Il Ministro Prestigiacomo assicura: nessuna radioattività dalla nave affondata a largo di Cetraro

Lorenzo Peluso

Arrivano, finalmente, i primi risultati delle indagini condotte sul relitto ritrovato a largo della costa calabrese, non molto distante dal Golfo di Policastro: Il relitto a largo di Cetraro, in provincia di Cosenza “non corrisponde alla caratteristiche della nave Cunski”. Lo ha annunciato il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo sulla base dei primi rilevamenti della nave ‘Mare Oceano’. “In particolare è stato rilevato che il cassero della nave affondata si trova nella zona centrale mentre quello della Cunski era a poppa”, riferisce ancora il ministro. La notizia potrebbe portare rassicurazioni non solo alle popolazioni della costa calabra ma anche ai cittadini della costa di policastro che da settimane denunciano il fermo del mercato del pesce con gravi conseguenze economiche per l’intera comunità. La notizia più importante comunque sembra essere che “fino alla profondità di 300 metri non si rilevano alterazioni della radioattività. Naturalmente – precisa ancora il ministro Prestigiacomo – questi primi esiti delle ricerche non escludono la possibilità che i fusti stivati nel relitto possano contenere rifiuti pericolosi o radioattivi e per questo il programma di indagini della ‘Mare Oceano’ proseguirà col prelievo di sedimenti dai fondali, di carotaggi in profondità e col prelievo di campioni dai fusti”. Insomma informazioni che non rassicurano del tutto sulla natura delle sostanze contenute a bordo del relitto e che a questo punto aprono un ulteriore interrogativo: di quale nave si tratta allora se non il Cunski ? quando è stata affondata e da chi? Dove si trova quindi il relitto del Cunski affondato dall’oramai noto collaboratore di giustizia Francesco Fonti? Il lavoro della Procura di Paola si preannuncia duro ed impegnativo. Tutto ha avuto inizio con le dichiarazioni rese alla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria da parte del 61enne Francesco Fonti, di Bovalino, uomo delle cosche calabresi ed ora collaboratore di giustizia. “Io ho dato contezza dell’affondamento di tre navi di cui sono stato esecutore materiale per conto della cosca Romeo di San Luca. Di altre sette sono certo per averne parlato con i capi di altre cosche che in Calabria hanno trafficato in rifiuti tossici. Ma non sono solo queste, in Calabria e fuori regione.” Così dichiara Fonti in un’intervista rilasciata ai colleghi del Sole 24 ore. In effetti la Procura della Repubblica di Reggio Calabria in un’inchiesta dei primi anni 90 parla di almeno trenta affondamenti; inchiesta che vedeva tra i suoi consulenti anche un certo Mario Scaramella, uomo chiave nell’affaire Mitrokin ed ultimo uomo ad incontrare a Londra l’ex 007 del KGB russo Aleksandr Litvinengo contagiato dal micidiale “polonio 210” e successivamente deceduto. Insomma si può affermare che la vicenda “affondamenti” è quantomeno ricca di retroscena, molti ancora sconosciuti. Un lavoro delicato quindi per la Procura di Paola che dovrà innanzitutto chiarire l’attendibilità del collaboratore di giustizia e soprattutto le relazioni che vi sono tra fatti e personaggi. Nel frattempo le preoccupazioni nella popolazione della costa, non solo quella calabrese ma anche quella lucana e cilentana, aumentano e soprattutto si fanno sentire gli effetti negativi della vicenda sull’economia locale. Sabato scorso un’imponente manifestazione ad Amantea ha chiesto con forza di conoscere lo stato delle indagini e soprattutto la natura delle sostanze presenti a bordo del relitto; nel frattempo nel Golfo di Policastro, a Sapri, una infuocata manifestazione organizzata dalla CGIL settore pesca ha posto la questione “danno di immagine e crisi economica” per il settore pesca che nella zona rappresenta la principale attività imprenditoriale unitamente al settore turistico ricettivo per il quale si preannunciano danni inestimabili nella prossima stagione balneare. Urge quindi che le autorità competenti, in primis il Ministero dell’Ambiente diano risposte certe; i risultati intermedi lasciano il tempo che trovano e non fugano, purtroppo, le preoccupazioni.