Genova: docenti fannulloni nell’Università

Salvatore Ganci

Non è la prima volta che pongo enfasi sulla “chiusura” del “genuense athenaeum” peraltro non penalizzato nella graduatoria degli atenei virtuosi. E in un precedente articolo insinuavo malignamente che questa “virtù” la doveva soprattutto a certe eccellenze nell’ambito della Facoltà di Medicina e di Istituzioni come l’Ospediale pediatrico “Giannina Gaslini” . E ora che succede? … proprio da un Magnifico Rettore che proviene dalla Facoltà di Medicina e Chirurgia è stata commissionata una indagine dalla quale risulta che 217 docenti (il 14 % del totale) non ha scritto negli ultimi cinque anni neppure due articoli scientifici (e non è stato specificato se le Riviste considerate includano anche quelle nazionali dove, si sa, si fanno piaceri tra amici … Già, sulle riviste nazionali passa senza filtro un “lavoretto” con il pedigree e si può  “stroncare” impietosamente l’articolo di un giovane che poi, preso coraggio, riesce ad inviarlo ad una Rivista internazionale ed ottenerne persino una recensione ulteriore. Posso assicurarvi (fornendovene dettagli a richiesta) che ciò è avvenuto sul nostro “Giornale di Fisica” e che l’articolo “stroncato con impietose considerazioni offensive nei confronti dell’Autore” trovò posto sull’American Journal of Physics con recensione ulteriore su “Science”… Dopo la pubblicazione di questa amena notizia su “Il Secolo XIX” si sono moltiplicate le richieste, anche da parte dei Docenti che a Genova “lavorano sodo e serio” di pubblicare i nomi di questi colleghi virtuosi, specchio di una Italia che necessiterebbe di una sana scrollatina stile 14 luglio 1789. “Per motivi di privacy non possiamo” dice Giacomo Deferari, il Rettore dell’ateneo,  ma annuncia ovvie contromisure. Nel mirino dell’indagine quattro dipartimenti ad alta percentuale di buontemponi improduttivi: il DISEFIN (Scienze Economiche e Finanziarie) il DISTBIMO (Scienze odontostomatologiche), il DICMI (chirurgia) e il DIMA (Matematica). Caro Rettore, se si sposta a destra del DIMA le assicuro che anche al DIFI (dipartimento di Fisica) troverà un florilegio di persone che lamentano i tagli dei fondi alla ricerca – e da qui i mali del non pubblicare – perché di  certi articoline hanno pieni i cassetti … All’interno dei “cugini matematici” del DIMA in 20 su 56 hanno pubblicato meno di due articoli in cinque anni. Ma come è possibile? … Eppure il “bello”  dei cugini matematici è che a loro basta un tavolo, un blocco di carta, un accesso alle riviste (oltre agli attributi intellettuali): o la Gelmini li ha “costretti” a “tagliare” l’abbonamento a qualche loro Rivista? O forse l’impegno didattico è oneroso come quello di un collega Ucraino che quest’anno ha pubblicato un solo lavoro, ma  non si lamenta troppo delle sue 900 ore annue di carico didattico?

 

Un pensiero su “Genova: docenti fannulloni nell’Università

  1. Caro prof. Ganci,

    indubbiamente fa freddo, ma non mi aspettavo che nevicasse anche su DentroSalerno. Gli anglosassoni usano cominciare a dialogare sul tempo per rompere il ghiaccio (ehm… si fa per dire).

    Quindi La ritrovo al freddo del sito a riscrivere di università, di docenti e del proficuo lavoro (si fa sempre per dire) svolto da alcuni. Come Ella sa, anche io ho cercato di commentare alcune anomalie, quali un’assunzione di un ricercatore in un concorso agostano a concorrente unico, con commissione riunitasi, sembra, per teleconferenza: il giovane non aveva al suo attivo nemmeno una pubblicazione. E dire che molti giovani italiani sono costretti ad andare all’estero, portandosi dietro (metaforicamente, ovviamente) le cataste di lavori da loro pubblicati. Se si portano avanti queste operazioni poco commendevoli, tuttavia, non bisogna poi lamentarsi se, in qualche settore, si pubblica poco. Speriamo che almeno si pubblichi bene.

    Eppure, non sappiamo se questi docenti con poca attitudine alla scrittura (diciamo così!) sono dei professori oppure dei ricercatori. Nel caso di quest’ultimi, forse, l’accusa di una scarsa frequentazione delle riviste scientifiche potrebbe risultare più grave. Eppure, non mi meraviglierei se anche nel nostro ateneo alcuni che pubblicano tanto e bene possano essere presi di mira, paradossalmente, da una sorta di sottopotere locale, così come Lei faceva risaltare in un Suo precedente articolo per il “genuense athenaeum” . Per questi ricercatori si immmagina non ci sia pace, mentre dovrebbero essere aiutati a svolgere con serenità il loro lavoro e meriterebbero di essere accompagnati nel loro percorso di crescita. A volte, tuttavia, la rapidità di una carriera accademica è proporzionale alla quantità di saliva che una perosna riesce a profondere oppure alla prossimità (anche in grado di parentela) ai potenti del posto, i quali, di solito, non vedono di buon occhio i “secchioni”. Questi, infatti, sono soliti rompere le uova nel paniere quando ci sono posti da assegnare. A meno che, al momento opportuno, non vengano opportunamente dissuasi dal fare operazioni di disturbo.

    Eppure, basterebbe dire “chiaro e tondo” a questi studiosi troppo avvezzi alle cattive frequentazioni (riviste e congressi internazionali, collaborazioni estere, etc.) che la loro presenza è poco gradita e che dovrebbero industriarsi per trovare spazio all’estero. Io credo che molti si metterebbero l’anima in pace e farebbero la valigia per raggiungere dei lidi dove pubblicare non è una colpa, ma un merito.

    Speriamo che qualche segnale interessante possa venire da Genova, allora.

    Con i più cordiali saluti, I. S.

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