Castellabbate: Icarus, “Itinerari d’autore” con Gigi Di Fiore
Serata all’insegna della storia e della rilettura del Risorgimento italiano nel corso di “Itinerari d’autore”, rassegna letteraria curata dall’Associazione Icarus che da sempre, a Castellabate, coniuga cultura, turismo e territorio per la promozione intelligente del Cilento. Patrocinii, infatti, sono stati offerti da Regione Campania, Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, Comunità Montana Alento-Montestella, Banca di Credito Cooperativo dei Comuni Cilentani.Anche quest’anno, dunque, la kermesse è itinerante, alla scoperta di quei luoghi dell’immaginifico che coinvolgono il lettore nel racconto dell’autore. Una formula felicemente immaginata lo scorso anno dal Presidente dell’Associazione “Icarus”, Marisa Prearo, la quale, impegnata oggi quale Amministratore dell’Ente Provinciale Turismo di Salerno, ha passato il testimone e l’impegno organizzativo al Vice Presidente di Icarus, Rosanna Di Giaimo.Ospite della serata è stato il giornalista e storico Gigi Di Fiore, che ha iniziato il suo “mestiere” nella redazione de “Il Giornale” di Montanelli, vincitore di numerosi Premi letterari, tra i quali l’ultimo consegnatogli un mese fa a Melfi per la saggistica, dopo essere stato tra i cinque finalisti al premio Acqui Terme per l’editoria storica. L’incontro, introdotto dal Vice Presidente Rosanna Di Giaimo, è stato coordinato dal giornalista Vito Pinto, e si è sviluppato su “Controstoria dell’Unità d’Italia – Fatti e misfatti del Risorgimento” (Rizzoli Editore). Nel libro, attraverso documentazioni fornite da Archivi pubblici e privati, consultazioni di autorevoli fonti bibliografiche, Gigi Di Fiore smitizza l’epopea risorgimentale, dimostrando che non fu tutto roseo, come vuole la storia ufficiale scritta dai vincitori, ma che ci sono stati anche tanti toni grigi, se non addirittura pagine nere, in quella “faccenda” tutta piemontese che fu chiamata “Unità d’Italia”. Puntuale e preciso nelle sue tristezze è il racconto dell’epopea garibaldina intitolata da Di Fiore “L’invenzione delle camicie rosse” e interessanti i riferimenti alle furbizie e comportamenti bugiardi adottati dal Conte Cavour in varie circostanze. Di sicuro i metodi usati dai piemontesi per giungere ad una “Unità d’Italia”, non sempre voluta e molte volte accettata passivamente o contestata dalle popolazioni, furono abbastanza spicci, anche nei confronti del Papa Pio IX al quale furono sottratte due Regioni (Marche e Umbria) come se fossero stati cavati due denti. Insomma furono autentici soprusi piemontesi. Per non parlare dei plebisciti di annessione: vere e proprie farse. Insomma quella che doveva essere l’Unità d’Italia, si rivelò solo una conquista militare e sanguinosa di territori sovrani. E fu quello il periodo in cui – ed il confronto è un aspetto importante del lavoro di Di Fiore – cominciarono quelle storture che ancora oggi ci portiamo dietro in una sorta di gattopardesca memoria in cui tutto muta, perché nulla cambi.Un pubblico attento ha seguito l’interessante percorso storico nel verde Parco di Palazzo Belmonte, nell’incantevole scenario di Santa Maria di Castellabate, racchiusa tra Punta Tresino e l’isola di Licosa. Tra gli ospiti erano presenti il vice presidente del Consiglio Regionale della Campania, Gennaro Mucciolo, il neo consigliere provinciale Costabile Spinelli, che ha portato il saluto del presidente della Provincia di Salerno, Edmondo Cirielli, i consiglieri comunali, Luisa Maiuri e Alessandro Lo Schiavo, il Direttore del Museo e della zona archeologica di Paestum, Marina Cipriani, e l’amministratore dell’Ente Provinciale per il Turismo, Marisa Prearo. La rassegna proseguirà nei suoi itinerari sino ai primi di settembre, con altri nomi noti del panorama culturale campano e nazionale che si alterneranno nel Palazzo del Principe di Belmonte a S. Maria di Castellabate e in quello di Punta Licosa, nel suggestivo cortile del Castello abbaziale a Castellabate, nel Castello Aragonese di Agropoli, per finire nella splendida Villa Salati a Paestum, con tutto il fascino della grecità.
Finalmente la strada della verità viene aperta: il “risorgimento” lo fu dei piemontesi che da miserabili sono diventati ricchi rubando (ancora oggi) le ricchezze del Sud. La seconda fase dovrà essere il ritorno all’indipendenza del Sud, unica condizione per il suo sviluppo e ritorno al mondo civile.