Mercato San Severino: intervista a Landi, promotore campagna defibrillatori

     Anna Maria Noia

Carmine Landi, cardiologo in Mercato S. Severino ma nativo di Pellezzano, 50 anni a giugno. Sposato con Filomena Romano, anch’ella medico, ha un figlio di otto anni: Antonio. È stato eletto presidente della Commissione Politiche Sociali in seguito alle elezioni di giugno 2009, che hanno visto ancora una volta “vincitore” il sindaco Giovanni Romano e le sue coalizioni, racchiuse in due liste civiche. Tra i suoi hobby annoveriamo lo sport; in particolare ama praticare il ciclismo e il footing. È una persona concreta, pratica e anche simpatica, il che – in un medico e per di più politico – certamente non guasta, anzi: fa la differenza. È stato il promotore nei mesi scorsi della campagna pro defibrillatori a Mercato S. Severino: egli si è infatti “battuto” per l’adozione sul territorio di dieci defibrillatori per scongiurare il rischio di morte improvvisa per infarto, un’iniziativa molto quotata, molto “gettonata”.Tali strumenti, richiesti dall’associazione di cui Landi fa parte – cioè il sodalizio “Grazie di cuore” –  sono stati distribuiti tra le associazioni e le istituzioni del comprensorio, ad esempio presso i carabinieri. Abbiamo rivolto al nostro interlocutore alcune domande riguardo l’iniziativa dei defibrillatori ma anche sulla sua nuova esperienza politico-sociale, come recettore delle istanze dei suoi pazienti e/o dei cittadini che a lui si rivolgono per ottenere attenzione. Dottore Landi, lei è balzato (più o meno improvvisamente) agli onori della cronaca per l’idea dei defibrillatori, che ha riscosso tanto successo dopo il convegno di presentazione tenutosi lo scorso febbraio. Da cosa dipende – secondo lei – tutto questo successo, e – sempre in campo medico – quale altra iniziativa vede utile per prevenire le conseguenze di scorretti stili di vita che purtroppo oggigiorno pullulano, nell’alimentazione come in altri ambiti sociali? “Il successo della campagna pro defibrillatori, secondo me, è legata al fatto che il progetto nasce per prevenire la morte improvvisa quale conseguenza dell’arresto cardiocircolatorio, prima causa di morte al mondo, superiore ad Aids, carcinomi polmonari e agli incidenti stradali. Il successo è anche dovuto al fatto che il personale addetto all’utilizzo dei defibrillatori è essenzialmente laico, profano. Infatti attraverso un semplice corso di primo livello detto Blsd tutti possono essere abilitati e imparare a usare il defibrillatore. Questo è un apparecchietto meccanico, il cui utilizzo è garantito dalla legge, pertanto tutti coloro che lo volessero usare necessitano solamente di questo corso di base, il Blsd. Ciò ha costituito a mio avviso motivo di successo. Il defibrillatore, munito di un altoparlante che monitorizza il ritmo cardiaco, eroga – al momento del bisogno – una scarica elettrica, uno shock, alla sola pressione del pulsante. Il defibrillatore è infatti definito apparecchio semiautomatico. Riguardo la seconda parte della domanda, per evitare cattive abitudini di vita consiglio di apprezzare l’attività fisica aerobica, cioè in presenza di ossigeno; consiglio una dieta ipocalorica povera di grassi animali e ricca invece di pesce azzurro, fonte di omega tre. Si dovrebbe abolire totalmente il fumo e stare anche attenti all’inquinamento da gas di scarico nonché allo stress.Ciò permette una buona esistenza dal punto di vista cardiologico.”Quali altre iniziative lei propone riguardo la prevenzione dei malattie cardiovascolari, in ambito medico ma anche sociale?“Cercheremo, io e la mia associazione – fondata nel novembre 2009 – di attuare un progetto di telecardiologia, consistente nel censimento di cardiopatici a rischio di aritmie o di infarto. Tutto ciò in rete con l’Asl. Si tratta dell’utilizzazione di strumentazioni che si attivano immediatamente in caso di malore cardiaco o di affanno. Questi macchinari registrano l’elettrocardiogramma [Ecg] che viene in tempo reale letto e interpretato da un cardiologo della centrale operativa collegata, sempre in rete, in maniera tale che se si verificano eventi o casi importanti si possa tempestivamente intervenire, portando il paziente direttamente in ospedale. Un altro aspetto da noi ritenuto fondamentale per la salute è quello sociale, sempre coltivato dalla nostra associazione. Infatti, tramite un sodalizio onlus, chiamato “E ti porto in Africa”, cercheremo di creare un ambulatorio – fortemente voluto da queste nostre due realtà – attrezzato con elettrocardiogramma e defibrillatore, da fare usare a personale attrezzato. L’addestramento avverrà nello stesso continente africano, precisamente a Koun Fao, in Costa d’Avorio. Questo ambizioso progetto richiederà la nostra presenza a Koun Fao per almeno due volte all’anno.” Passiamo all’aspetto politico, riguardante la figura del consigliere Carmine Landi: chi è Carmine Landi in politica, come si definisce, dove vuole arrivare? Il Nostro, umilmente e glissando modestamente anche per impedire un’attesa troppo lunga ai suoi pazienti presenti allo studio durante la nostra intervista-chiacchierata ci ha parlato molto poco della sua esperienza amministrativa, ma ci è sembrato convincente e – sebbene conciso – ha puntualizzato bene sul discorso di una “carriera” politica da parte dei medici.“Non ho grandi ambizioni politiche, cerco solo di dare un mio umile contributo che parta dalla mia esperienza professionale maturata in venti anni di attività. Sono presidente della Commissione Politiche Sociali per stare vicino a tutti i cittadini, soprattutto alle categorie e fasce più deboli: invalidi, anziani, disabili.”Da medico, come giudica i medici che entrano in politica, cosa essi possono offrire di più e meglio rispetto ad altre categorie di professionisti presenti nel circuito, nell’agone elettorale?“Secondo me questo è il momento opportuno per i medici di dare un contributo tecnico in politica, visto l’attuale disastro determinato nell’amministrazione sanitaria da alcuni vertici costretti a gestire la parte economica della sanità, non quella appunto tecnica. Manca anche il rispetto umano per i pazienti.”Come è la situazione politica, che lei sappia, riguardo il nosocomio “Fucito” di Curteri? Quali azioni intraprendere per salvaguardarlo, va tutto bene per quanto lo riguarda dopo l’accorpamento al Ruggi d’Aragona di Salerno?“Esiste attualmente un protocollo di intesa tra Comune di Mercato S. Severino, Asl Salerno e Azienda Universitaria che dovrebbe garantire almeno i servizi essenziali anche dell’ospedale sanseverinese facendolo rimanere nella rete dell’emergenza: prima del piano di rientro attuato dalla Regione Campania, infatti, il “Fucito” era Dipartimento di Emergenza Assistenziale (Dea). Potrebbe essere un’idea vincente per il nostro territorio quella di convocare un tavolo tecnico, una vera e propria consulta della salute tra tutti i Comuni della Valle dell’Irno. Ciò allo scopo di stabilizzare meglio e con più competenza la struttura.”