Siamo noi gli uomini specchio?
Una concorrente del reality inglese omologo del nostrano “X factor” avrebbe minacciato il suicidio dopo essere stata scartata ai provini di selezione. A Trucazzano, in provincia di Milano, un bimbo di soli nove anni si è impiccato lo scorso 11 giugno dopo una nota presa a scuola. Pochi giorni fa a Napoli una ragazza è stata picchiata da un gruppo di skinheads per aver difeso un suo amico gay. Tre episodi molto diversi, lontani nel contesto e geografia, vicini nel tempo e nella disperazione. Tre episodi di cui fuggevole notizia è apparsa sui quotidiani. Siamo informatissimi sulle vicende sentimental-sessuali del personaggio noto di turno, ma non ci accorgiamo quasi delle notizie che hanno spessore umano. Che pesano per chi le legge, per chi ne scrive, per chi le vive. Viviamo in un Paese pieno di apparenti contraddizioni, capace di essere generosissimo di fronte alle tragedie che colpiscono improvvise, nel contempo pronto a fare la fila per un posto in tribunale nel processo “del momento” o disposto a macinare fior di chilometri per visitare i luoghi in cui si sono consumati delitti efferati. E’ l’ambivalenza emotiva che contagia la nostra epoca? E’ il desiderio di apparire a qualsiasi costo? E’ il bisogno di emulazione che dilaga? E’ tutto questo, certo, nel contempo è molto di più. Lo psicologo americano Rollo May, nella sua opera “L’uomo alla ricerca di sé”, afferma che il problema primario degli uomini è il vuoto. Egli afferma che la gente è vuota non perché priva di potenzialità emotive, ma perché è venuta meno la capacità di influire efficacemente sulla propria vita e sul mondo in cui si vive. E allora non ci si preoccupa tanto di vivere attivamente la propria vita, meglio specchiare quella altrui. Meglio vivere di vicaria emozione, molto meno impegnativo. Ma l’angoscia di vivere risparmia ben pochi, tra lo stolto convinto di avere la certezza nelle mani ed il saggio che sa di non sapere nulla, ci siamo noi tutti con tutte le nostre contraddizioni e i nostri comportamenti.