Ti odio, perche’ ti amo

Giovanna Rezzoagli

L’odio e l’amore sono ambedue dei sentimenti molto intensi. Essi sono in grado di determinare, in un organismo, molte reazioni a livello fisiologico, prevalentemente di natura biochimica. A livello psicologico, questi sentimenti condizionano decisamente il comportamento di una persona, sino a giungere a modificarne la condotta. Proprio perché intensi e profondamente permeanti il vissuto di ciascuno, può accadere che una persona sostituisca, a livello inconscio, l’odio con l’amore, e viceversa. Perché accade? La risposta è semplice: per difendere il benessere psichico e favorire un armonico funzionamento dell’ Io, ovvero la funzione psichica su cui si fonda il rapporto del soggetto con il proprio mondo interiore ed il mondo esterno, secondo il modello definito da Sigmund Freud. In termini concreti, quando una persona prova desideri e/o impulsi inaccettabili alla parte consapevole del sé, cerca di dominare tali pulsioni sviluppando comportamenti, pensieri e sentimenti di segno diametralmente opposto. In termini tecnici, questo processo psichico prende il nome di “Formazione reattiva” e fa parte dei meccanismi di difesa descritti da Freud. Si tratta di un meccanismo di difesa che può agire esclusivamente in un preciso contesto della vita di un soggetto, oppure diventare una difesa utilizzata abitualmente, sino a diventare tratto integrante la personalità. E’ possibile ipotizzare che una persona stia applicando la formazione reattiva ogni qualvolta si noti una particolare propensione della stessa al giudicare e/o esprimere con veemenza la propria posizione in relazione al fattore scatenante. Un esempio concreto è costituito dall’iperprotettività  di certi genitori verso figli che non sono realmente accettati, o ancora da un soggetto che dichiari di amare un compagno di vita che più non ama, tutt’altro. Volutamente ho indicato nel titolo di questo articolo la fenomenologia opposta: l’odio manifestato in luogo di un amore celato. Manifestare odio è socialmente riprovevole, o almeno così è stato sino a qualche tempo fa. Oggi siamo tutti, chi più chi meno, avvezzi a tollerare comportamenti che trasudano violenza. Basta fare un poco di zapping tra i nostri favolosi canali televisivi per assistere a liti e discussioni come minimo, a tutte le ore. Basta guidare piano in una via per cercare un parcheggio per essere cortesemente invitati a suon di gestacci a visitare il paese più popolato al mondo. Pertanto un soggetto che vada in formazione reattiva è agevolato nell’esprimere quell’odio che lo preserva dal prendere coscienza di ciò che prova. Non è facile accettare di provare sentimenti che stridono con l’immagine che abbiamo di noi stessi, o che vogliamo offrire di noi agli altri.  Si può giungere ad odiare ciò che vorremmo amare, ma mai  potremmo accettare. A volte l’odio non è il rovescio della medaglia dell’amore, ma solo il velo che lo ricopre. L’antitesi dell’amore è l’indifferenza, attenti a chi dichiara a gran voce il proprio odio o il proprio amore. Potrebbe essere un inconsapevole e pericoloso bugiardo.