Storicità: S. Caterina d’Alessandria,reminiscenze e divagazioni

 Prof. Giuseppe Lauriello

 Oltre che famosa Scuola medica, Salerno medioevale appare in un certo momento della storia l’erede e la custode della scienza e della metodologia antica, nello stesso tempo in cui viene a costituirsi centro di diffusione della cultura dell’Occidente latino. A Salerno infatti fermentano le idee e le conoscenze di un’antichità illustre, non travolte dal tempo, ma gelosamente conservate dalla dissoluzione barbarica dei secoli bui. Nello stesso tempo Salerno è epicentro dei traffici marittimi del Mediterraneo; controlla il movimento mercantile con il Levante; il commercio delle spezie e dei prodotti di lusso che arrivano dall’Oriente confluiscono in città come primo centro di raccolta, facendo di questa il punto di  incontro di ricchezze, ma anche di popoli e di idee. Al risveglio delle attività economiche favorite dalle Crociate corrisponde anche una rinascita del movimento spirituale, una reviviscenza agevolata peraltro dagli apporti di ragguagli e di novità che giungono dall’ignorato mondo levantino, tanto sconosciuto quanto promettente per storia, costumi, riti, istituzioni, sapere. Non a caso Salerno è anche definita patria del Rinascimento scientifico, dal momento in cui, e specie nel XII sec., essa si presenta come il polo del dottrinario filosofico e scientifico dell’Occidente. Gli intermediari di questi volti nuovi economici, politici, giuridici, scientifici, religiosi non sono però soltanto i mercanti, ma gli stessi cavalieri che in Terrasanta hanno vissuto e combattuto, quei cavalieri che ora tornano in patria e che raccontano tanti episodi, imprese, leggende della loro vita errabonda e avventurosa, del lungo e periglioso contatto con un mondo tanto estraneo e fantastico. Accorporati in ordini monastico cavallereschi, potenti, misteriosi e rispettati, sostano a Salerno, portandovi irruenza, autorità, spesso cultura. Sono Templari, Teutonici, Gerosolomitani, cavalieri di S. Lazzaro, del S. Sepolcro, cavalieri di Malta, ospedalieri dell’ordine di S. Caterina del Siena. Ed è in questo momento che S. Caterina compare in Occidente e assurge a protettrice della Scuola di filosofia e medicina di Salerno. Ma chi è questa S. Caterina sotto il cui nome un ordine cavalleresco, ragguardevole per uomini e per vigore, si costituisce nell’XI sec. in Terrasanta a baluardo della fede contro l’Islam e in congregazione benefica per l’umanità sofferente che assiste, cura, difende ? La figura di S. Caterina ondeggia tra la storia e la leggenda ed è arduo sceverare dove finisce la cronaca e dove comincia il mito. Il periodo che chiude il II sec. e apre il III rivela uno scenario politico quanto mai sconcertante e confuso per la storia di Roma, opportunamente definito dell’ “età pessima”. Si sono appena concluse in un bagno di sangue le tre ultime persecuzioni contro i Cristiani. La riforma di Diocleziano che avrebbe dovuto garantire una pacifica successione degli imperatori crea feroci discordie. Dopo la sua abdicazione, i due Cesari Galerio e Costanzo Cloro salgono, secondo il nuovo ordinamento, all’autorità di Augusti, ma per la nomina dei nuovi  Cesari si apre un’aspra contesa. Costanzo Cloro designa come suo erede Costantino; Galerio non vuole riconoscerlo e nomina come suo Cesare Licinio. Intanto Massenzio, figlio di Massimiano,  spalleggiato dal padre, si ribella a Galerio. Ne nasce una situazione confusa, per cui a un certo momento l’Impero è conteso da sei Augusti: Costantino in Gallia e Britannia, Massenzio e Massimiano in Italia, Licinio sul Danubio, Galerio in Grecia e Asia Minore, Massimino in Egitto. Galerio Valerio Massimino Daia, imperatore romano, Cesare dal 305 al 309, Augusto dal 309 al 313, governa l’Egitto da crudele aguzzino. Ubriacone violento, infierisce contro i sudditi con straordinario sadismo nello stesso tempo in cui, acerrimo nemico dei Cristiani, incrudelisce verso di loro applicando alla lettera l’editto di Diocleziano. Nel suo odio contro i seguaci di Cristo cerca di rialzare le sorti del paganesimo, incoraggiandone l’apologetica e costruendo templi in prossimità di chiese. Di lui inorridito narra Lattanzio nel suo De mortibus persecutorum: “…il principale suo vizio, in cui superò tutti i predecessori fu la libidine. Non saprei definirla altrimenti se cieca o forsennata, eppure neanche con queste espressioni è possibile rendere la realtà tanto essa era nefanda. Se qualche donna si rifiutava ai suoi desideri, veniva uccisa, come se la pudicizia fosse un delitto di lesa maestà…” (38,2). Nel 308 un suo editto obbliga con appello nominale gli abitanti di Alessandria a sacrificare e, perché nessuno possa