Pasquino vola, ma con due macigni sulle ali

 

 

Michele Ingenito

 Alle 11.30 di stamane, l’Aula Magna dell’Università di Salerno ospiterà l’Assemblea dei docenti, alla vigilia della elezione del nuovo Rettore.Tre i candidati ufficiali. Il Rettore uscente, Raimondo Pasquino, in corsa per il terzo mandato consecutivo, e i due sfidanti, l’economista Pasquale Persico, e l’umanista Federico Sanguineti. La sensazione strisciante è che l’uscente sfonderà ancora una volta. A fatica, ma dovrebbe farcela. Salvo sorprese nel segreto dell’urna. Da dove nasce questa sensazione. Nasce dal fatto che Pasquino ha già incassato l’OK del Senato Accademico, cioè dei Presidi di Facoltà che, normalmente, le rappresentano anche numericamente in qualità di portavoci. Questi ultimi, infatti, hanno da tempo approvato un documento nel quale sostanzialmente riconoscono all’attuale Rettore grandi capacità organizzative e gestionali. Pasquino è una vecchia volpe della politica. E’ stato sindaco di un comune dell’area vesuviana, San Giorgio a Cremano, e conosce alla perfezione tutti i meccanismi interni della pubblica amministrazione. Ma, soprattutto, riesce a districarsi alla perfezione tra i corridoi del potere che conta a livello politico e istituzionale. Quindi, senza offesa, si muove quasi sempre in direzione del vento favorevole, a prescindere dal suo colore. E’ un pragmatico che, al momento opportuno, mette da parte gli ideali, e punta all’obiettivo. Nel caso specifico, quello di andarsi a cercare ed introitare fondi pubblici consistenti grazie ad un dinamismo non comune proprio in virtù di quella conoscenza antica dei meandri del potere e della sua conseguente gestione. E’ un po’ personaggio shakespiriano, capace di racchiudere in sé quasi per intero le indispensabili qualità per sopravvivere dentro la gabbia pericolosa in sé del potere pubblico: leone, per il coraggio; volpe, per l’astuzia; aquila (a metà) per volare (quasi) alto.Per i suoi avversari, però, in particolare per il primo sfidante Pasquale Persico, i problemi dell’ateneo salernitano sono ben altri rispetto a quanto Pasquino ha illustrato nei vari incontri avuti con i colleghi nei dipartimenti e nelle facoltà. L’economista salernitano ha una visione totalmente diversa dell’università e dei problemi che l’assillano. Quindi, è in pieno disaccordo con Pasquino, al quale contesta una visione spendacciona dei fondi pubblici, spesso in forte antitesi con i benefici che ne dovrebbero conseguire. Quanto alla candidatura-Sanguineti, arriva molto a sorpresa. Si capirà stamane la ragione di una decisione così coraggiosa e inattesa, premesso che il terzo sfidante proviene dalla roccaforte dell’elettorato di Pasquino. Da quella Facoltà di Lettere, che annovera il più alto numero di votanti e la cui tradizione politica e ideologica si ispira da sempre all’ex-Partito Comunista Italiano. Se la Facoltà di Lettere votasse coerentemente con idea e ideologia, potrebbe diventare l’ago della bilancia di questa querelle accademica un po’ più animata rispetto alle precedenti a senso unico. E, a quel punto, la prospettiva di una mancata rielezione di Pasquino al primo colpo apparirebbe concreta, con automatico ricorso al ballottaggio.Comunque, un po’ di mistero in tutta la vicenda rimane. Nessuno ipotizzava una candidatura alternativa all’uscente Pasquino. Quella di Pasquale Persico, secondo il quale vige da tempo nell’ateneo “un clima di paura” al quale soggiacciono moltissimi docenti che vorrebbero cambiare, e che, per inspiegabili motivi, temono di poterlo fare; tanto meno una seconda – quella di Federico Sanguineti – dell’ultimissima ora. Da più parti si mugugna a pareti chiuse il dissenso per gli occhiolini del Rettore al centro destra, dopo avere militato ufficialmente tra le fila di De Mita nel PD, al punto da essere stato proposto a suo tempo dal leader avellinese alla Segreteria regionale di quel partito. Poi, le infinite carambole di De Mita, transitato dal PD al centrodestra prima, e all’UDC di Casini, poi, hanno allentato la presa di una fedeltà stretta dei propri sostenitori, consentendo loro, tra cui Pasquino, di muoversi in maniera più indipendente. E poiché la bilancia pende attualmente in direzione opposta, leggi PdL, va da sé che un uomo di potere come Pasquino, che tutti i giorni deve ‘fare la spesa’ (pubblica, si intende), a quei ‘rubinetti’ deve necessariamente attingere, per quel (nuovo) colore del vento che l’impone. Non nel proprio interesse personale, certo. Privilegi a parte, che non sono pochi. Ma, come lo stesso Pasquino ha indirettamente lasciato intendere in queste ultime settimane di campagna elettorale, in quello esclusivo della ‘baracca’ da lui guidata. Una ‘baracca’ che assorbe centinaia di milioni di euro l’anno e per i quali ogni sacrificio ed ogni deviazione (politica) sarebbero giustificati. ‘Passaggi di frontiera’ da un potere politico all’altro inclusi. Va da sé che, chiunque vincerà, non avrà certo la bacchetta magica per risolvere a comando tutti i problemi di un mondo così variegato e complesso. L’unico contributo critico e propositivo accettabile è, riteniamo, quello che va nella direzione di una politica culturale di ampio respiro. Che non privilegi la quantità delle cose, la ‘spesa per la spesa’. Ma l’investimento sicuro e mirato delle risorse, con la capacità di razionalizzare ciò che serve da ciò che soltanto appare. E, lo diciamo con perfetta onestà e senza polemiche, molte cose appariscenti e utili solo ad ostentare luci riflesse e nulla più, andrebbero francamente eliminate. Specie quando, queste realtà di immagine non producono benefici diretti all’utenza. Sono spreco di risorse pubbliche infinite, per tenere in cattedra pensionati sia pure illustri e qualificati, ma che poco o nulla garantiscono al futuro dei giovani da loro attratti.L’università italiana è in crisi profonda perché non riesce ancora ad assorbire l’idea che quel mondo è particolare. E’, in teoria, un’isola felice, troppo strettamente connessa, però, alla terra ferma. Alla terra ferma del potere politico, istituzionale e di altri innominabili. Poteri di cui, purtroppo, subisce il ricatto ed al quale deve comunque dare conto.La via conseguente si lega allora inevitabilmente al compromesso, anche di giornata, al punto tale che “l’aurea diva” – diremmo, parafrasando Edith Sitwell, l’accademia cioè – pur sedendo dinanzi al fuoco della verità, non ne avverte più il calore.

