L’allarme di medici senza frontiere: troppe le crisi umanitarie dimenticate

Carmen Scarano

Le crisi umanitarie, a meno che non siano scaturite da eventi particolari come terremoti, tsunami, epidemie e via dicendo, non fanno più notizia. A denunciare la triste realtà è Medici Senza Frontiere, l’organizzazione umanitaria indipendente al servizio degli ultimi, che in un libro “Le crisi umanitarie dimenticate dai media 2009” fa il punto della situazione, con una triste classifica delle emergenze riposte nel dimenticatoio, classifica stilata in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia sui tg italiani. Nella top ten: le malattie tropicali dimenticate (leishmaniosi viscerale/kala-azar, malattia del sonno, Chagas e ulcera di Buruli); la guerra nella Repubblica Democratica del Congo; il conflitto nello Sri Lanka e in Yemen; gli scarsi finanziamenti per la lotta all’AIDS; le condizioni drammatiche della popolazione del Sudan; gli scarsi fondi per la malnutrizione; i civili intrappolati nella morsa della violenza in Pakistan, come in Somalia e Afghanistan dove l’accesso alle cure per i civili è estremamente difficoltoso (vedi recentemente gli operatori di Emergency arrestati). Nel corso del 2009 i telegiornali italiani hanno dedicato a queste emergenze appena il 6%. Come si legge nel comunicato stampa diramato da Senza Frontiere: “Un’informazione esaustiva è il primo passo per MSF che da sempre crede nella testimonianza. Per questa ragione quest’anno compiamo un ulteriore passo” – spiega Kostas Moschochoritis, direttore generale di MSF – “cercando di coinvolgere ancor di più l’opinione pubblica in tutta Italia per far uscire così dall’oblio le crisi umanitarie e le persone che ne sono vittime in tutto il mondo. Con la campagna “Crisi dimenticate” e con la pubblicazione del libro ‘Le crisi umanitarie dimenticate dai media 2009’ vogliamo stimolare i media e i cittadini italiani a porre attenzione sulla vita e le sofferenze delle popolazioni vittime di guerre, malattie e catastrofi naturali. Ai mezzi di informazione chiediamo di parlare delle crisi umanitarie in modo costante. All’opinione pubblica chiediamo di mobilitarsi per fare pressione perché questo avvenga davvero”. La campagna prevede due azioni. La prima, “Adotta una crisi dimenticata“, è diretta ai media, alle Università e alle Scuole di giornalismo e gode del patrocinio della Federazione Nazionale Stampa Italiana (FNSI); l’obiettivo è di dare spazio a momenti di confronto e approfondimenti sulle crisi umanitarie. La seconda, “Accendi un riflettore sulle crisi dimenticate”, è rivolta all’opinione pubblica per attirare l’attenzione nei modi più diversi, in modo virtuale attraverso il sito crisidimenticate.it e Facebook, e attraverso iniziative concrete come i FlashMob o altre proposte. Nel nostro piccolo, il giornale aderisce all’iniziativa e navigando nel prezioso sito di Medici Senza Frontiere, tra gli sconvolgenti fatti denunciati, voglio citare il gravissimo incidente accaduto il mese scorso (11 marzo) nel villaggio isolato di Katanga nel Congo, dove milizie armate hanno fatto irruzione nell’unico ospedale, hanno maltrattato ripetutamente i pazienti e non contenti, hanno abbandonato l’ospedale il giorno seguente con quattro di loro. L’assalto ha aumentato la tensione e ha costretto Medici Senza Frontiere a far evacuare lo staff medico per salvaguardare la loro sicurezza e quella dei pazienti. Katanga è rimasto orfano di ospedale fino a quando la situazione non si calmerà. L’aspetto più triste e drammatico è la perdita della speranza. Il Congo è un paese martoriato da una lunghissima guerra civile. La gente ha sempre visto le associazioni umanitarie presenti in loco come una luce di salvezza, un aiuto concreto nella più soffocante disperazione. Davanti alla morte, al dolore, alla sofferenza, gli uomini sono tutti uguali anche i soldati e Medici Senza Frontiere non si sono rifiutati di soccorrere anche loro nel momento del bisogno. La rappresaglia all’ospedale, oltre alle conseguenze materiali, ha rappresentato un gesto simbolico crudele ed infame. Nessun codice d’onore, l’assoluta mancanza di rispetto per la sofferenza (anche quella degli stessi soldati), l’assoluta mancanza di umanità! Permettetemi una (forse banale) riflessione. Dopo i crimini nazisti, i gulag russi, il genocidio nella ex Iugoslavia (per citare tra i più conosciuti storicamente), non facciamo semplicemente altro che commemorare i morti e condannare gli aguzzini, ripetendo la solita tiritela sui diritti umani, sull’importanza di imparare dagli errori del passato. Menzogne!La gente continua a morire di fame, di malattie, continua a soffrire alla luce del sole, davanti ai nostri occhi e agli occhi dei potenti di turno e non facciamo niente! Qual è la vera civiltà se permettiamo ancora oggi di non avere compassione per l’altro? Compassione intesa non come pietà, ripetendo la solita frase <<poverini, come mi dispiace!>>,  ma la cristiana comprensione e immedesimazione nel dolore del nostro prossimo. Immedesimazione che spinge all’aiuto concreto. Dobbiamo guardare agli operatori di Medici senza Frontiere come agli operatoti di altre organizzazioni umanitarie, con profondo rispetto, con ammirazione, con spirito di emulazione. Magari anche vergognarci per la nostra strafottenza! Questo non significa che ognuno di noi deve lasciare casa, famiglia e lavoro per raggiungere il Congo o qualsivoglia meta, Potremmo iniziare a pensare al nostro prossimo più vicino come il barbone sotto casa o i poveri della parrocchia. Piccoli gesti che donano speranza  e fanno credere nell’altruismo. Permettetemi di citare Anna Frank, sul suo diario si legge <<nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo>>. In conclusione i media rivestono senza dubbio un ruolo strategico per tenere alta l’attenzione, ma credo che ognuno sia responsabile per l’altro.

Carmen Scarano