evadere il precetto, prescrive di spruzzare con acqua lustrale le merci messe in vendita e costringe i bagnanti a bruciare incenso sulle are collocate all’entrata delle terme. Di lui ci riferisce anche Eusebio nella sua  Storia Ecclesiastica:  “ Un giorno finalmente, trovandosi in Alessandria, gli avvenne di assistere a un processo contro i Cristiani e consegnare ai leoni donne di insigni virtù e fanciulle consacrate a Dio…” Sotto questo odioso personaggio fiorisce in Alessandria Caterina, una fanciulla di nobile famiglia e di chiara virtù, bella, colta, dottissima in filosofia, “illustre per ricchezza, stirpe e educazione”  dice Eusebio “ ma che tutto posponeva alla saggezza”. La sua vita divaga, come già detto, tra la storia e la leggenda, tratteggiata non sempre con accenti di veridicità negli Acta Catharinae, un testo agiografico della patrologia greca. Ma ulteriori particolari biografici possono desumersi in Eusebio, vescovo di Cesarea, che nell’VIII libro della sua Storia Ecclesiastica,  narrazione di vicende relative ai primi secoli della chiesa, ci parla di questa santa, riportando episodi che appaiono in gran parte fondati.Vi si racconta infatti che Caterina accusasse l’imperatore Massimino di essere un indegno e truculento persecutore di cristiani, condannati a morte atroce senza nessuna giustificazione giuridica, ma solo per l’insano gusto di crudeltà del despota. Questi, incollerito dalle audaci provocazioni della fanciulla che osa opporsi alla sua sacrale maestà, la costringe a discutere i fondamenti della sua dottrina monoteistica davanti a un assise di 50 sapienti della corte imperiale, arroccati sulle concezioni politeistiche del paganesimo. La disputa animosa ed erudita si conclude con la confutazione delle tesi dei sapienti e con la conversione al cristianesimo della stessa moglie dell’imperatore. Massimino, ancora più infuriato, condanna Caterina alla morte per fame in una torre del suo palazzo, ma una colomba provvidenzialmente la nutre durante la lunga prigionia, evitandole così una fine terribile per lenta consunzione. L’incrollabile fede, il coraggio, l’animo intrepido, la cultura della giovinetta fanno nascere nell’imperatore una insana passione per questa vergine così bella e così altera, ma lo sprezzante rifiuto al suo volgare desiderio ne inaspriscono l’odio, sì da ordinarne di nuovo l’arresto e la prigione. L’anima nera di Massimino, il prefetto del pretorio Cusarsate, lo persuade, stuzzicandone l’indole malvagia a condannare la fanciulla al supplizio della ruota, ma nel momento in cui i carnefici avviano lo strumento di tortura e di morte, i denti della ruota si disfanno e cadono, mentre la ruota va in frantumi. La moltitudine dei presenti che assiste inorridita all’esecuzione della sentenza, nel vedere in quel momento concretizzarsi l’intervento divino, grida con vigore: “Il Dio dei Cristiani è vero!…”. Ma l’imperatore è irremovibile. La fanciulla viene decapitata. Cade l’anno 310. La leggenda vuole che uno stuolo di angeli abbia portato il suo corpo sul monte Sinai, dove successivamente in suo onore viene eretto e dedicato in monastero. Protettrice delle giovani, nel martirologio romano la si venera il 25 novembre come vergine di Alessandria. Nelle iconografia classica è rappresentata come fanciulla regale, coronata di rose, con la palma in mano e accanto la ruota rotta con le punte spezzate. A Salerno S. Caterina d’Alessandria diviene l’emblema di un movimento intellettuale rivoluzionario, l’emblema del Rinascimento scientifico. Nel suo nome la filosofia e la medicina a Salerno rendono il loro elevato servizio al progresso, alla libera indagine, all’apertura al mondo moderno; nel suo nome a Salerno è lanciato un ponte ideale tra l’antichità classica e la rinascita del XVI sec. In prossimità del monte Sinai, attorniato da un panorama roccioso, brullo e desolato,  sorge in una piccola oasi il convento di S. Caterina d’Alessandria, fondato da Giustiniano nel 557 sullo stesso luogo dove la leggenda vuole sia stato portato il corpo esanime della martire. V’è’ una chiesa in stile bizantino, cui si accede attraverso una  porta bizantina del VI sec., chiesa che è un vero e proprio museo di icone delle più diverse epoche ed è tenuta da monaci di rito greco orientale. A sinistra della porta d’ingresso v’è una tempera di pregevole fattura di scuola catalana del XIV sec. che raffigura S: Caterina. La sua venerazione in Occidente rimonta al tempo delle Crociate, allorchè numerose reliquie furono trasportate in Europa e custodite presso vari luoghi di culto. Da allora anche numerose raffigurazioni di S. Caterina compaiono in dipinti di autori famosi. E’ ritenuta protettrice delle facoltà mentali.