Busi sull’Isola

Angelo Cennamo

La missione di Aldo Busi sull'”Isola dei famosi” si è conclusa miseramente. Si era fatto sbarcare Busi in Nicaragua pensando che l’insolita presenza di un intellettuale su un luogo deputato più di ogni altro all’ignoranza potesse accendere la curiosità dei telespettatori e con essa gli ascolti. Ma i primi a ridicolizzare il grande scrittore sono stati gli stessi coonaufraghi, oltre che i cameramen del programma, poco attratti dai discorsi complicati e sopra le righe del polemico letterato, quasi infastiditi dalla sua eccelsa ed eccentrica erudizione. Busi si sarebbe aspettato un trattamento diverso. Immaginava che i compagni di avventura apprezzassero e fatto tesoro della presenza aliena, e che si abbeverassero alla fonte della sua saggezza infinita. Macchè. Che latitassero le affinità elettive poteva starci, ma rivolgersi a cotanto personaggio con espressioni del tipo : “Parla come mangi” o “Tu sai scrivere i libri, ma non sai niente di Totti” questo no, è troppo! Busi ha gettato la spugna e rinunciato al miracolo : testimoniare la cultura su rai due, in prima serata. Il mesto epilogo non riguarda solo i meccanismi di una trasmissione, che nasce del resto con ben altre velleità, ma ha un significato più profondo. E’ il paradigma di un senso civico oramai perduto e scaduto nell’antiestetica esibizione della mediocrità, oltre che di una volgarità gaudente, fatta di rutti e di dialoghi rigorosamente in dialetto romanesco. Il ritiro di Busi è un’occasione persa. Chi lo ha invitato a partecipare doveva difenderne il ruolo e talvolta l’arroganza. Invece si è preferito abbandonarlo al suo destino, quello di predicatore solitario nel mare magnum dell’ignoranza più irriconoscente.