Manifesti selvaggi e cartelloni Hollywoodiani: da Sala Consilina a Trinità come da Gerusalemme a Damasco

Potremmo anche ridere di alcune notizie, se tante rughe di tristezza non attraversassero, da un punto all’altro, la nostra (chissà quanto inutilmente spaziosa) fronte. Infatti, se un lupo lanciasse una campagna per la difesa dei diritti degli agnelli, da animali neutri (procioni, ad esempio, o somari, a seconda dei casi), potremmo anche ridere. Ma da agnelli saremmo senz’altro preoccupati che il lupo possa solo perdere il pelo ma non il vizio (di sbranare le pecorelle, appunto). Due esilaranti (si fa per dire!) notiziole affollano le cronache locali. La prima: un solerte assessore del Comune di Sala Consilina lancia una campagna contro il manifesto selvaggio. Ottima iniziativa. Lodevole, anche se tardiva, soprattutto dopo gli infiniti appelli contro i manifesti selvaggi durante l’ultima campagna elettorale. Si sono addirittura costruite “ex novo” delle palizzate in legno sulla strada statale per poter ospitare il simbolo del partito e il nome del candidato. Qualcuno ha messo striscioni mosci sul ciglio della strada; offendevano non tanto gli striscioni, forse, quanto il modo approssimativo con il quale erano stati esposti. Manifesti con faccioni ultra-noti a tutti erano presenti un po’ dappertutto, anche sulle campane della raccolta differenziata dei rifiuti. Risultato: nonostante la cosa sia stata denunciata sulle prime pagine di una testata a diffusione nazionale dal sottoscritto, tutti hanno fatto finta di niente. Così come pure è accaduto per la presenza dei candidati all’interno dei seggi elettorali per tutta la durata delle operazioni di voto nelle scorse elezioni amministrative a Sassano: la notizia avrebbe dovuto avere massima attenzione da parte delle istituzioni; e invece nulla. Ma qui vigono le stesse regole che si applicano nelle foreste (ecco perché siamo un po’ preoccupati, come ovini imbelli). E poi, quello che denuncia questi fatti non ha cariche elettive (volete mettere!). Meglio aspettare che a parlare siano i paladini del popolo, appunto: quelli sì che hanno autorevolezza da vendere e possono parlare dall’alto delle loro cariche istituzionali. Ma perché l’iniziativa del solerte assessore di Sala Consilina, in sé encomiabile, ci fa sorridere? Ebbene, se vi raccontassi un aneddoto, forse non ci credereste. Ve lo racconto lo stesso, tuttavia. E accontentatevi di questo fatterello per il momento; la seconda storiella, su di una notizia diversa, ve la racconterò non appena avrò recuperato un minimo di serenità d’animo (forse tra qualche giorno, tanto questi ricordi possono turbare). Sul far della sera, in piena campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio comunale di Sala Consilina (eravamo quindi nel maggio 2009), transitando sulla statale che da Sala Consilina porta a Trinità, noto la presenza del solerte e ingegnoso assessore (allora semplice candidato) su di una scala per fissare una gigantografia (un telone che prendeva un’intera parete di un’abitazione, che io immagino fosse la sua). Sulla gigantografia la sua immagine sorridente, insieme a quella del riconfermato sindaco di Sala Consilina, anch’egli sorridente. Pregustavano già la loro schiacciante, ma sofferta, vittoria? Durante la campagna elettorale, alla presenza della polizia municipale e di molti cittadini di Sala Consilina, degli altri due candidati a sindaco (ero il terzo candidato a primo cittadino per una lista a dichiarata vocazione minoritaria) e dello stesso assessore, definii quella ed altre gigantografie “cartelloni Hollywoodiani”, anche per l’avvenenza indiscussa dei personaggi su di essi ritratti. Risultato: nonostante le mie accorate richieste verbali di rimozione e la bella mostra sulla via statale che tali cartelloni facevano delle magnifiche figure degli attori locali, nulla fu fatto. Ma se anche un accanito persecutore dei cristiani come Paolo di Tarso ebbe l’opportunità di convertirsi, perché non concedere una simile possibilità, proprio sulla strada statale che va da Sala Consilina a Trinità, anche ad un  nostro conterraneo? Paolo divenne un fervente cristiano e poi santo proprio perché folgorato dalla verità sulla via per Damasco. Anche perché, dobbiamo dirlo, qualche passo in avanti sulla via della resipiscienza il Nostro l’ha già compiuto. Infatti, da frequentatore dei circoli di Dell’Utri, adesso egli è membro di una giunta che è stata benedetta in “pompa magna” (il secondo termine virgolettato, badate bene, non ha accezioni derivabili dal dialetto romanesco) dal centro-sinistra. Pertanto, nulla vieta che l’assessore possa adesso  indossare l’elmo e la spada del crociato, dopo essere stato un fedele soldato dell’armata del feroce Saladino. Tuttavia non vorremmo che, fra qualche anno (alle prossime elezioni amministrative, ad esempio), questo valente paladino si riconvertisse ad altra fede, così come altri prima di lui hanno già fatto, per seminare lo sconcerto e il panico tra le file dei cristiani, facendo ricomparire altri magnificentissimi “cartelloni Hollywoodiani” sulla stessa strada statale della prima conversione, quella che va da Sala Consilina a Trinità. Di altri lupi e di altri agnelli gementi parleremo ancora, perché il mondo è fatto così. Un giorno, forse, capiremo di essere soltanto donne e uomini, tutti in viaggio nello spazio su una stupenda astronave dal nome Terra. Tuttavia, fintanto che non ci sentiremo sorelle e fratelli, sarà meglio mettere tutti i colleghi agnelli in guardia, perché ciascuno di noi possa avere la possibilità di  non fungere da pasto gratuito al lupo di turno. Per i procioni e i somari, naturalmente, la morale non vale; essi nemmeno capirebbero questo continuo belare. Le loro facce infastidite le vediamo già. A loro diciamo di non ascoltare, se non vogliono, ma di lasciare che questi messaggi arrivino a chi non ha zoccoli o altri mezzi da utilizzare in situazioni di rischio imminente.

Roberto De Luca