Le ferite che non guariscono

 Giovanna Rezzoagli

Il gup del tribunale dei minorenni di Ancona  Sergio Cutrona ha dichiarato estinto il reato ed ha, pertanto, prosciolto undici ragazzi accusati di aver commesso abusi sessuali nei confronti di una bambina di tredici anni e di aver filmato il tutto con i telefonini. La vicenda ha avuto luogo nel 2006, quando i ragazzi avevano età comprese tra 15 e 17 anni. Il gup ha tenuto conto del periodo di messa in prova in cui, da sei a dodici mesi a seconda delle responsabilità individuali accertate, i ragazzi erano stati “condannati” a rincasare non oltre le 22, a non bere alcolici, a non assumere droghe, a non scaricare materiale pornografico da internet, a frequentare la scuola con profitto e a fare un poco di volontariato non meglio specificato. Ovviamente nessuno di questi baldi giovani ha trascorso un solo giorno in carcere. La giovanissima vittima di quella che si configura come violenza di gruppo ripetuta e continuata ha cambiato casa per non incontrare tutti i giorni chi le ha usato violenza. Questa notizia di cronaca viene oggi riportata in un breve trafiletto su “Il secoloXIX”, confesso di averla letta e riletta più volte perché non mi sembrava possibile che fosse proprio vero ciò che i miei occhi leggevano ma la mia mente rifiutava di credere. Condannare dei ragazzi a vivere normalmente? Comprendo che la condanna per un reato debba includere anche programmi di riabilitazione e di rieducazione, ma condannare un giovane a non bere e a non drogarsi mi sembra semplicemente assurdo. Frequentare la scuola con profitto diventa una situazione meritoria. Ma non dovrebbe essere la normalità e, casomai, un demerito frequentare la scuola con scarso o nullo profitto? Ma l’aspetto più doloroso di questa vicenda riguarda la vittima. A tredici anni dover cambiare casa e quartiere, dover convivere ogni giorno col ricordo di ciò che si ha subito. Per aver denunciato e raccolto il coraggio di raccontare e testimoniare, una bambina e la sua famiglia devono ricominciare una vita altrove. La violenza sessuale segna per tutta la vita, non estingue le sue conseguenze, non si cancella col tempo. Mi chiedo se questo gup abbia tenuto conto del futuro di quella bambina che oggi dovrebbe avere sedici anni. Sicuramente al futuro dei ragazzi colpevoli avrà  pur pensato, se dopo tre anni sono già liberi di vivere senza alcuna limitazione. Ora possono tornare a casa all’ora che vogliono, bere e drogarsi, possono pure andare male a scuola, la loro “pena” la hanno scontata. Possono usare i loro telefonini e vivere normalmente come tutti i loro coetanei. Se è pur vero che il concetto di “normalità” è sempre più relativo, è anche vero che la legge dovrebbe tutelare chi subisce, chi è debole. Rieducare si, ma dopo aver scontato una pena vera. Quando avevo io diciassette anni accadde un episodio di cronaca che sconvolse l’Italia: un mio pressoché coetaneo ( lui aveva già compiuto i diciotto anni) uccise i propri genitori per ereditare subito e non dover aspettare. Ricordo perfettamente questo episodio perché in quell’anno i miei genitori morirono entrambi, e l’assurdità di quel gesto e delle sue motivazioni non potevano lasciarmi indifferente. Pochi mesi fa quell’uomo è uscito di prigione e adesso potrà ricostruirsi un futuro, mi chiedo spesso se pensa ai suoi genitori, lui che il suo male lo ha determinato. Io ai miei genitori penso ogni giorno. Guariranno le ferite di quella ragazza di Ancona? Di sicuro chi le ha fatto del male ha ricevuto le cure migliori per curare la propria esistenza malata.