Vita di Missione: a ognuno le sue responsabilita’

 Padre Oliviero Ferro

“Quando metti la tua mano sul tamtam, lo devi battere”.Questo è, con parole diverse,il ritornello che sentivano i cristiani della nostra parrocchia. Diventando cristiani,bisogna cominciare a vivere,prendendosi i propri impegni. Già lo facevamo nell’ultimo(il terzo anno) anno di catecumenato. Coloro che si preparavano al battesimo, erano invitati insieme ai padrini-madrini, a prendere i loro impegni davanti alla comunità nella messa domenicale. Era un impegno scritto,in cui ciascuno cominciava a vivere la vita delle piccole comunità di base. E veniva poi riconfermato con la cresima,aderendo a un movimento ecclesiale. Era la comunità testimone del loro impegno e che doveva aiutarli in questo cammino di crescita. Ci sembra che, in molti casi, la persona si sia sforzata nel mantenere questo impegno,nonostante tante difficoltà. Per me è stato un esempio e una testimonianza vedere questi nostri fratelli e sorelle che prendevano le cose sul serio.“Nessuno può  passare la sua giornata ai  piedi di un albero da frutto, senza tornare a casa con le mani vuote”.Già lo diceva Gesù che la messe era abbondante,ma ci volevano quelli che andassero a mieterla. Vedendo come i nostri fratelli vivevano il loro tempo a servizio della comunità (ognuno era invitato a fare parte di un gruppo), era poi normale vedere  i frutti. Non solo nelle grandi occasioni (festa patronale, festa del raccolto…), ma anche nella vita di ogni giorno si vedeva la presenza del cristiano. Diventava veramente il sale della terra e la luce del mondo. La gente, i non cristiani, si facevano delle domande sul perché ci si comportava in un certo modo e questo attirava altre persone a cominciare un cammino insieme.“Non si può mai dimenticare il posto dove era stato preso il fungo”.Ciascuno di noi ha incontrato nella vita tante persone che lo hanno aiutato, che lo hanno segnato con il loro esempio. Anche,vedendo come vivevano e vivono questi nostri fratelli,non posso più dimenticarlo. Ho ricevuto tanto da loro e con questi miei scritti, desidero che tante altre persone conoscano il bene che gli africani fanno a noi italiani.