smisero di lavorare. Un anticipo, in certo senso, dell’8 marzo 1908 a New York dove morirono 129 lavoratrici. Due giornate simbolo: la seconda proclamata ‘Giornata Internazionale della Donna’, la prima nel ricordo dei “martiri di Chicago” riconosciuta ‘festa dei lavoratori’ e subito giornata libera dal lavoro con la scelta di una città rappresentativa dove poter promuovere una manifestazione a carattere nazionale e trattare, argomentare su di un particolare tema. Tradizionale ed imperdibile il mega concerto in Piazza San Giovanni a Roma. Etica e dovere ci impongono di ricordare nella ricorrenza della festa del lavoro, nel giorno – il 1 maggio – più sentito dai lavoratori, tutti indistintamente quei lavoratori vittime di tragici eventi sui luoghi di lavoro. non è un giorno come un altro, come gli altri che scorrono sul calendario e scandiscono la vita di ciascuno di noi. È il giorno in cui, non solo qui da noi – due anni fa a Varsavia ricordiamo di aver visto, in occasione del 1 maggio, 5/6 lavoratori intenti a sistemare una linea ferroviaria, e parimenti ricordiamo le strade deserte: nessun passante, nessun turista, negozi chiusi – serrande abbassate dappertutto, raramente aperta la saracinesca di un bar e/o di un ristorante e, fatte poche eccezioni, si bloccano tutte le attività produttive, i lavoratori incrociano le braccia e, trascinati e/o per forza di inerzia, si riversano verso le piazze prescelte e partecipano attivamente ad ogni manifestazione organizzata. Il 1 maggio di quest’anno, pur conservando le peculiarità celebrative, con l’apertura di una breccia nelle attività commerciali finalizzata a favorire, a dare ancora una volta via libera ad un consumismo radicato, dà la sensazione di aver perduto l’antico fascino, la tradizione consolidata nel tempo. Come dire meno sentimentalismo, meno attaccamento a valori etici, assoluta voglia di vivere, di cogliere l’attimo fuggente.  Fortunatamente, per nulla coinvolta in tante trasformazioni, l’ANMIL resta saldamente ancorata ai principi di una volta che ha fatto propri e porta avanti con grande passione e dignità, e celebra il 1 maggio dedicandolo ai lavoratori stranieri, in particolare agli extracomunitari, e richiamando l’attenzione di tutti, opinione pubblica, rappresentanti ed operatori di ogni settore lavorativo, sul grande tema degli infortuni sul lavoro mai attribuibili, ascoltando o leggendo talune dichiarazioni rese da personaggi di spicco, a tragica fatalità. È stato registrato negli ultimi anni un sostanziale calo di infortuni sul lavoro anche mortali ma questo è dovuto, come più volte evidenziato, in relazione alla grave crisi economica che ha avuto enormi ripercussioni in ambito lavorativo con un ridimensionamento occupazionale ed il consequenziale calo produttivo. “La tutela delle vittime e la prevenzione degli infortuni  sui luoghi di lavoro rappresentano l’obiettivo da perseguire a 360° attraverso un vero e proprio cambiamento culturale” – afferma il Presidente Provinciale ANMIL di Caserta Saverio Cantile – “ed il lavoratore deve comprendere che nulla ha più valore della sua salute e pretendere, una volta consapevole dei rischi connaturati alla propria attività lavorativa, che siano garantite tutte le misure necessarie per la propria sicurezza. In questa giornata l’ANMIL si impegna a far sì che venga promosso il rifinanziamento delle attività dell’INAIL dirette al reinserimento lavorativo degli infortuni sul lavoro e ripristinato l’11% come percentuale minima per la concessione della rendita”. In riferimento agli imprenditori, Saverio Cantile conclude evidenziando che “è importante  investire in sicurezza che non rappresenta un onere ma un obiettivo da perseguire e conseguire al fine di migliorare continuamente le condizioni di lavoro”.