Salerno: inaugurazione anno giudiziario Tribunale Ecclesiastico
Aldo Bianchini
Sabato 10 aprile 2010 nel Salone degli Stemmi del Palazzo Arcivescovile di Salerno si è celebrata l’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale Ecclesiastico Interdiocesano Salernitano Lucano alla presenza di autorità civili e militari. Al tavolo dei relatori sedevano l’Arcivescovo Mons. Gerardo Pierro, il Vescovo di Melfi/Rapolla/Venosa Mons. Gianfranco Todisco, Mons. Michele Alfano Presidente del Tribunale e il relatore don Josè T. Martin de Agar professore presso la Pontificia Università della Santa Croce in Roma. Quest’ultimo ha tenuto un’interessante relazione sui rapporti tra la chiesa e gli stati europei circa gli accordi riguardanti la celebrazione del matrimonio eventualmente concordatario o il riconoscimento negli ordinamenti statuali. Si è toccato l’attualissimo tema dell’accoglimento in Italia delle sentenze di nullità matrimoniale emesse dai tribunali della chiesa come quello salernitano. In Italia tali sentenze per essere ammesse devono ottenere in modo previo un decreto di esecutività dell’organo di controllo superiore del tribunale ecclesiastico, cioè della Segnatura Apostolica Vaticana, e procedono dietro domanda presso la corte di appello competente per territorio della Repubblica Italiana di almeno una delle parti che hanno partecipato al contenzioso. Questa si deve accertare che il giudice ecclesiastico era competente secondo il suo ordinamento, che ricorrono tutte le condizioni richieste dalla legislazione italiana per la dichiarazione di efficacia delle sentenze straniere, e soprattutto (ed è il punto più interessante per noi) che nel procedimento davanti ai tribunali ecclesiastici sia stato assicurato alle parti il diritto di agire e resistere in giudizio in modo non difforme dai principi fondamentali dell’ordinamento italiano. Il diritto di agire e resistere in giudizio delle parti è categoria dottrinale molto ampia ed è qui che rischia di inciampare il sistema. Non è forse vero che tale diritto è assicurato anche dalla terzietà del tribunale e dei suoi operatori e si esprime attraverso il rispetto rigoroso delle norme di procedura processuale? Bene pare che questo, e lo abbiamo denunciato da anni, non avvenga a Salerno. In un articolo pubblicato il 12 marzo 2010 su Dentrosalerno.it tra i quesiti che ponevo al presidente del tribunale Mons. Michele Alfano che non hanno ancora ricevuto risposta ma sui quali presto tornerò dettagliatamente, vi era quello circa le presunte “gravi anomalie procedurali, oltre quella di <consigli finalizzati ad un trattamento preferenziale> della causa qualora ci si sarebbe rivolti ad amici del cancelliere Lorenzo Grimaldi” e ancora circa “la mancanza di un formale protocollo (come giuridicamente da intendersi) di iscrizione a ruolo delle controversie di nullità”. Vale la pena ricordare che il cancelliere Grimaldi è sotto processo penale per diffamazione aggravata. E ancora interpellavo se nella struttura patrocinano avvocati non iscritti all’albo e che utilizzerebbero un incarico spesso conferito “ad actum” in genere provvedimento speciale ma che pare diventato ordinario come nel caso dell’avvocato Alfonso Landi che difende il Grimaldi in sede penale. Sarebbe utile conoscere se il superamento delle proprie competenze di un cancelliere che scade in una presunta diffamazione e manipolazione dell’iter processuale, l’assenza di interventi del presidente Alfano nel cercare di evitare tali atteggiamenti e le anomalie dell’albo degli avvocati, non intacchino il reale diritto di resistere in giudizio delle parti coinvolte nel processo. Un amico che da tempo reputo molto informato sulle vicende del tribunale ecclesiastico di Salerno, l’avvocato Michele Fischetti, mi ha dimostrato documenti alla mano, come anche attualmente negli elenchi degli avvocati e dell’organigramma del tribunale ecclesiastico di Salerno vi sia confusione e poca chiarezza a seconda delle fonti cui si attinge. L’annuario edito dall’Associazione Canonistica Italiana riporta nominativi di professionisti che non si trovano invece sul sito internet del tribunale. Si dirà che fa fede il sito internet, ma mi domando chi avrà fornito i nominativi all’Associazione Canonistica? Qualcuno ha mentito o ha giocato sulla confusione, infondo si potrebbe indirizzare all’una o all’altra fonte a seconda della convenienza, e se la confusione riguarda il nominativo di un professionista che sarebbe stato anche affiliato ad una loggia massonica, allora il dubbio diventa inquietante visto anche i precedenti che sono all’attenzione della magistratura penale. Ma anche su questo torneremo. L’inaugurazione dell’anno giudiziale ha riservato un’altra ciliegina offerta da Mons. Pierro. A dire il vero era attesa. È stato il primo a prendere la parola e non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione ghiotta della presenza di magistrati del foro civile per tirare acqua al suo mulino e scrivere così già la tesi da portare nel caso malaugurato che fosse condannato nelle vicende giudiziarie penali che lo riguardano. Ha scomodato Piero Calamandrei il quale affermava che il crocifisso nelle aule dei tribunali non doveva stare dietro i giudici, ma bensì davanti in modo che questi potessero vedere un innocente messo in croce e non ripetere più errori simili. A questo punto il riferimento “ad personam” pare abbastanza chiaro. Alla prossima.