La riforma universitaria del 2000 ha letteralmente distrutto quel poco di buono che faticosamente si riusciva comunque a garantire nell’università italiana. Tanto per fare un esempio, un esempio che a Pasquino in particolare dovrebbe fare fischiare le orecchie, la triennalità ha accorciato il percorso della laurea cosiddetta breve. Sono, cioè, diminuiti gli anni per conseguire la prima laurea: Ma non il numero degli insegnamenti. Tutto ciò si è tramutato in un appesantimento assurdo ed immotivato sulle spalle degli studenti, ai quali, di fatto, continua ad essere imposto di studiare in tre anni quanto in precedenza apprendevano in quattro anni. E tutto questo, come dichiarò a suo tempo pubblicamente un nostro collega, a causa del fatto che la Facoltà a cui egli apparteneva era “ostaggio di alcuni docenti impegnati ad imporre «logiche spartitorie» con il solo fine della lottizzazione accademica.”  Riferimento concreto al solito pugno di professori ordinari che, in ogni facoltà, imperano, facendo il bello e il cattivo tempo. Per non parlare dell’avvilente fenomeno del nepotismo accademico, da cui l’Università di Salerno è stata letteralmente invasa negli ultimi anni.Nel caso di quel collega e della facoltà alla quale egli si riferiva, ogni indecenza è stata superata. E, dispiace doverlo rimarcare, con la consapevole e colpevole complicità dei suoi vertici, rettore incluso. Con l’unico risultato di vedere precipitare nel burrone nazionale della mediocrità più assoluta, così come purtroppo ufficialmente avallato da fonti ufficiali a ciò preposte, un prodotto di mercato anticamente superiore.Questo e molto di più, direttamente ed indirettamente, affermò quel collega, per un richiamo oggettivo alla arroganza del sistema di non andare incontro allo spirito autentico della riforma. Bensì solo verso la difesa esclusiva di interessi personali che ne hanno impedito, nel più ampio contesto del paese, una interpretazione corretta, realmente finalizzata alla tutela degli interessi istituzionali, culturali e dell’utenza studentesca. Esempi ce ne sarebbero a centinaia, anche da noi. Ma correttezza vuole che, in un momento delicato quale quello di una competizione così importante, si prendano le distanze dai tre contendenti e dalle critiche oggettive. Lasciando liberi i primi di esporre i rispettivi programmi, e in “stand-by” le seconde, in attesa di tempi migliori. Saranno, poi, i colleghi elettori, cioè tutti noi, a tradurre in voto una scelta, optando per l’uno o per l’altro, nel segreto dell’urna.

 

 

 

Un pensiero su “Pasquino vola, ma con due macigni sulle ali

  1. Come si fa a dire, in questi giorni, che a pag. 139 del libro Parentopoli di Nino Luca (Ed. Marsilio) vi è descritto un “momento topico” della vita dell’Ateneo salernitano? Meglio non far sapere queste cose in campagna elettorale! Soprattutto quando l’arresto del preside della facoltà di ingegneria mette in seria difficoltà l’istituzione tutta.

I commenti sono chiusi.