Usa: crisi economica anche in Europa

La recessione mondiale, originata dalla drammatica crisi finanziaria iniziata negli USA, si è pesantemente riversata sul resto dell’Europa e del mondo, con la distruzione di ingenti risorse finanziarie e la perdita di milioni di posti di lavoro. Essa è tuttora in atto ed avrà un’ulteriore accelerata nell’ultimo scorcio del 2009 e nel 2010. L’Italia ha registrato, nel 2009, un crollo del PIL del 5,5%, con una drastica inversione di tendenza rispetto al recente e più lontano passato, di crescita graduale e progressiva, magari lenta ma sicura. Il rapporto 2008 della Banca d’Italia sull’economia italiana evidenzia un quadro d’insieme particolarmente grave e compromesso. In Campania poi lo stato dell’economia annaspa in maniera paurosa, cresce la crisi industriale, del turismo e del commercio, l’edilizia ristagna, aumenta a dismisura il ricorso al lavoro irregolare e  al nero, crolla verticalmente il PIL, il turismo è in grave crisi, s’incrementa sensibilmente la disoccupazione, in specie giovanile e femminile, c’è una crescita vorticosa della cassa integrazione, peggiora la qualità di servizi pubblici essenziali, cresce ulteriormente la piaga della criminalità che controlla intere aree e territori della Regione. Molti servizi iniziano ad essere in sostanza smantellati, a partire dall’istruzione e dalla sanità pubblica. La scuola, a fronte di scelte draconiane di riduzione della spesa, è in una condizione ormai prossima al collasso, nel mentre l’investimento sul futuro, su cultura e conoscenza, sulla formazione permanente e lo sviluppo della ricerca scientifica e tecnologica, potrebbe invertire la tendenza all’inarrestabile declino del Paese. E invece migliaia di posti di lavoro qualificati vengono soppressi, in specie nel mezzogiorno ed in Province, come quella di Salerno, con un tasso di disoccupazione e di precarietà già assai elevato. I temi della cultura e della formazione non hanno assunto finora il rilievo dovuto e le limitate risorse disponibili sono finite disperse in mille indistinti rivoli, distribuite a pioggia, discrezionalmente e senza rigorose selezioni. La questione più critica fra tutte è la condizione di disoccupazione di tante ragazze e ragazzi meridionali.Esiste da tempo, in specie nel Sud d’Italia ed in Campania, un disequilibrio strutturale tra offerta e domanda di lavoro. 300.000 persone sono emigrate, negli ultimi 10 anni, dalla Campania verso il centro nord nel generale silenzio e nell’indifferenza. Un’autentica distruzione di potenzialità, intellettuali e umane, di elevata qualità, nel mentre di converso si accentuano i fattori distorsivi, l’evasione e l’elusione fiscale, così che le risorse, già scarse, si assottigliano di più. Il mito sbandierato della flessibilità, poi, ha dato un colpo di maglio ed anzi per più aspetti liquidato i capisaldi del diritto del lavoro conquistato in decenni di aspre lotte del movimento dei lavoratori. Il ventaglio delle contraddizioni si è ampliato a dismisura destrutturando ulteriormente la classica composizione del mondo del lavoro e ne sta erodendo le conquiste, generando supplementari disuguaglianze ed ingiustizie. La condizione dei lavoratori italiani negli ultimi anni non è migliorata ed anzi è andata ulteriormente peggiorando, con la legge 30 e il progressivo smantellamento delle architravi su cui era basato il diritto del lavoro.L’infinita proliferazione dei diversi rapporti di lavoro ha concorso a sfilacciare e indebolire la tenuta, la forza, l’unità del mondo del lavoro. Il lavoro a progetto è stata un’invenzione che ha privato il lavoratore neo – assunto del diritto alla tredicesima, alle ferie, al riconoscimento economico della malattia e degli infortuni. Il dominio della flessibilità, con la strutturale precarizzazione che ne è derivata,  ha prodotto gravi effetti, pratici e psicologici:si è resa più fragile e incerta la condizione delle persone assunte con contratti atipici, mantenendole