Carissimo Direttore,
leggo sempre con piacere i suoi scritti. Mi sembra siano intrisi di saggezza ed equilibrio. Solo, mi consenta, avrei piacere che facesse un uso meno parco del conguntivo, che purtroppo in Italia, sopratutto al sud, è sempre più dimenticato.
Grazie di cuore
Gentilissimo Sig. Aldo Bianchini,
il commento precedente al mio non è stato sritto da me. Oltre a trovare ridicolo e irrispettoso nei suoi confronti il desiderato piacere dell’usurpatore di identità circa l’uso parco del congiuntivo non è mio costume scendere a tali livelli. Livelli bassi sia dal punto di vista contenutistico che umani. Chi mi conosce sa che detesto l’omertà e ciò che ad essa è connessa, vale a dire il mascherarsi dietro un’identità che non appartiene. Non avrei nemmeno affermato che leggo con piacere i suoi scritti, francamente preferirei leggere altro quando ci si riferisce alla chiesa, piuttosto provo vergogna. Ma non sta a me entrare nel merito dei contenuti dei suoi scritti, sarà la magistratura ad acclarare la verità. A me il compito e il dovere di onorare con la vita il Ministero che il Signore mi ha donato chiedendo di essere sorretto con la preghiera affinchè attraverso l’umile strumento che sono possa passare la testimonianza dell’Amore di Cristo per l’umanità. Pace e Bene. don Alfonso D’Alessio stolaegrembiule@libero.it
Gentilissimo Sig. Aldo Biachini
il commento precedente non mi appartiene. Mai mi permetterei di cadere così in basso permettendomi di suggerire ad un professionista l’uso del congiuntivo o meno. Soprattutto chi mi conosce sa che io detesto l’omertà e quanto ad essa connesso come commentare usrpando un’identità tra l’altro in modo maldestro sbagiando finanche a scrivere il cognome. Mi spiace poi dire che mai avrei affermato di leggere con piacere i suoi articoli, preferirei leggere altro quando il soggetto e la Chiesa che io amo. Non entro nel merito contenutistico dei pezzi a sua firma, dico che come presbitero provo vergogna per il fatto che si possa poter far scrivere quello di cui lei scrive, e colgo l’occasione per chiedere perdono a tutti i fedeli che con dedizione servono la Chiesa nei vari ambiti e realizzando i vari carismi che il Signore ha donato loro. Io cerco di onorare con la ia vita il Ministero che il Signore mi ha chiamato a vivere cercando attraverso l’umile strumento che sono di far trasparire l’amore che Dio ha per l’umanità. Pace e bene. don Alfonso D’Alessio stolaegrembiule@libero.it
Sono Alfonso D’Alessio, ho 37 anni ed abito a Giffoni V.P. Faccio l’infermiere professionale al Ruggi di Salerno. Chiedo scusa al Reverendo se vi è stato il pericolo di essere confuso con me. Volevo solo dare un contributo a migliorare il sito, visto che è uno di quelli che periodicamente visito. Chiedo scusa ancora e saluto cordialmente
Gentilissimo omonino, le chiedo scusa anche io per essere caduto nella presunzione di credere che qualcuno avesse usato il mio nome e cognome impropriamente. Ma come uomo, cristiano e soprattutto prete mi fa male leggere articoli che parlino della Chiesa in tal modo e solo dopo aver scritto il mio commento ho pensato all’ipotesi di un’omonimia. La ringrazio per avermi dato però l’opportunità di esprimermi e di chiedere perdono ai fedeli che possono avere un attimo di smarrimento di fronte a tali notizie. Io sono un presbitero di 42 anni mi farebbe piacere conoscerla, ha la mia mail e mi trova anche su facebook. Anch al Sig. Aldo Bianchini dico che mi farebbe piacere conoscerlo per proporgli di ospitarmi sulle pagine del suo giornale al fine di avere occasione di parlare di tanti presbiteri che sebbene costretti al nascondimento onorano con lo stile di vita il Ministero Sacro che ha loro affidato il Signore. Penso per esempio a Mons. Franco Fedullo, don Ciro Torre, don Antonio Cipollaro, don Daniele Peron, P. Tomai, don Carlo Magna, Mons. Giuseppe Iannone, don Giuseppe Greco, don Carmine Greco, don Francesco Petrone, e moltissimi altri di cui in questo momento non mi sovviene il nome e sarebbe anche lungo elencarli. Parlare di loro metterebbe in evidenza anche la lucedella Chiesa oltre che le sue ombre e forse renderebbe ancora più facile vedere e isolare le ombre. Cordiali saluti. Pace e bene.
don Alfonso D’Alessio stolaegrembiule@libero.it