Spiritualità: l’arcangelo nella mia vita da ecologista

 

Grazia Francescato

Esiste nella vita un punto di svolta? Un momento che, come una finestra d’improvviso aperta su un’altra insospettata dimensione, divide l’esistenza di una persona in un “prima” e in un “dopo”? Insomma, quello che nei Vangeli viene chiamata “Conversione”, che i Buddisti denominano con “Illuminazione” e che i laici, più minimalisti, indicano con la parola “cambiamento”?Esiste. Se si vuole che avvenga. Per parafrasare l’ormai celeberrimo motto di Obama “Yes, we can”. Se lo vogliamo.E volerlo non significa mettere in campo una volontà solo razionale di voltare pagina, con una decisione squisitamente volitiva – che sottende comunque e sempre una volontà di potere…Significa ascoltare il desiderio profondo del proprio essere di ritrovare l’armonia perduta con il cosmo, vuol dire abbandonarsi consapevolmente alle forze superiori. Come mi disse molti anni fa a Parigi una contadina bretone di nome Yvonne, divenuta una celebre Veggente dopo una grave malattia: “Dobbiamo ritrovare in fondo a noi stessi il ricordo delle origini. Dobbiamo ricordare che all’origine eravamo translucidi, dopo la caduta siamo divenuti materia, ma siamo stati creati per essere luce, possiamo tornare ad esserlo”. E alla mia domanda, un po’ perplessa: “Ma com’è possibile oltrepassare di nuovo il confine tra materia e spirito?”. Lei rispose serena: “La materia diventa luce nell’istante stesso in cui si ha il desiderio – non la volontà-, perché la volontà sola può essere demoniaca, il nostro “IO” che si contrappone a Dio – il desiderio di abbandono totale in Dio. Diventiamo luce quando ci rendiamo conto della forza dei nostri pensieri: pensare è creare. Diventiamo luce vivendo in stato di preghiera, facendo del nostro cuore un tempio”.Ecco la necessaria premessa. Il cambiamento spirituale profondo avviene quando prepariamo il campo per la semina, quando ogni giorno lavoriamo, con tenacia e umiltà, per renderci disponibili ad accoglierlo. Non è frutto di un regalo (anche se ogni tanto la “grazia” gratuita ci viene donata) ma di un duro e totale impegno. La chiave è l’intento forte di mantenere un cuore puro, nei limiti concessi agli umani. Dunque, niente attesa di segni sconvolgenti o miracoli salvifici, ma la capacità di scorgere il “miracolo” nella vita quotidiana. Qui camminano gli Angeli: nella realtà di ogni giorno. Il mio personale “incontro” con l’Arcangelo Michele, che illumina la mia strada da quasi due decenni ormai, è avvenuto tramite uno o due ‘segni’ davvero straordinari, ma si è poi snodato nel corso del tempo con una fitta rete di coincidenze non casuali, ma saldamente dentro la normalità quotidiana. Quando dico ‘incontro’ (lo preciso perché qualche giornalista sciocco ha scritto che ‘parlo con gli angeli’) non intendo apparizioni clamorose o rivelazioni apodittiche. Si tratta di un incontro interiore, che ho raccontato per filo e per segno in un libro “In viaggio con l’Arcangelo”, pubblicato nel novembre del 2000, che mette insieme i tasselli della mia vita e del mio impegno ecologista dall’epoca in cui ero giornalista della rivista “Airone”, nel 1989, fino al momento in cui ho lasciato la presidenza del WWF Italia, nel 1999. Guarda caso, la fine del libro coincide con la fine del secolo e del millennio, e con l’inizio di un’avventura spirituale che mi ha condotto in questi dieci anni, senza che io l’avessi deliberatamente scelto, a svolgere ruoli di primo piano come esponente dei Verdi italiani ed europei in politica. Per amore di madre Terra, del nostro pianeta così bello e così maltrattato, unica casa che abbiamo nell’universo e che dovremmo reimparare ad abitare in modo più rispettoso e consapevole, in armonia con animali, piante, tutti i viventi che sono con noi inquilini della Terra. Avevo capito, insomma, che era arrivato il momento di mettere le questioni ambientali in cima all’agenda politica, a cominciare dalla lotta contro il cambiamento climatico che ormai ci è addosso e che esige una riconversione ecologica della nostra economia e dei nostri stili di vita. Ma il senso più profondo della mia ‘missione’, del mio compito specifico all’interno del movimento ambientalista mi è stato suggerito e, girono dopo giorno, confermato attraverso centinaia di episodi e di ‘coincidenze’, sempre sotto l’ala dell’Arcangelo, dal mio cammino spirituale. Ho capito, nel corso dei due ultimi decenni, che devastare la natura, sconvolgere l’equilibrio degli ecosistemi, in particolare dei luoghi ‘sacri’ del pianeta (che si trovano quasi sempre in posti di grande bellezza naturale, come le cime dei monti o le foreste primigenie) vuol dire anche recidere la misteriosa sintonia tra gli esseri umani e la madre Terra, disperdere un capitale spirituale accumulato nei millenni e centrato sul profondo legame tra l’Io individuale e l’Anima Mundi, tra il Micro e il Macrocosmo. Vuol dire tranciare il rapporto con una sapienza ancestrale che ancora vive in alcuni popoli indigeni (come il popolo Uwa, che abita le vette selvose delle Ande colombiane, con cui sono entrata in contatto per difendere il loro territorio sacro dalle mire di una grande multinazionale petrolifera), e che dorme in fondo alle nostre coscienze di occidentali saturi di beni materiali ma spesso incapaci di ritrovare il perduto benessere spirituale.Ho dunque compreso, attraverso una miriade di episodi che hanno costellato il mio percorso di ambientalista, che a me spettava il compito di mettere in luce i legami tra natura e spiritualità, in particolare la necessità di salvaguardare i ‘luoghi sacri’ che in tutte le Religioni del mondo si trovano non a caso nel cuore della natura selvaggia e che rappresentano delle vere e proprie ‘soglie’ tra il mondo fisico e quello dello spirito. Penso che tra poco scriverò il seguito del primo libro, raccontando tutti gli eventi concatenati e densi di coincidenze sotto il segno di Michele e che sono successi non solo a me, ma alle centinaia e centinaia di persone che ho conosciuto in questi anni tramite il libro e con i quali ho formato una ‘rete di reti’ estesa non solo in Italia ma in tanti Paesi. Compito principe di questa rete è il salto di qualità della coscienza collettiva, senza il quale sarà impossibile ristabilire quel minimo di armonia tra gli umani e il Creato che ci permetta di consegnare ai nostri figli un pianeta vivente e non una terra desolata. A questa missione, insegnano i teologi, sembra essere particolarmente preposto proprio l’Arcangelo Michele perché il male assoluto che ci troviamo a combattere in quest’inizio di millennio è appunto la perdita d’umanità, il degrado della coscienza umana che si accompagna, non a caso, al degrado della natura. E’ contro questo doppio degrado, questa duplice dannazione che è bello combattere sotto quelle ali che ormai conosciamo bene.