precarie a tempo indefinito. E centinaia di migliaia di questi lavoratori, i più giovani, negli ultimi mesi, al primo comparire dei  venti della crisi, sono stati i primi ad essere espulsi dal mercato del lavoro. Si è accentuata così una profonda e lacerante incertezza esistenziale e si è ampliata la distanza dalle vicende della vita pubblica, con la chiusura di molti cittadini negli angusti confini recintati della propria esclusiva individualità. Una generazione di giovani lavoratori italiani impara che non ha quasi più alcun diritto e che la precarietà è diventata la condizione strutturale, permanente e inevitabile, della propria vita. Una situazione ben più grave e peggiore delle generazioni che la hanno preceduta. Assicurare ad essi un futuro, di lavoro non precario ed assistito, ampliando le occasioni di lavoro, deve essere il primo e più qualificante  obiettivo dell’insieme delle forze di progresso, la vera priorità.Gli attuali rapporti sociali si collocano,  per più aspetti, ai margini se non fuori i concetti di democrazia e dei principi costituzionali, a suo tempo formulati in modo prescrittivo e rigido. Il potere dell’impresa, questo il nuovo dogma della contemporaneità, non va più messo in discussione, così come avveniva nel secolo scorso, tanti decenni fa. Nella Provincia di Salerno, in un quadro meno negativo del resto della Regione Campania, è ormai urgente e indifferibile l’individuazione di nuove e sicure priorità d’azione per arrestare il declino innestando un moderno, virtuoso e qualificato processo di sviluppo. Dagli anni ‘80 in avanti pesa la progressiva eliminazione dell’importante patrimonio industriale  preesistente, pubblico e privato, con la pressoché totale desertificazione  dell’industria manifatturiera tradizionale, una ricchezza non sostituita da iniziative produttive parallele in nuovi settori innovativi coerenti con lo sviluppo scientifico e tecnologico. Conoscenza, innovazione, formazione, ricerca , investimenti mirati a salvaguardia dell’ambiente, del mare e della costa, l’estrema valorizzazione dei beni storici, culturali ed archeologici, l’ organizzazione non approssimativa di un’offerta turistica integrata e di grande qualità l’ossatura portante  delle priorità da perseguire previo una preventiva e impegnativa intesa tra le diverse Istituzioni e le principali forze sociali e culturali del territorio ( Industriali, Università, Sindacati).Una scuola di qualità, efficaci piani formativi mirati, finalizzati alle effettive esigenze di sviluppo e modernizzazione del territorio, la conseguente creazione di profili professionali d’eccellenza coerenti all’obiettivo sono assolute priorità.. Altrove si è scelto, da tempo e con successo, d’investire sulla cultura e sulla conoscenza. A Mantova la Festa annuale della Letteratura; a Reggio Emilia e Modena le giornate della Filosofia; a Siracusa le rappresentazioni del teatro classico greco, sono diventate annuali occasioni d’incontro e di confronto per migliaia e migliaia di persone. Grandi eventi di qualità, di rilievo nazionale ed europeo, che attirano visitatori e risorse, volano per un potente indotto. Anche a Salerno si può scegliere di investire su un progetto ambizioso e di lunga durata, insieme ed oltre la programmazione del Teatro Verdi, sulla diffusione e valorizzazione della cultura d’eccellenza, in un rapporto integrato tra Salerno e la sua provincia, dando ulteriore forza ed incisività all’azione rilevante, da tempo in atto, per il recupero e la riqualificazione urbana. Reperire risorse dalla lotta alla corruzione, alla frode e all’evasione fiscale, al falso in bilancio, al riciclaggio del danaro sporco, alla devastazione dell’ambiente, agli attentati alla salute, all’inquinamento, ed investirle in queste alternative direzioni è battaglia di civiltà, non oltre rinviabile, per costruire al meglio il prossimo futuro.

                                                                   Piero Lucia