Gay, festa a Genova “Siamo 200000”

 Salvatore Ganci

Ieri, 28 giugno, così titolava il “Secolo XIX” e  non era certo il caso di prendere il treno e andare a Genova all’acquario. Gli assembramenti di folla mascherata con le belle paroline di circostanza (vogliamo che Genova sia la città dei diritti) del sindaco Marta Vincenzi,  sono peggiori di quegli assembramenti dopo il “derby” Genoa-Sampdoria ed è pertanto meglio stare “fuori tiro”: specie quando la gente è accaldata e “mascherata” non si sa mai … Immerso nei miei pensieri e nelle immagini trasmesse da TG regionale, mi chiedevo: “ma perché il volere tanto enfatizzare la propria diversità?”, “perché il festival della devianza sessuale vede protagonisti sul video i maschietti e molto meno le ragazze?”. Uhm …, forse è una questione di rapporti numerici? O forse le ragazze sono da sempre più sagge? Già, perché la sessualità è un fatto che rientra in una sfera privata e questo le donne lo hanno capito molto meglio degli uomini. Tollero (infastidito, è il caso di dirlo) l’uso improprio del termine “matrimonio tra Gay” usato con disinvoltura dai cronisti, se mi rifaccio all’etimologia del termine, dove, se non sbaglio, compare il sostantivo “mater” la cui funzione naturale, non credo che un Gay la possa surrogare, in quanto semplice Legge di Natura. Mi chiedo il perché di tanto baccano e del perché si dibatta e si scriva tanto. E’ forse la reazione  all’intolleranza storica del passato? Se è così me ne sto tranquillo a casa,  spengo la TV e che sfilino in pace per tutta Genova, mentre mi apro un buon libro da leggere … E guarda un po’ che libro mi capita in mano? “L’Europa del Medioevo” di Georges Duby (che non mi pare sia uno Storico protestante o comunista o di “partito”) e così mi capita di apprendere che la “giustizia” medievale era “tenera” con i reati contro la persona, mentre accendeva senza indugi dei bei roghi per i delitti contro la “morale”. Così un Gay  (o più spesso la coppia di Gay) venivano allegramente arrostiti magari in compagnia di una donna “sorpresa” con un ebreo o un moro, mentre violentare una monaca era un reato punito molto più a buon mercato … se non preso in flagranza il reo, bastava che questo fosse abbastanza ricco da pagare 500 pezzi dei propri averi … Questo almeno in una cattolicissima cittadina spagnola nel 1189. Non oso pensare a come fosse considerata la pedofilia in quei secoli. Nonostante abbia finito di leggere tutto il libro, non ne ho trovato la minima menzione. Bene, mi è rimasta una curiosità da approfondire in qualche momento d’ozio … Oggi, carnevalate a parte, la risposta è semplice. Un Gay non viola alcun articolo del codice penale, come pure una donna è libera di avere amplessi con mori, con ebrei e con chi le pare, senza violare alcuna Legge, mentre mi risulta che la pedofilia sia (e speriamo rimanga) uno dei delitti più gravi, perseguito non solo dalle nostre Leggi ma anche da chi, detenuto in carcere, ha un “suo” codice morale, dove può trovare posto qualunque forma del male, ma non quello contro i bambini.