Le ‘società’ di Cirielli

Michele Ingenito

      Nel panorama nazionale di queste elezioni europee, provinciali e cittadine hanno vinto tutti. A giudicare, almeno, dalle risposte dei protagonisti alla fatidica domanda. “Chi ha perso, allora?”, viene voglia di chiedere. “Gli altri, naturalmente!”Non abbiamo dimestichezza con i labirinti mentali degli analisti più o meno accreditati a tradurre in parole convincenti il quadro politico che si prospetta nel nuovo proscenio nazionale. Tra tanta ‘scienza’ interpretativa, che nei protagonisti nasce dalla militanza politica in questo o quel partito, una chiave di lettura semplice, ma concreta con i numeri ed i conseguenti rapporti di forza, stabilisce che il paese è saldamente concentrato tra centro e destra. L’era-Berlusconi, che dir si voglia, transita felicemente, ancora, lungo un asse verticale ben consolidato da Nord a Sud e viceversa. All’interno del transatlantico chiamato Italia, forze collaterali di contrasto oscillano da una paratìa all’altra, sperando di fare breccia prima o poi, e di sfondare. Da qui, i primi calcoli, le prime ipotesi di affratellamento tra vecchie risorse della politica, i primi tentennamenti, falsi o auspicati, perché l’asse si sposti in prospettiva da una parte all’altra. Casini verso il PdL (dipende dal ‘prezzo’), la Lega Nord verso il centro sinistra, il blocco delle minisinistre tutte insieme, per una riconversione senza la quale sono penosamente affogate, i radicali dell’asse Bonino-Pannella verso un non si sa dove. E via di questo passo, per esorcizzare il nemico comune Silvio Berlusconi. Il quale, essendo nemico di una parte, non è poi nemico di nessuno. L’una, infatti, neutralizza l’altra. Se nemico esiste oggi in occidente è la sua società. Fatta di tanti micro organismi che si combattono vicendevolmente per la vittoria del più forte, del più potente, del più aggressivo. La società non è più una dunque. E l’uomo politico destinato a governarla nel territorio che istituzionalmente gli compete, deve fare molta fatica per coordinare il proprio impegno ed orientarlo nella direzione più lineare, più giusta e più equilibrata. Il territorio che eredita il nuovo Presidente della Provincia Edmondo Cirielli è fortemente variegato per le tante società che in esso sono radicate e che, per un verso o per l’altro, vanteranno ora riconoscimenti, prebende, se non pretese.Non sarà facile gestire il tutto, servirà una grande forza interiore, una capacità di visione globale dei problemi, delle loro priorità, dei conseguenti provvedimenti da adottare nell’interesse esclusivo della collettività.La forza che lo sostiene, politica s’intende, è ragguardevole. Ma, una volta riconosciuto il valore dell’idea attraverso il voto, dovrà farsi da parte e lasciare l’uomo politico neo eletto alla libertà delle proprie decisioni. Nel nostro territorio, lo ripetiamo, come altrove del resto, esistono tante società. Buone, meno buone, cattive. Ma tutte uguali dinanzi al voto. E, quindi, tutte pronte per un compenso che sperano verrà. Ci è molto piaciuto il fondo di Aldo Bianchini di ieri sul nuovo presidente della amministrazione provinciale di Salerno. Per uno che non ha peli sulla lingua, l’analisi fatta incoraggia la nuova esperienza, senza concessione di crediti, però. E’ il modo migliore, riteniamo, per essere concretamente vicino a chi dovrà ora dimostrare di meritare i galloni guadagnati sul campo.Amministrare una provincia socialmente difficile come quella di Salerno impone una presenza assidua, forse giornaliera. Senza la quale, lo scettro rischia di sfuggire e, quel che è peggio, di finire nelle mani di ‘società’ non gradite.Per un carabiniere che tale resta, comunque, per formazione, valori e ideali assorbiti negli anni migliori e che, per questo, rimarranno indelebili nel prosieguo degli anni e della vita, è garanzia alta per il futuro di un territorio dalle grandi potenzialità. Ma non immune da fragilità sociali che, paradossalmente, sprigionano dal loro interno forze superiori capaci di alterare e condizionare gli equilibri generali.Il colonnello onorevole Cirielli queste cose le sa, le intuisce, le incamera. Per farne tesoro certamente, per bene orientare le ‘società’ del territorio che a lui hanno dato fiducia, e che da lui fiducia meritano; per scoraggiare, allo stesso tempo, le ‘società’ diverse, che hanno ‘investito’ nel voto, ma per un qualcosa che non potranno mai avere. A cominciare da quelle elettorali!