Potenza/1: il magistrato, il Re e la camiciaia

Aldo Bianchini

Non è una fiaba per bambini quella che sto per raccontare, è semplicemente quanto realmente accaduto in quel di Potenza dove da tempo, presso la locale Procura della Repubblica, opera il giovane magistrato Henry John Woodcock e dove poco tempo fa capitò anche (e non tanto per caso!!) il principe Vittorio Emanuele di Savoia, erede al trono d’Italia. A completamento del cast della fiaba, c’è anche una bravissima camiciaia con tanto di laboratorio nel pieno centro del capoluogo lucano, in Via Pretoria ch’è la strada cult di tutta la Basilicata. Ma andiamo con ordine. Che Woodcock sia amante del bel vestire ormai è noto a tutti e lo si vede anche, camicie fuori serie, giacche fuori ordinanza e pantaloni all’ultimo grido. Parlare dell’eleganza dell’erede al trono mi sembra anche abbastanza superfluo. La coincidenza degli interessi nello stesso laboratorio, la camiceria di Via Pretoria, dei due personaggi è almeno singolare. E veniamo agli accadimenti. Un giorno il valente magistrato si reca, da solo, nel laboratorio di Via Pretoria e chiaramente non riconosciuto ordina tre camicie su misura, pattuendone anche il relativo prezzo (circa € 90,00 cadauna); dopo le rituali misure la camiciaia indica al PM la data del ritiro. Passa appena qualche giorno e su Potenza si scatena il finimondo; tutti i media del pianeta  puntano i propri riflettori sul locale carcere dove da poche ore è stato trascinato in schiavettoni nientemeno che l’erede al trono d’Italia il principe Vittorio Emanuele di Savoia; ad arrestarlo, è stato il giovane pm Henry John Woodcock la cui immagine è presente su tutte le grandi reti televisive. Sbanda paurosamente la giovane camiciaia accendendo a casa la tv; ma come quel distinto signore di qualche giorno prima che ha prenotato tre camicie è proprio il magistrato che vede in televisione? Si chiede inquieta. Tutto finisce con quell’emozionante scoperta; sembrerebbe di sì. Sta di fatto, però, che passa ancora qualche giorno e il PM si ripresenta in carne ed ossa nel laboratorio della camiciaia, per ritirare le camicie e pagare il conto. La sorpresa arriva dalla camiciaia che per onorare la celebrità del personaggio che ha di fronte, dice con una vocina flebile che una delle tre camicie intende regalargliela per la gioia di poterlo annoverare tra i suoi numerosi clienti. Netto il rifiuto, secca la risposta del giudice: “Pago l’importo pattuito, senza discussione, se ancora mi vuole vedere in questo laboratorio. Grazie, comunque!!”. Passano due o tre giorni e davanti al laboratorio della camiciaia arriva uno stuolo di persone, tra poliziotti e guardie del corpo; sono gli uomini dell’aspirante Re. Sono trafelati ed hanno premura; il Principe è in cella e non ha il ricambio di biancheria; servono anche alcune camicie. La frastornata sarta intuisce l’immediatezza della richiesta; chiede come misura la camicia indossata dal Principe ed in serata ben tre camicie sono già belle e fatte. Offerte dalla camiciaia o regolarmente pagate da “casa Savoia”; non è dato di sapere; un fatto, però, è certo: il laboratorio della giovane camiciaia da quel momento è diventato un punto di riferimento, una sorta di monumento fiabesco al cui cospetto tutto è possibile raccontare.